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Le persone che stanno pubblicando questo libro mi hanno espresso una loro piccola preoccupazione. Ciò consiste nel fatto che i lettori (come voi) potrebbero leggere le vicende dei Baudelaire e cercare di imitarli. Quindi, a questo punto della storia, per tranquillizzare i miei editori - la parola "tranquillizzare" qui significa "farli smettere di strapparsi i capelli dalla preoccupazione" - lasciate che vi scriva qui di seguito un piccolo avvertimento, anche se non so nulla di voi. Se mai aveste bisogno di raggiungere in fretta Grotta Gridona, non dovete, in nessuna circostanza, rubare una barca e cercare di attraversare Lago Lacrimoso durante un uragano, poiché è davvero pericoloso e le possibilità che sopravviviate sono praticamente zero. Specialmente, non dovete farlo se, come i Baudelaire, non avete la minima idea di come guidare una barca a vela.
Il compagno del Conte Olaf, in piedi sul molo con un pugno cicciottello alzato in aria, diventava sempre più piccolo mentre il vento trasportava la barca a vela lontano dall'Imbarcadero di Damocle. Con l'Uragano Herman che infuriava sopra di loro, Violet, Klaus e Sunny esaminarono la barca che avevano appena rubato. Era piuttosto piccola, con alcuni sedili di legno e dei salvagenti arancioni per cinque persone. In cima all'albero, una parola che significa "l'alto palo di legno che si trova al centro delle barche", c'era una vera bianca, controllata da alcune corde, e sul pavimento erano abbandonati due remi, in caso mancasse vento. Sul retro della barca c'era una specie di leva di legno con una maniglia per muoverla da una parte all'altra, mentre sotto uno dei sedili, era riposto uno splendente secchiello di metallo, in caso ci fosse stato bisogno di gettare fuori l'acqua per una falla. C'era poi un retino da pesca appeso ad un paletto, una piccola canna da pesca con un amo appuntito e infine una sorta di cannocchiale usato per la navigazione arrugginito. Gli orfani Baudelaire si strinsero nei loro salvagenti mentre le acque tempestose di Lago Lacrimoso li spingevano sempre più lontano dalla costa.
«Ho letto un libro che riguardava il modo di guidare una barca a vela! - gridò Klaus cercando di farsi sentire con il suono dell'uragano - Dobbiamo usare la vela per catturare il vento. Così il vento ci spingerà dove vogliamo.»
«E questa leva è il timone, - rispose Violet - me lo ricordo da quando ho studiato quelle progettazioni di navi. Il timone controlla una barra sott'acqua che serve a pilotare la barca. Sunny, siediti e prendi il timone. Klaus, tieni aperto l'Atlante così ci dirai dove stiamo andando, e io proverò a guidare la vela. Penso che tirando questa corda dovrei controllarla.»
Klaus voltò le pagine zuppe dell'Atlante fino a pagina 104. «Da quella parte! - indicò a destra - Il sole stra tramontando di là quindi lì dovrebbe essere l'ovest.»
Sunny corse sul retro e afferrò con le sue piccole mani il timone proprio mentre un'onda colpiva la barca e la investiva di schiuma. «Kagg tern!» esclamò, probabilmente intendeva "Adesso muoverò il timone in questa direzione seguendo le istruzioni di Klaus!"
La pioggia cadeva e il vento ululava e le onde si infrangevano intorno a loro, ma con stupore degli orfani, la barca a vela si mosse nell'esatta direzione che volevano i Baudelaire. Se aveste visto i tre Baudelaire ora, avreste potuto pensare che le loro vite fossero piene di gioia e divertimento, perché, anche se esausti, zuppi di acqua, e in grave pericolo, iniziarono a ridere in trionfo. Erano così sollevati che qualcosa stesse andando per il verso giusto che si misero a ridere come se fossero stati ad un circo invece che nel mezzo di un lago, nel mezzo di un uragano, in mezzo ai guai.
Mentre la tempesta infuriava spruzzando onde sui fianchi della barca e illuminando il cielo nero con lampi sulle loro teste, i Baudelaire navigarono attraverso l'oscuro e vasto lago. Violet tirava le corde per catturare il vento, che cambiava continuamente direzione così come i venti fanno di solito. Klaus teneva d'occhio l'Atlante e controllava che nulla cadesse fuori bordo e andasse a finire nel Terribile Turbine o contro i Subdoli Scogli. E Sunny manteneva la barca ruotando il timone ad ogni segnale di Violet. Proprio quando la sera divenne notte ed era troppo scuro per leggere l'Atlante, i Baudelaire iniziarono a vedere una pallida, lampeggiante luce viola. Gli orfani avevano sempre creduto che il color lavanda fosse fastidioso, ma per la prima volta nella loro vita erano felici di vederlo. Ciò voleva dire che si stavano avvicinando al Faro di Lavanda e presto sarebbero arrivati a Grotta Gridona. Finalmente la tempesta cessò - una parola che qui vuol dire "terminò" - e le nuvole svanirobo rivelando una luna quasi piena. I bambini rabbrividirono nei loro vestiti inzuppati e osservarono la calma superficie del lago, insieme ai piccoli vortici nelle sue profondità di inchiostro.
«In realtà Lago Lacrimoso è molto bello, - disse Klaus pensieroso - non l'avevo notato prima.»
«Cind.» concordò Sunny, aggiustando leggermente il timone.
«Forse non l'abbiamo mai notato per via della zia Josephine. - disse Violet - Ci siamo abituati a vedere il lago con i suoi occhi.» Afferrò il cannocchiale e vi guardò all'interno, riuscendo a vedere la costa. «Vedo il Faro da qui. Vicino c'è come un grosso buco nero sulla scogliera, dev'essere l'ingresso di Grotta Gridona.»
Mentre la piccola barca si avvicinava sempre di più, i ragazzi riuscivano a distinguere sempre meglio il faro e la grotta lì accanto, ma quando guardarono nelle sue profondità non riuscirono a vedere alcun segno della zia Josephine o di qualunque altra cosa. Le rocce iniziarono a grattare il legno: si trovavano in acque poco profonde così Violet saltò giù per trainare la barca sulla costa. Klaus e Sunny scesero togliendosi i salvagenti, poi si fermarono davanti all'ingresso della caverno, nervosi. Lì davanti un segnale indicava che la grotta era in vendita e gli orfani non riuscivano a immaginare chi avrebbe potuto comprare un posto così fantasmagorico - la parola "fantasmagorico" sta per "tutte le parole più inquietanti e spaventose messe insieme". L'ingresso della grotta aveva tutte rocce spezzate e affilate, come dei denti nella bocca di uno squalo. Appena dentro i Baudelaire potevano vedere strane formazioni rocciose di colore bianco, tutte intrecciate tra loro, come del denso latte. Il pavimento della grotta era pallido e polveroso, come fosse fatto di gesso. Ma non furono queste cose a fermare i ragazzi, piuttosto fu il suono che usciva dalla grotta. Era un lamento alto e tremolante, perso e senza speranza, bizzarro e inquietante come Grotta Gridona stessa.
«Cos'è questo suono?» chiese Violet, nervosa.
«Probabilmente solo il vento. - rispose Klaus - Ho letto da qualche parte che quando il vento passa in spazi molto stretti, come le grotte, può fare dei suoni.»
Gli orfani non si mossero, il suono non si fermò.
«Mi fa paura comunque.» disse Violet.
«Anche a me.» ribatté Klaus.
«Gen.» fece Sunny, e iniziò a gattonare verso l'ingresso della grotta. Probabilmente intendeva qualcosa come "non abbiamo rubato una barca e navigato attraverso Lago Lacrimoso nel mezzo dell'Uragano Herman per poi restare fermi davanti a una caverna", e i suoi fratelli iniziarono a seguirla. Il lamento aumentava l'intensità con l'eco tra le formazioni rocciose, e presto i Baudelaire capirono che non era il vento. Era la zia Josephine, seduta in un angolo della caverna a piangere con la testa tra le mani. Piangeva così forte da non aver nemmeno notato che i Baudelaire fossero entrati.
«Zia Josephine... - iniziò Klaus, esitando - siamo qui.»
La zia sollevò la testa e i ragazzi poterono vedere che il suo volto era bagnato di lacrime e sporco di polvere. «Ci siete riusciti. - disse, alzandosi e asciugandosi gli occhi - Sapevo che ci saresti riusciti.» Abbracciò ognuno dei Baudelaire, guardò Violet, poi Klaus, poi Sunny, e anche loro si ritrovarono con le lacrime agli occhi mentre salutavano la loro tutrice. Era come se non avessero mai creduto che la morte della zia Josephine non fosse vera finché non la videro davanti ai loro occhi.
«Sapevo che eravate bambini intelligenti, - disse la zia Josephine - sapevo che avreste letto il mio messaggio.»
«In realtà è stato Klaus a farlo.» disse Violet.
«Ma Violet sapeva come guidare la barca, senza di lei non saremmo mai arrivati qui.» ribatté Klaus.
«E Sunny ha rubato le chiavi e guidato il timone.» concluse Violet.
«Be', sono molto contenta che voi siate qui. - disse la zia Josephine - Lasciatemi riprendere fiato e vi aiuterò a portare le vostre cose.»
I bambini si guardarono tra loro. «Quali cose?» chiese Violet.
«I vostri bagagli, ovviamente. - rispose la zia Josephine - E spero che abbiate portato del cibo perché le mie provviste sono quasi finite.»
«Non abbiamo portato del cibo.» fece Klaus.
«Niente cibo? - domandò la zia - E come faremo a vivere qui nella grotta senza cibo?»
«Ma non siamo venuti per vivere qui.» rispose Violet.
La zia Josephine si sistemò nervosamente la crocchia di capelli. «E allora perché siete venuti qui?»
«Stim!» esclamò Sunny, probabilmente intendeva "Perché eravamo preoccupati per te!".
«"Stim" non è una frase, Sunny. - disse la zia Josephine - Forse uno dei tuoi fratelli può spiegare correttamente come mai siete qui.»
«Perché il Capitano Sham ci aveva quasi presi! - esclamò Violet - Tutti credevano che tu fossi morta, e avevi scritto nel tuo testamento che saremmo stati posti sotto la tutela del Capitano!»
«Ma lui mi ha costretto a scriverlo. - ribatté la zia Josephine - Quella notte, quando mi ha chiamato al telefono, mi ha detto che in realtà era il Conte Olaf. Mi ha costretto a scrivere un testamento in cui vi avrei posti sotto la sua tutela oppure mi avrebbe annegato nel lago. Ero così spaventata che ho accettato.»
«Perché non hai chiamato la polizia? - chiese Violet - O il signor Poe? Perché non hai chiamato qualcuno che avrebbe potuto aiutarti?»
«Sapete perché. - rispose la donna - Ho paura ad usare il telefono. Sto ancora imparando a rispondere, non riesco nemmeno ad avvicinarmi ai pulsanti. E comunque, non avevo bisogno di chiamare nessuno. Ho lanciato una sedia giù dalla finestra e poi sono fuggita da casa. Ho lasciato a voi quel biglietto così avreste saputo che non ero veramente morta, ma ho nascosto il messaggio così che il Capitano Sham non lo scoprisse.»
«Perché non ci hai portati con te? Perché ci hai abbandonato tutti soli a noi stessi? Perché non ci hai protetti dal Capitano Sham?» chiese Klaus.
«Non è grammaticalmente corretto, Klaus. Potresti dire "tutti soli" o "a noi stessi", ma non le due cose insieme, capito?»
I Baudelaire si guardarono, tristi e arrabbiati. Capirono. Capirono che la zia Josephine era più preoccupata degli errori grammaticali che di salvare le vite dei tre bambini. Capirono che era così intrappolata dalle sue paure da non pensare minimamente a cosa sarebbe potuto accadere loro. Capirono che la zia Josephine era stata una terribile tutrice lasciandoli a loro stessi in pericolo. Capirono che desideravano più di ogni altra cosa che i loro genitori, che non sarebbero mai fuggiti via e non li avrebbero mai lasciati da soli, non fossero morti in quel terribile incendio che aveva dato inizio a tutte le sfortune dei Baudelaire.
«Be', basta con la grammatica oggi. - riprese la zia Josephine - Sono felice che siate qui e sono contenta di condividere con voi questa grotta. Il Capitano Sham non ci troverà mai qui.»
«Noi non staremo qui. - rispose Violet - Noi torneremo in città e tu verrai con noi.»
«Assolutamente no! - esclamò la zia Josephine - Ho troppa paura del Capitano Sham per affrontarlo. E dopo tutto quello che vi ha fatto dovreste averne paura anche voi!»
«Ma noi abbiamo paura di lui, - disse Klaus - ma se riusciamo a dimostrare che lui è il Conte Olaf, andrà in prigione. Tu sei la prova. Se dirai al signor Poe cosa il Conte Olaf ti ha costretto a fare lui sarà arrestato e saremo salvi.»
«Potete dirglielo voi, se volete, - rispose la zia Josephine - io starò qui.»
«Ma non ci crederà se tu non verrai e dimostrerai di essere viva.» insisté Violet.
«No, no, no. Ho troppa paura.»
Violet fece un respiro profondo e affrontò la sua tutrice. «Abbiamo tutti paura. Avevamo paura quando abbiamo incontrato il Capitano Sham al negozio, avevamo paura quando pensavamo che fossi saltata giù dalla finestra, avevamo paura di provocarci una reazione allergica, avevamo paura di rubare una barca a vela, e avevamo paura di navigare attraverso il lago nel mezzo di un uragano. Ma questo non ci ha fermati.»
Gli occhi della zia Josephine si riempirono di lacrime. «Non posso negare che siate più coraggiosi di me. Non navigherò attraverso il lago, non farò alcuna telefonata. Resterò qui per il resto della mia vita e niente che voi direte mi farà cambiare idea.»
Klaus si avvicinò e tirò fuori il suo asso nella manica, una frase che qui significa "disse qualcosa di molto convincente, che aveva tenuto da parte per tutto quel tempo". «Grotta Gridona è in vendita.»
«E allora?» chiese la zia Josephine.
«Ciò significa che molto presto verranno delle persone a vederla. E quelle persone saranno - fece una pausa - agenti immobiliari.»
La zia Josephine deglutì dalla paura. «Okay. - disse, guardandosi intorno come se gli agenti immobiliari fossero già lì - Verrò.»

Una Serie di Sfortunati Eventi - La Vasta Vetrata #3Where stories live. Discover now