I

126 8 1
                                    

A Beatrice -
Preferirei di gran lunga che tu non fossi morta.
E stessi bene.

***

Se non aveste conosciuto molto degli orfani Baudelaire e li aveste visti seduti sulle loro valigie all'imbarcadero di Damocle, avreste potuto pensare che fossero lì per lì dal partire per un'avventura. Del resto, i tre ragazzi erano appena sbarcati dal Traghetto Trabiccolo per andare a vivere con la loro zia Josephine, e in certi casi questa situazione potrebbe portare a dei momenti molto belli.
Ma sicuramente, pensando ciò, vi sbagliereste molto. Violet, Klaus e Sunny non erano sul punto di vivere eventi memorabili e divertenti, non sarebbero stati divertenti e memorabili come farsi leggere la mano o andare ad un rodeo. La loro avventura sarebbe stata divertente e memorabile come essere inseguiti da un lupo mannaro attraverso un bosco di rovi taglienti a mezzanotte senza avere nessuno nei dintorni ad aiutarvi. Se siete interessati a leggere una storia fatta di divertimento ed emozioni, mi dispiace dovervi informare che avete preso il libro sbagliato, poiché i Baudelaire vissero pochi momenti felici nel corso delle loro oscure e tristi vite. È una cosa terribile, la loro sfortuna, così terribile che a stento posso scriverla. Dunque, se non avete voglia di leggere una storia di tragedie e tristezza, questa è la vostra ultima possibilità per mettere giù questo libro, dato che la miseria degli orfani Baudelaire inizia giusto nel prossimo paragrafo.
«Guardate cosa ho qui per voi.» disse il Signor Poe, sorridendo da un orecchio all'altro e tenendo su un piccolo sacchetto di carta. «Mentine!» Il Signor Poe era un banchiere posto alla direzione degli affari dei Baudelaire dopo la morte dei loro genitori. Il Signor Poe era un uomo di buon cuore, ma non è abbastanza in questo mondo essere di buon cuore, soprattutto se avete il compito di tenere al sicuro dai pericoli dei bambini. Il Signor Poe conosceva i tre ragazzi da quando erano nati, ma non poteva ricordare che fossero allergici alle mentine.
«Grazie, Signor Poe.» rispose Violet, prendendo il sacchetto e guardando al suo interno. Come molte altre ragazze di quattordici anni, Violet era troppo ben educata per dire che se avesse mangiato una mentina, le sarebbe venuta l'orticaria, una frase che qui significa "si sarebbe coperta di bolle rosse che prudevano per alcune ore". D'altra parte, era troppo occupata a pensare per prestare attenzione al Signor Poe. Chiunque conoscesse Violet, saprebbe che quando i suoi capelli sono legati con un nastro per tenerli lontani dagli occhi, com'era in quel momento, i suoi pensieri erano pieni di ruote, ingranaggi, leve, e altri strumenti necessari nelle invenzioni. In quel preciso istante, stava pensando a come si sarebbe potuto migliorare il motore del Traghetto Trabiccolo in modo che non sputasse fumo nel cielo grigio.
«È molto gentile da parte sua.» disse Klaus, il fratello di mezzo, sorridendo al Signor Poe e pensando che se avesse anche solo leccato una mentina, la sua lingua si sarebbe gonfiata e a stento sarebbe riuscito a parlare. Klaus si tolse gli occhiali e desiderò che il Signor Poe gli avesse portato un libro o anche un giornale. Klaus era un lettore vorace, e quando seppe della sua allergia a una festa di compleanno in cui aveva appena otto anni, subito cercò informazioni sulle allergie in tutti i libri dei suoi genitori. Quattro anni dopo era in grado di ricordare a memoria la formula chimica che faceva gonfiare la sua lingua.
«Toil!» esclamò Sunny. La più piccola dei Baudelaire era solo una neonata, e come tutti i neonati, parlava per lo più attraverso parole difficili da comprendere. Con "toil" probabilmente intendeva "non ho mai mangiato una mentina perché ho paura che, come i miei fratelli, potrei esserne allergica", ma non è facile da capire. Poteva anche voler dire "vorrei mordere una mentina perché mi piace mordere le cose con i miei quattro denti, ma non voglio rischiare una reazione allergica".
«Potete mangiarle durante il vostro viaggio in taxi fino a casa della Signora Anwhistle.» propose il Signor Poe tossendo nel suo fazzoletto bianco. Il banchiere sembrava sempre essere raffreddato e ormai i ragazzi erano abituati a ricevere informazioni tra colpi di tosse o starnuti. «Si scusa per non essere venuta a prendervi al molo ma dice che ne ha paura.»
«Perché mai dovrebbe avere paura di un molo?» chiese Klaus, guardando le assi di legno e le barche a vela.
«Ha paura di tutto ciò che riguarda Lago Lacrimoso, - spiegò il Signor Poe - ma non ha detto perché. Forse ha a che fare con la morte del marito. Vostra zia Josephine - non è propriamente vostra zia, è la cognata del vostro secondo cugino, ma ha chiesto di essere chiamata zia - ha perso suo marito recentemente, ed è possibile che sia annegato o morto in un incidente su una barca. Non mi sembrava carino chiedere com'è diventata vedova. Be', vediamo di mettervi in un taxi.»
«Cosa vuol dire quella parola?» chiese Violet.
Il Signor Poe la guardò e sollevò le sopracciglia. «Sono molto sorpreso, Violet, una ragazza della tua età dovrebbe sapere che un taxi è un auto che può portarti in un posto in cambio di una mancia. Ora, prendiamo i bagagli e spostiamoci sul marciapiede.
«La parola "vedova" - bisbigliò Klaus - indica una donna che ha perso il coniuge.»
«Grazie.» rispose Violet, prendendo la sua valigia in una mano e Sunny nell'altra. Il Signor Poe stava sventolando il fazzoletto in aria per segnalare ad un taxi di fermarsi e in poco tempo, un tassista stava già infilando le valigie dei ragazzi nel bagagliaio e il Signor Poe stava infilando i ragazzi nel sedile posteriore.
«Vi saluto qui, Baudelaire. - disse il banchiere - La giornata di lavoro in banca è già iniziata e temo che se verrò con voi a casa della zia Josephine non riuscirò a completare nulla. Fatele i miei migliori saluti e ditele che resterò in contatto regolarmente.» Il Signor Poe si fermò un momento per tossire nel fazzoletto prima di continuare. «Vostra zia è un po' nervosa al pensiero di avere tre bambini dentro casa ma l'ho assicurata che siete molto educati. Fate attenzione e ricordate che potete sempre chiamarmi o mandare un fax alla banca in caso ci siano problemi. Sebbene non penso che qualcosa possa andare storto questa volta.» Alla fine del discorso il Signor Poe guardò in modo eloquente i ragazzi, quasi come se fosse colpa loro per la morte dello zio Monty. Ma i Baudelaire erano troppo nervosi all'idea di incontrare la loro nuova tutrice per dire qualcosa di più di "Addio".
«Addio.» disse Violet, infilando in tasca il sacchetto di mentine.
«Addio.» disse Klaus, rivolgendo un ultimo sguardo all'imbarcadero di Damocle.
«Frul!» esclamò Sunny, masticando la fibbia della cintura di sicurezza.
«Addio. - rispose il Signor Poe - E buona fortuna, Baudelaire. Vi penserò più spesso che posso.»
Il Signor Poe diede un po' di soldi al tassista e salutò con la mano i bambini mentre l'auto si allontanava dal molo imboccando una grigia strada di ciottoli. C'era un piccolo negozio di alimentari con scatole di limoni e barbabietole lì accanto. C'era poi un piccolo negozio di vestiti chiamato "Oh guardi! Le sta!" che sembrava essere in rinnovamento. C'era un ristorante dall'aspetto terribile chiamato "L'Ansioso Pagliaccio" con luci al neon e palloncini in vetrina. Ma più che altro, i negozi e i vari esercizi commerciali erano tutti chiusi, con saracinesche di metallo a sbarrare porte e finestre.
«Non sembra che la città sia molto affollata. - fece notare Klaus - Speravo che avremmo potuto farci qualche amico qui.»
«Siamo in bassa stagione.» rispose il tassista. Era un uomo magro, con una sigaretta sottile che pendeva dalla bocca, e mentre parlava ai ragazzi, li guardava dallo specchietto retrovisore. «La città di Lago Lacrimoso è come un resort, quando arriva il bel tempo è più affollata che mai. Ma adesso, è tutto morto come il gatto che ho messo sotto stamattina. Per potervi fare degli amici, dovrete aspettare finché non arriverà la bella stagione. A proposito, l'Uragano Herman sembra in procinto di arrivare tra una settimana o due. Dovete assicurarvi di avere abbastanza cibo lì a casa.»
«Un uragano in un lago? - domandò Klaus - Credevo che gli uragani avvenissero solo in prossimità dell'oceano.»
«Su uno specchio d'acqua grande come Lago Lacrimoso, può avvenire di tutto. A dire la verità, io sarei abbastanza nervoso al pensiero di vivere in questa casa in cima alla collina. Quando arriverà la tempesta, sarà difficile tornare in città fino in fondo.»
Violet, Klaus e Sunny guardarono fuori dal finestrino e capirono cosa intendeva il tassista con "fino in fondo". Il taxi aveva svoltato un ultimo angolo e si era fermato sulla cima incolta di una collina altissima, e i bambini potevano vedere la città lontanissima sotto di loro, la strada di ciottoli girava intorno agli edifici come un grigio, minuscolo serpente, nella piccola piazzetta dell'Imbarcadero di Damocle vagavano alcune persone. E lì, oltre il molo, la chiazza d'inchiostro di Lago Lacrimoso, gigantesca e nera, come se un enorme mostro stesse sopra i tre orfani, proiettando la sua nera ombra. Per qualche momento, i bambini osservarono il lago come ipnotizzati da quella grande macchia nel mezzo del paesaggio.
«Il lago è gigantesco, - disse Klaus - e sembra così profondo. Quasi capisco come mai la zia Josephine ne ha paura.»
«La donna che abita quassù ha paura del lago?» chiese il tassista.
«È ciò che ci è stato detto.» rispose Violet.
Il tassista scosse la testa e fermò l'auto. «Non capisco come possa sopportarlo, allora.»
«Cosa intende?» domandò Violet.
«Non siete mai stati qui in questa casa?» ribatté il tassista.
«No, mai. - rispose Klaus - Non abbiamo neanche mai incontrato nostra zia Josephine.»
«Be', se vostra zia Josephine ha paura dell'acqua, non riesco a credere che viva qui in questa casa.»
«Di cosa sta parlando?» chiese Klaus.
«Be', date un'occhiata.» concluse il tassista e uscì dall'auto.
I Baudelaire diedero un'occhiata. Ad un primo sguardo i tre giovani videro soltanto una struttura di forma quadrata con una porta bianca scrostata, e pareva che la casa fosse poco più grande del taxi che li aveva condotti fin lì. Ma come uscirono dall'auto e si avvicinarono, notarono che quella piccola scatola era soltanto la parte di casa che poggiava sulla collina. Il resto di essa - un ammasso di strutture simili a scatole unite insieme come cubetti di ghiaccio - pendeva dal fianco, attaccato al colle tramite travi di metallo che sembravano zampe di ragno. Appena i tre fratelli osservarono meglio la loro nuova casa, sembrò loro che fosse aggrappata alla collina come per miracolo.
Il tassista tirò fuori le valigie dei ragazzi dal bagagliaio, le posò davanti all'uscio e tornò giù dalla collina salutando con un toot! del clacson. Co fu un leggero cigolio e la porta bianca scrostata si aprì e dietro di essa apparve una donna pallida con i capelli bianchi raccolti in una crocchia sopra la testa.
«Ciao, - iniziò la donna sorridendo timidamente - sono vostra zia Josephine.»
«Ciao.» rispose Violet cauta e fece un passo in avanti per incontrare la nuova tutrice. Klaus avanzò dietro di lei e lo stesso fece Sunny, ma tutti e tre i Baudelaire stavano camminando con cautela, come se il loro peso potesse staccare la casa dai suoi sostegni. Gli orfani non potevano fare a meno di chiedersi come facesse una donna tanto terrorizzata da Lago Lacrimoso a vivere in una casa che sembrava in procinto di sprofondare nei suoi abissi.

Una Serie di Sfortunati Eventi - La Vasta Vetrata #3Where stories live. Discover now