Esco da casa in silenzio

124 18 0
                                    

Agosto era arrivato così velocemente che Bucky non lo aveva visto arrivare.  Il ristorante chiuse per due settimane, finalmente poteva andarsene in vacanza. Il moro decise di tornare dai suoi, di stare in famiglia. Prese poche robe, il costume da bagno e qualche altra cosa, buttò tutto nella valigia e prese il treno. Ci mise solo un'ora per arrivare, non era scappato poi così lontano, voleva essere sicuro di avere vicino la sua famiglia in caso di emergenza. Appena arrivò si sentì più visibile agli occhi degli altri, il paesino era piccolo e la gente parlava sempre. Era diverso dalla città in cui si era trasferito, lì la gente non sapeva nemmeno chi fosse e non gli interessava neanche saperlo mentre in paese tutti lo conoscevano e c'era sempre una certa insistenza da parte di persone che neanche ricordava, di voler sapere ogni cosa di lui per poterlo giudicare meglio. Erano due realtà diverse eppure non erano posti lontanissimi tra loro.
Uscì dalla stazione e sua madre era lì ad aspettarlo. La abbracciò e lei cominciò a raccontargli di tutte le cose successe nel giro di quasi un anno. Il moro si sentì felice, era a casa. Andarono in macchina e lì c'erano ad aspettarlo anche sua zia e le sue cugine. Sembrava fosse stato via per anni, secoli, invece erano passati si e no cinque mesi dall'ultima visita. Gli volevano bene ed ogni occasione era buona per dimostrarlo. A lui faceva piacere avere attorno la sua famiglia e immaginò subito cosa lo aspettava a casa.

- Oggi pranziamo in campagna, in villa - gli disse sua cugina.

- Fantastico! Non vedo quel posto da un sacco di tempo - rispose Bucky. La villetta di sua zia era stato il posto in cui lui e le sue cugine, Sarah e Antonella, erano cresciuti. Avevano passato un sacco di bei momenti e prime volte lì. La prima festa con gli amici, la prima canna, la prima sbronza e per Antonella quello era il posto della sua prima volta. Lì avevano vissuto tanti bei momenti anche in famiglia, tutti quei pranzi che duravano fino al pomeriggio, esperimenti in cucina, aneddoti divertenti raccontati dai nonni, dagli zii e un pò da tutti, battaglie d'acqua infinite, passeggiate infinite, serate intere passate a fare dei cocktail e a ballare e tante altre cose. Erano una famiglia unita e si volevano un bene che veniva dall'anima.
Appena arrivati, come previsto, tutti i suoi parenti erano là, pronti a riabbracciarlo. Il primo che gli corse incontro fu il cuginetto più piccolo, Diego. Gli saltò addosso e il moro lo prese in braccio. Aveva un legame molto forte con quel bambino, era come il suo fratellino. La giornata proseguì tra abbracci e racconti sulla città. Raccontò loro di come fosse tutto diverso, delle persone nel suo quartiere e della tenera vecchietta al piano di sotto. Raccontò di Sam e poi del suo lavoro al ristorante. Mentre tutti gli chiedevano del suo capo, dei clienti e dei colleghi lui non faceva altro che pensare a Steve. Non faceva altro che trattenersi dal parlare di lui, di come lo facesse star male e bene allo stesso tempo. Il suo cervello non faceva altro che proiettare l'immagine di loro due sulla pista da ballo, abbracciati e così tanto vicini.
Steve gli mancava. Lui era partito prima di tutti con Tony. Erano andati al mare, in un posto bellissimo. Il biondo non era sparito del tutto, ogni tanto gli scriveva e quella sera ebbero una conversazione piuttosto profonda.

"Sai a che pensavo mentre guardavo il mare?" - steve

"No, a cosa pensavi?" - bucky

"Che il mare non ha un confine, un limite un pò come l'uomo. Se ci pensi siamo noi stessi a porci dei limiti" - steve

"Quei limiti sono una sicurezza, qualcosa che ci siamo auto-imposti per non esagerare" - bucky

"Ma esagerare a volte è quello che ci vuole, superare un limite, una difficolta che pensiamo insuperabile, è vincere e vivere bene" - steve

"Potresti aggirarlo" - bucky

"Si ripresenterebbe ogni giorno, ne so qualcosa" - steve

"??" - bucky

"Sono proprio vicino al mio limite, alla mia linea. Sto evitando di attraversarla perchè credo di essere scivolato in qualcosa di più grande di me. Questo qualcosa non posso controllarlo, è l'amore e come sai quando ci si innamora tutto diventa più bello e non fa altro che farti stare bene però allo stesso tempo temi che ti venga buttato alcool sulle ferite" - steve

"Non eri tu che dicevi di superare il limite?" - bucky 

"Ho paura di ferire qualcuno se supero il limite" - steve

"Tu pensi troppo e te lo dice uno che non ha un attimo di pace con se stesso" - bucky

"Mi piace avere piani precisi, è una mia osessione... non posso farci niente haha" - steve

Dopo di che la loro conversazione andò in discesa e finirono per scherzare. Il moro non ci credeva ma in modo implicito il biondo aveva confessato il suo interesse per lui. Certo, lo aveva fatto in diverse occasioni nei mesi precedenti ma non lo aveva mia fatto a parole. Gli tremavano le mani ma nonostante ciò sapeva che il momento non era ancora arrivato, Steve ci doveva pensare meglio anche se Bucky gli aveva già dato 6 mesi per pensare. Chiunque dopo sei mesi avrebbe lasciato stare o si sarebbe "disinnamorato", ma in lui il sentimento non faceva altro che crescere giorno per giorno. Bucky si era innamorato, così forte che una delusione lo avrebbe distrutto. 

Non sapeva bene cosa lo avrebbe aspettato ma quella sera fece un passo oltre il limite e sperò che anche Steve lo facesse così da potersi incontrare.

Ti Dedico il SilenzioDonde viven las historias. Descúbrelo ahora