18.

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Mario fu svegliato dalle voci delle persone che provenivano dalla strada.
Si stiracchiò tra le lenzuola del letto di Claudio e allungò il braccio per cercare il corpo dell'altro alla sua destra, senza trovarlo.
Mugugnò lamentandosi e si continuò a stiracchiare muovendosi sul letto, ma un rumore di carta destò la sua attenzione.
Aprì gli occhi più volte prima di mettere a fuoco la stanza e la luce, per poi portarsi il foglio accanto al viso e vi lesse il messaggio di Claudio:

"Se non dovessi trovarmi quando ti sveglierai è perché sono andato a fare la spesa, ti ho lasciato una spremuta sul tavolo in cucina. A dopo."

"A dopo..." sussurrò Mario, alzandosi dal letto e sistemandolo, per poi spostarsi in cucina e bere la spremuta, con tanto di sigaretta lasciata lì appositamente dall'altro per lui.
La fumò lentamente, per poi decidere di tornare a casa e prepararsi per il mare.
Sua madre quella volta non gliel'avrebbe fatta passare liscia. Nelle ultime 2 settimane aveva dormito nel suo letto a malapena 2 o 3 volte.
Non che fosse un problema per lui, anzi. Ma sapeva che poteva esserlo per la madre che continuava a giustificare la sua assenza ripetuta con il padre. Ma cosa poteva farci se non riusciva a fare a meno di Claudio? Non poteva farci nulla.

Il problema di quando una presenza diventa fondamentale per la tua vita, è che anche la sua minima assenza diventa un macigno gigante.
Claudio era sparito dalla mattina, ormai era tardi pomeriggio e non si era ancora fatto vivo da nessuna parte.
Mario decise di aspettarlo sul dondolo di casa sua nel primo pomeriggio, dato che aveva lasciato il telefono sul tavolo in cucina e non aveva modo di contattarlo ma, anche in quel caso, Claudio non fece ritorno a casa.
Decise di lasciargli un biglietto attaccato alla porta: "Chiamami quando torni." ma erano ormai passate altre 5 ore e Mario non ricevette nessuna chiamata.
Neanche quando tornò verso casa dalla spiaggia trovò la sua bicicletta e il biglietto era ancora attaccato alla porta.
Uno strano moto d'ansia iniziò a farsi spazio dentro di lui.
Gli sembrava di rivivere la stessa sensazione di poco tempo prima, quando l'altro sparì senza avvisare.
Eppure gli aveva detto di essere andato a fare la spesa. Sarebbe dovuto tornare a momenti.
Ma così non fu.
Cercò di distrarsi, andò a casa, fece una doccia fredda e cercò di mangiare qualcosa, con scarsi risultati e, di tanto in tanto, si affacciava per vedere se Claudio avesse acceso le luci di casa. Rifiutò l'invito degli amici quando lo chiamarono per andare al solito bar e rimase nel suo giardino a guardare il cielo, aspettando un rumore, una chiamata.
Finché non si addormentò.
Chiuse gli occhi e si addormentò. Dimenticandosi per un attimo di tutto e tutti, ritrovando un briciolo di tranquillità.

Stava suonando, la cosa che gli riusciva meglio. Suonava una melodia che non aveva mai sentito prima. Stava creando qualcosa.

Un suono dolce ma al tempo stesso intenso. E gli piaceva. Sorrideva mentre continuava a suonare e, quando un corpo caldo si accostò alla sua schiena, poggiando le mani fra i suoi capelli e baciandoli, lui sorrise e continuò a suonare. Ancora di più, con più intensità. Mentre l'altro continuava a stringere i suoi capelli fra le dita e a baciarli. Chiudeva gli occhi, mentre lo ascoltava suonare. Mentre sentiva quella musica entrare dentro di lui. Si godette quegli attimi in silenzio, aspettando che l'altro terminasse quella melodia. Solo quando le dita di Mario smisero di premere su quei tasti, decidette di sedersi al suo fianco e girò il suo viso verso di lui. Lo guardò e gli si avvicinò, accarezzandolo con il suo stesso viso.

"Ti piace?" Gli chiese Mario, sorridendogli e lasciandosi accarezzare il volto, e poi baciare le labbra.
"La adoro." Sussurrò Claudio.
"L'ho scritta pensando a te."
"E' bellissima." Rispose l'altro, sorridendogli e poggiando la fronte contro quella di Mario, chiudendo gli occhi per poi portare la bocca sulla sua fronte e baciarla.
"Merito tuo."

Si svegliò di scatto, sentiva il freddo attaccato alla sua pelle e un brivido percosse la sua schiena.
Si stiracchiò in malo modo su quella sdraio e si alzò piano per non avere un giramento di testa.
Controllò, allora, il telefono. Segnava le 6.20 del mattino. Nessuna chiamata. Chiuse gli occhi e respirò forte, prima di decidere di uscire di casa per andare a bussare a casa di Claudio.

Non gl'importava se stesse dormendo, se fosse sveglio, se lo avrebbe odiato, se fosse scosso. Era sparito e Mario era solo incazzato.
Camminò a passo spedito verso casa di Claudio ma si bloccò improvvisamente quando vide il bigliettino ancora attaccato alla sua porta.
Com'era possibile che non fosse tornato? Che non lo avesse chiamato.
Prese le chiavi di riserva che Claudio gli aveva lasciato accanto alla porta la mattina precedente ed entrò in casa. Silenziosamente.
Era tutto esattamente come lo aveva lasciato. Accese le luci e si guardò attorno. Niente, nessun segno del suo passaggio. Aprì il frigorifero ma non c'erano nuovi alimenti, così raggiunse la sua stanza da letto e,ovviamente, era vuota anche quella.
Si sedette sul suo letto e si lasciò cadere qualche minuto, reprimendo le lacrime che minacciavano di scendere sulle sue guance. Respirò il profumo di Claudio sul suo cuscino, per poi rialzarsi e uscire da quella casa.
Ma non aveva voglia di tornare a casa sua, era preoccupato, stanco e incazzato. Decise di andare in spiaggia per cercare un briciolo di pace che solo il rumore delle onde del mare sapeva trasmettergli e fu in quel momento che lo vide.
Claudio seduto in riva al mare, con una birra affondata nella sabbia accanto a lui e una sigaretta fra le mani.

Se una parte di Mario, nel vederlo, si tranquillizzò e sarebbe voluta correre da lui e stringerlo, l'altra era ancora più propensa a fargli male. Con le parole, come lui era bravo a fare.
Ma decise di non far prevalere nessuna delle due.
Gli si avvicinò e, quando si trovò alle sue spalle, richiamò la sua attenzione.
"Mi puoi dire che fine avevi fatto?" Gli chiese il più freddamente possibile e non si stupì quando vide il corpo di Claudio sobbalzare al suono della sua voce e scattare il piedi, girandosi verso di lui.
Tentò di avvicinarsi ma Mario lo bloccò con il semplice movimento del braccio.
"Non mi toccare. Voglio sapere che fine avevi fatto. Mi hai fatto preoccupare. Non avevi il telefono, non tornavi, cazzo Claudio mi hai scritto che saresti andato a fare la spesa. Capisci che non sei più tornato? Ti ho cercato ovunque."
"Scusami io-"
"Scusami un cazzo, se questo è il modo che hai di affrontare le cose, scordatelo. E se questa sparizione era un modo poco consono per dirmi di lasciare casa tua e non cercarti non è neanche questo il modo giusto. Porca puttana dimmelo se non vuoi stare con me, non me ne freg-"
"Mario! Ma cosa stai dicendo? Calmati!" Gli disse, avvicinandosi e stringendo il suo viso fra le mani. "Perché non dovrei voler stare con te?"
"Tu sei sparito."
"Non per te. Mai per te."
"E allora perché cazzo non me l'hai detto? Perché non mi hai chiamato, perché non sei tornato? Che è successo?"
"Perché sono un coglione." Sussurrò Claudio, abbassando lo sguardo.
"Questo lo abbiamo appurato."
Claudio sorrise, inevitabilmente, per poi sospirare e allontanarsi da Mario, dandogli le spalle nuovamente e avvicinandosi alla riva.
"Ho ricevuto una mail, stamattina, mentre tu dormivi."
Mario aspettava che Claudio continuasse a parlare, fermo dietro di lui, a pochi centimetri di distanza. Poteva vedere le spalle di Claudio alzarsi e abbassarsi rapidamente e sentire il suo respiro corto.
"Era una mail che aspettavo da mesi. Ma che non sarebbe dovuta più arrivarmi. O meglio, sarebbe dovuta arrivarmi entro il 30 giugno. Mentre mi è arrivata il 30 luglio e io non la prendevo già più in considerazione, sapendo che il termine fosse il 30 giugno e non avendo ricevuto nulla."
Mario respirò il più piano possibile, cercando di non farsi sentire dall'altro, mentre l'agitazione iniziò a farsi spazio dentro di lui.
"L'ho aperta, ovviamente. E in quella mail c'era tutto il mio lavoro di una vita intera. Tutte le notti insonni passate a cercare di creare qualcosa, tutto il lavoro erano finalizzati a questa mail."
"E...?"
"E non era più nei miei piani, cazzo. Avevo rimosso quest'idea. Sapevo che fosse tardi, ho pensato per giorni che evidentemente sarebbe dovuta andare così ma che in fondo andasse bene comunque perché i miei studi avrei potuto continuarli anche qui."
"In che senso, anche qui?" Gli domandò Mario, con le lacrime pronte a sfuggire.
"Ho fatto richiesta, test e prove pratiche per un mese, per avere accesso a questo corso di due anni di cucina, per avere un attestato fondamentale per la mia carriera."
"Dove, Claudio?" Insistette allora, Mario.
"In America."











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Non uccidetemi per questo capitolo (per favore)
La trama era l'avevo già decisa mesi e mesi fa.
Cercherò di aggiornare il prima possibile e fidatevi di me.
Grazie a chi c'è.
Chiara.🌷

Fino all'imbrunire.Where stories live. Discover now