Capitolo 1

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<<Mamma, sono solo i Mendes...non c'è bisogno di fare tutto questo>>, dissi, alzando gli occhi al cielo.
Come diavolo c'ero finita a far credere a mia madre che Shawn ed io eravamo una coppia? Be', diciamo che quel canadese sapeva perfettamente come persuadere. Mi aveva convinta con questa immagine utopica per la quale i miei avrebbero finalmente smesso di infastidirmi, lasciarmi vivere la sua vita e se, ce l'avesse fatta, saremmo andati a vivere nella casa che gli spettava di diritto. Il mio appartamento era piccolo e francamente, uno spazio più grande non poteva che farmi bene. Quindi, avevo accettato.

<<Ma adesso tu e Shawn state insieme, Camila! Dobbiamo fare bella figura>>, disse, sistemando per l'ennesima volta una forchetta sul tavolo. Roteai gli occhi, sbuffando. Era proprio a questo che volevo scappare: la sua presenza asfissiante. Diceva sempre che quello che facevo non andava bene: "Un uomo non ti sposerà mai se apparecchi così la tavola..."; "Chi credi che ti prenderà se non hai un buon lavoro?"; "Nessuno si interesserà a te se non sai cucinare"...Avrei potuto fare novantanove cose buone e una sbagliata, e lei si sarebbe applicata su quella che avevo fatto male. Era così odiosa sotto determinati punti di vista, che quasi non ce la facevo più. Ma forse, dipendeva dal fatto che lei e il mio padre biologico non erano durati per molto. Io ero venuta al mondo, e lui aveva deciso di andarsene. Fu solo quando compii otto anni che iniziò a frequentare un uomo, e perché no? Siccome ne avevo bisogno, iniziai a chiamarlo "papà". "I figli non sono di chi li fa, ma di chi li cresce", diceva sempre mia nonna.
Forse, mia madre temeva di aver sbagliato qualcosa durante la relazione con il mio vero padre, e cercava di evitare di farmi compiere i suoi stessi errori. In realtà, da quello che raccontava la mamma, mio padre era solo un uomo che non si sentiva pronto alla vita da marito e padre. Mia madre sarebbe potuta essere anche una divinità, lui sarebbe sparito anche in quel caso.
Comunque, non mi lamentavo. Trevor era stato un ottimo padre per me, in questi anni. Finché anche lui, ad essere onesta, aveva iniziato a farmi pressioni per avere un nipotino. Molte volte avrei voluto urlargli contro che comunque non sarebbero stati davvero suoi nipoti, ma fortunatamente, pensavo a tutto il bene che aveva fatto da quando era entrato nella nostra vita che, puntualmente, riuscivo a contenermi. Mia madre mi avrebbe ucciso se avessi detto una cosa simile.

<<Comunque ci conosciamo da tutta la vita. Non diranno nulla se una forchetta dista tre centimetri e non due dal coltello>>, dissi, fermando la sua mano che stava andando di nuovo a sistemare la stessa forchetta di pochi minuti prima.
Trevor era seduto in soggiorno, ma dovette sentirci, siccome scoppiò a ridere.

<<Dille qualcosa, Trevor, per favore!>>, dissi, evitando di farmi incenerire dallo sguardo di mia madre. 
La sua testa brizzolata fece ingresso in cucina. Indossava uno dei suoi completi eleganti, quello che la mamma gli faceva indossare sempre alle cene di lavoro o quando aveva un appuntamento importante con un cliente. Trevor lavorava per uno studio di avvocati, e dovevo ammettere che era anche abbastanza conosciuto.

<<Sinue, cara, smettila di stressare la povera Camila! Ha ragione, sicuramente i Mendes non daranno di matto per un piccolo dettaglio come quello. E poi, tu e Karen sarete troppo impegnate a parlare di Mila e Shawn per preoccuparvi di cose come queste>>, disse lui, andando a stringere un braccio intorno alle spalle di mia madre. Ridacchiai, vedendola arrendersi davanti ai suoi occhi castani scuri. Quando non mi davano pressione perché volevano dei nipotini, li adoravo tantissimo.

<<Vado io>>, dissi, non appena si udì il suono del campanello. Andai ad aprire la porta, accogliendo i Mendes con un sorriso caloroso. Strinsi la mano a Manuel, che mi rivolse un sorriso più caloroso del solito. Karen, invece, mi strinse in un forte abbraccio e mi ritrovai a temere per l'incolumità delle mie ossa.

<<Mamma, lasciala respirare>>, disse Shawn, tirandomi via dalla presa di sua madre. Mi avvolse in un abbraccio più delicato, più amichevole. Mi piaceva così tanto quando Shawn mi abbracciava. Forse era il fatto che fosse più alto, più muscoloso...forse era il suo odore familiare, il fatto che eravamo un po' cresciuti insieme. Ci conoscevamo da quando avevamo quattordici anni, ed eravamo giunti ai trenta, ancora amici come un tempo. Anche se Shawn non fosse stato gay, ero sicurissima che non saremmo mai finti insieme. Era un po' troppo come un fratello, per poter pensare a lui in maniera diversa.

<<Siete così dolci>>, disse Karen. Mi allontanai da Shawn, arrossendo. Insieme, entrammo in cucina, dove i miei si affrettarono a salutare i genitori di Shawn. Trevor lanciò un'occhiata seria a Shawn, prima di stringergli la mano. Vidi il mio amico sussultare per il dolore. 
Finalmente, dopo quel momento imbarazzante, ci sedemmo a tavola insieme.

La cena passò in maniera lenta. Troppo lenta. Ci fecero delle domande- che ovviamente noi ci eravamo preparati prima. Eravamo cresciuti insieme, quindi ci conoscevamo meglio di chiunque altro. Lui era uscito con delle ragazze ed io con dei ragazzi, senza che nessuno dei due si rendesse conto che la persona perfetta era proprio al nostro fianco. Avevamo iniziato a renderci conto di provare qualcosa l'uno per l'altro, poco dopo la partenza di Dinah. Lei era una nostra amica. Una polinesiana che era andata via da Miami, per poter portare avanti la catena di hotel che aveva la sua famiglia. Il primo hotel che avevano aperto, era in California, e alla morte del padre, Dinah aveva deciso che toccava a lei prendere il suo posto e continuare. Quindi, a gennaio era andata via, per potersi sistemare. I suoi genitori possedevano l'appartamento che si trovava all'ultimo piano dell'hotel, quindi era diventata sua. Sua madre aveva comprato una piccola casa, e Dinah e i suoi fratelli passavano a farle visita di tanto in tanto. 
La sua dipartita ci aveva avvicinato ancora di più, e quando era tornata il giorno del mio compleanno, un commento che aveva fatto la nostra amica, ci aveva fatto riflettere. Volevamo darci un'opportunità per vedere come andavano le cose. Anche se, a detta delle nostre madri, era un matrimonio assicurato, non una semplice relazione. Be', a questo dettaglio non avevamo pensato. Shawn pensava solo di fare un po' di pressioni per farsi dare la casa, e allontanarci così da loro, in modo tale che avessimo la nostra privacy. Perché mia madre tendeva ad entrare nel mio appartamento, anche quando dormivo o mi stavo facendo la doccia. Inutile dire che rischio l'infarto un paio di volte alla settimana.
Aveva anche deciso che i fine settimana erano gli unici giorni in cui erano accetti uomini- da parte di entrambi-, e avremmo alternato un fine settimana lui e un fine settimana io. Non aveva capito che non volevo saperne proprio niente di uomini, anche se, adesso che non rischiavo di farmi beccare da mia madre, andare a letto con un uomo non sembrava così male.

Alla fine della cena, accadde qualcosa di strano.

<<Allora, ragazzi, quando ufficializzerete la vostra relazione anche con tutti gli altri?>>, domandò Karen. Quasi mi affogai con il vino che stavo bevendo, e Shawn si affrettò a darmi dei colpetti dietro la schiena.

<<In realtà, volevamo parlare anche di questo...Camila ed io volevamo dirlo prima a Dinah. Insomma, è anche merito suo se stiamo insieme, adesso. Quindi, avevamo pensato di andare a trovarla un paio di giorni la settimana del suo compleanno, dirlo prima a lei e poi...dirlo a tutti gli altri>>, disse lui, con un'alzata di spalle. Mi voltai a fissarlo con gli occhi sbarrati. Quando l'avevamo deciso?

<<Insomma, non dirmi che vuoi che Dinah lo venga a sapere da qualcun altro...darebbe di matto!>>, disse lui, lanciandomi un'occhiata. Mosse gli occhi di lato, come se stesse indicando qualcosa con lo sguardo. Poi, spalancai la bocca ed annuii, capendo. Dinah ed io eravamo le uniche a sapere di Shawn. Se qualche pettegola- con cui lei si teneva in contatto- le avesse detto di noi due, sarebbe stata capace di mandare tutto all'aria e magari, rivelare anche che Shawn era gay. Dovevamo spiegarle tutto e sperare che capisse. Ma dopotutto, avevamo fatto parecchie follie insieme, quindi, speriamo che avrebbe coperto anche questa.

<<Giusto. Sì, conviene dirlo prima a Dinah e poi a tutti gli altri>>, mormorai, guardando mia madre. Sembrava delusa.

<<Il compleanno di Dinah è a giugno, quindi...dovreste aspettare altri due mesi. Una volta tornati, potremmo dire tutto a tutti. Vedeteli anche come i nostri ultimi periodi in intimità, prima che tutti inizino a fare delle domande e ad infastidirci>>, disse Shawn, storcendo il naso. Oh, non avevo pensato nemmeno a tutte le attenzioni che sarebbero arrivate dopo.

<<Be', dopotutto, sono solo due mesi. Cosa può accadere di tanto brutto?>>, disse Trevor, sorridendo debolmente.

Be', potevano accadere davvero tante cose...

Beautiful Angel(Lauren G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora