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scoppiai il lacrime davanti a tutta la classe. non avevo dormito, non avevo studiato, non ero pronto e stavo cadendo di nuovo in una depressione indescrivibile.suonó la ricreazione e mi affrettai ad asciugare quelle lacrime che si stavano seccando sulle mie guance. l'ennesimo quattro dell'anno e stavo finendo la mia risorsa annuale di lacrime.

«cosa ti succede?»

sentî una voce roca della professoressa dietro di me che mi paralizzó sul margine della porta mentre stavo uscendo con il mio panino in mano nella speranza di potermi calmare in quei dieci minuti di ricreazione.

«nulla, non si preoccupi..è solo un brutto periodo»

sussurrai singhiozzante afferrando tra i denti il panino e ne staccai un piccolo pezzo masticando con aria amareggiata andando verso il cortile della scuola come facevo ad ogni ricreazione.

«pallaaaaa» gridarono.

quel suono di richiesta precedette la botta che presi in testa pochi secondi dopo. mi era appena arrivata una pallonata in testa ed evidentemente me lo avevano gridato nella speranza di potermi salvare. notai il mio panino a terra che con l'impatto dalla testa al pallone mi era sfuggito dalle mani. cominciai a batter i piedi a terra serrando i denti e sul mio viso si fece spazio uno sguardo fulminante. accelerai il passo verso la panchina lasciando quel dannato panino lì per terra. scoppiai a piangere, quella scena era visibile a tutti come a me riusciva ad esser ben visibile lo sguardo schifato dei miei coetanei nel vedermi piangere perché dicevano che i veri maschi non piangono mai. sentî pressare qualcosa sulla mia spalla e mi girai di scatto accennando un sorriso che subito si spense, ci avevo sperato.

«ah ciao Min..sei tu..» sussurrai.
«oh,pensavi fosse tuo fratello?» rispose.
«ci spero da mesi ormai, mi manca così tanto..» conclusi sospirando con evidente delusione.

Min, la mia migliore amica o perlomeno l'unica persona che mi degnava di uno sguardo, era venuta a vedere come stavo. come stavo? avevo il cuore a mille, un mal di testa assurdo a causa della pallonata, una gran fame, le vene che mi stavano per sbucare la pelle per quanto fossero gonfie di rabbia, delle occhiaie a causa della tristezza e delle ore di sonno mancate ed un buco al petto che aveva lasciato mio fratello scappando di casa mesi e mesi fa portandosi dietro il mio cuore.

«inutile che te lo chiedo, vero? la risposta è sempre quella..» disse.
«ti riferisci alla tua malsana e quotidiana abitudine di chiedermi come sto? sto una merda, quindi si risparmiatelo ormai sai come sto conciato.» borbottai freddo.

mi abbracció. forse era la frase più bella che mi avessero inciso addosso ogni quell'abbraccio. si, per me i gesti equivalevano a parole, promesse e quel abbraccio era per me come un "ti sono vicina,te lo giuro" o come una montagna di "ti voglio bene" che stava incastrando dolcemente tra le mie costole come quando mettiamo le palline sull'albero di natale.

«ti voglio bene noona..» mormorai sicuro di quello che stavo dicendo.

ero freddo e riservato, sopratutto nell'ultimo periodo ma lei sapeva sopportare anche i miei sbalzi d'umore.

«te ne voglio anche io piccolo Yae.» mi rispose.

aveva un anno più di me, era ripetente. era forse l'unica persona che poteva farmi star bene come o più o meno circa come mi faceva star bene il mio fratellone..

«pensi che tornerà da me? io gli voglio bene Noona.. come voglio bene a te» chiesi alla ragazza.
«tornerà, anche lui te ne vuole tanto di bene..» rispose con un lieve sospiro.

»ℳy brother loves me too much.«Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora