capitolo 1

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Errore 615

180 km/h nello spazio? Nulla.

Mi guardo in giro, osservo: il niente.
Le stelle sono tante, luminose, gli passo accanto osservandole in ogni minimo particolare, brillano di luce propria, alcune più grandi, altre più piccole, bellissime certo, ma nulla confronto a quella sfera colorata che si trova alla mia sinistra: la terra, un sogno proiettato così vicino ma allo stesso tempo così lontano da me, dalla mia finestra la osservo sempre, mattina e sera, la notte, quando non riesco a dormire, rimango ore fissa a guardarla, pensando a come sarebbe bello essere la prima lunare a camminarci sopra, a come sarebbe bello sapere se veramente è abitata, proprio come dicono i miei libri di fantascienza, quelli che leggo durante le lezioni per sfuggire alla noia quotidiana; se veramente ci sono così tanti esseri viventi, sfogliando i libri e leggendone le descrizioni credo che le mie creature preferite siano i pinguini, forse i gatti.
Mi piace immaginarmi mentre sfioro le spighe di grano, proprio come la protagonista del libro che tanto sto amando negli ultimi giorni, poi magari conoscere qualche umano, nei miei libri sembrano così perfetti, nessun problema li affligge mai, sono sempre sereni e liberi, vorrei fosse così anche per me..

Pericolosa, è sempre stato l'aggettivo affiancato alla palla colorata, ma io mi chiedo, come può un sogno essere tanto pericoloso?
Mi viene spesso raccontato da mia nonna delle cattiverie compiute sulla terra, ma non ci credo, sembra così perfetta.

La guardo, così bella, da qui sembra solo una distesa blu e verde, non sono abituata a colori così accessi, il mio pianeta è buio e spoglio, per non parlare dei colori poco accessi e per niente evidenti, dormiamo la maggior parte del tempo, ci svegliamo, andiamo a scuola, dove ci insegnano il nostro futuro lavoro, già deciso dai nostri antenati e poi torniamo a casa.
Tutto così noioso, non sopporto questa cosa dell'eredità del lavoro, solo perché un mio vecchio antenato un giorno trovò il bullone di un vecchio braccio meccanico e lo rimise al suo posto, tutta la mia stirpe è obbligata a studiare e lavorare per migliorare l'intelligenza metal-meccanica, così superata.

Un suono fastidioso proveniente dal mio skyline mi risveglia dai miei pensieri facendomi saltare dalla paura, tolgo una cuffietta dell'orecchio mentre i miei occhi cadono su una piccola scritta a caratteri cubitali che lampeggia in rosso e inizia a farmi agitare "errore  615" recita lo schermo alla mia sinistra.
Farfuglio qualcosa muovendo freneticamente le mani davanti a me e facendo cadere allo stesso tempo la metà degli oggetti presenti sul piano davanti a me, iniziando poi a sbraitare parole a caso cercando la radio. 

«skyline 312765 richiede assistenza»

Nessuna risposta, dannazione, sono un incessante suono acuto -niente di irrimediabile- continuo a ripetermi, mentre la mia mente già vaga al mio funerale, senza speranze inizio a immaginarmi ogni minimo dettaglio, i presenti sono pochi, solo parenti, non ho mai avuto amici veri, i parenti fingono di piangere, gioendo silenziosamente per avere una 'strana' in meno a cui pensare; e poi ancora: il colore nero degli abiti, la rosa tra le mie mani, il mio vestito, il pianto di mio padre.

Papà, non posso dargli questo dispiacere, ha già perso mamma, non posso nemmeno immaginare il dolore nei suoi occhi.

E poi ancora, il prete, la cerimonia, la chiesa, le preghiere, le false rassicurazioni da parte dei presenti riguardo a una possibile vita dopo la morte.
Troppo pessimista forse?
No, non morirò.
Non potrei mai dare questa soddisfazione a quelle merde, non ora che tutto sembra andarmi così bene.

Apro gli occhi, sospiro, davanti a me il mio sogno, quella sfera colorata che ormai sembra così vicina, speravo di visitarla, non di morirci schiantata.

«Niente da fare- sospiro rassegnata -game over»

Mano a mano che mi avvicino alla terra i colori iniziano a sembrare sempre di più e ogni particolare sempre più unico.

vedo degli alberi, alcuni verdi, altri marroni senza foglie con qualche macchiolina bianca sparsa qua e là; sul mio pianeta non ce ne sono molti, solo pochi perennemente spogli.
Vedo distese di acqua, laghi, alcuni grandi altri più piccoli.
Quello che avevo letto durante le ore perse a scuola mi stava aiutando a decifrare ogni particolare di ciò che vedevo.
Vedo strade, -gli umani sono così indietro- penso ridendo, le macchine le usava il mio bisnonno, ormai sono solo vecchi rottami da collezione da dove vengo io.
-un aereo- penso vedendone decollare uno da una strada un po' più grande rispetto alle altre.
Riesco a vedere anche una casa, -troppo vicina- penso -morirò- mi allontano dal piano strizzando gli occhi pronta all'impatto, poi un colpo di genio, ripenso a una frase ascoltata in classe il giorno prima "se una cosa non funziona, il primo passo da fare è spegnere e riaccendere" aveva detto la mia insegnante è così faccio: giro velocemente in senso antiorario la chiave sfilandola dal centralino, mentre lo SkyLine si arresta completamente spegnendo ogni luce al suo interno.
-una macchina- penso terrorizzata reinserendo la chiave e girandola in senso orario in modo da far ripartire il tutto, pensando a quanto sia ormai vicina alla fine.
Mi allontano nuovamente, sentendomi questa volta a terra, provando a pensare a un finale alternativo, magari sarei sopravvissuta, magari mi sarei salvata e avrei vissuto una vita felice sulla terra, magari il mio mezzo avrebbe virato all'ultimo secondo tornando sulla luna.

Nulla di tutto ciò sembra stia per accadere, solo un suono che pare di ripresa, come quando aggiustavo il vecchio computer di nonna e lui si riavviava da solo, come quando il ventilatore rotto faceva battere le sue pale sulla gabbia in ferro.

«sistema ripristinato, meta aggiornata, atterraggio consentito» la voce metallica parla dalla piccola cassa posta poco sopra la mia testa, tiro un sospiro di sollievo, pensando di tornare casa, ma più mi alzo in piedi, più noto che lo SkyLine si sta avvicinando al suolo, fin troppo velocemente.

«rallenta, rallenta!» urlo impanicata battendo con  forza le mani sul piano davanti a me.

Riesco a vedere quello su cui sto atterrando, sembra proprio un campo di grano, come nel mio romanzo, ma sta succedendo tutto troppo velocemente, un uccello, una macchina, il grano, il terreno, il buio.

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⏰ Last updated: Sep 18, 2018 ⏰

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ERRORE 615Where stories live. Discover now