Non tutte le cose belle sono destinate a finire.

Capitolo 2

30 novembre,ore 07.40.
Immobile e insicura,questi sono gli aggettivi che mi hanno accompagnato nel corso della mia giovane vita e ancor oggi mi rappresentano. Mi ero promessa di ritrovare quel coraggio che tempo fa invidiavo, invece in questo istante sono tornata quella bambina di 7 anni che non ha mai trovato il coraggio di fermare il padre, quella bambina che non ha mai trovato il coraggio di urlare che un cazzotto faceva male e che le sue parole ferivano più delle sue mani. Ripetevo a me stessa che tutto questo sarebbe finito prima o poi. Incolpavo mia madre per essere andata via senza salvarci da quel mostro,per non essere mai riuscita a fermarlo ma si limitava a guardarci senza proferire una parola ma ci pensavano i suoi occhi a parlare. Vedevo paura,forse troppa,ma non ho mai capito se avesse paura per lei o per noi. Non volevo seguire i suoi passi,non volevo fuggire dal mio problema,volevo distruggerlo come lui ha fatto con me. Mi scappa instintivamente un sorriso ripensando alla mia infanzia perché io sono ancora qua,ho la pelle più dura della sua. Ho combattuto contro quel mostro e contro me stessa e alla fine ho vinto, sono riuscita a riprendere in mano quello che resta della mia vita e mi sento pronta per ricominciare. Ricomincio da me e per me,ma soprattutto ricomincio anche per lui,mio fratello.
Il nostro rapporto non era quello "classico" che si genera tra fratelli,avevamo un concetto tutto nostro di amore fraterno,forse era l'unica cosa che ci apparteneva.
Quello che pensavo essere un punto di riferimento,una spalla su cui piangere,uno scoglio su cui aggrapparmi,una scala su cui salire passo dopo passo,una luce dentro quel mondo di tenebre,non c'era più. Non parlo di una fuga di casa tipica degli adolescenti in prenda a crisi esistenziali ma di "morte per overdose".
"Resta forte,non sei sola" queste furono le ultime parole che mi disse prima di andarsene. Queste sono le parole che mi tengono ancora in vita.