Padrone e padrino

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"Pensava solo al letto a baldacchino che lo aspettava nella Torre di Grifondoro: chissà se Kreacher gli avrebbe portato un panino lassù."

[Harry Potter e i Doni della Morte]

*****

Harry indirizzò i propri passi verso la Torre di Grifondoro quasi senza rendersene conto. Ron e Hermione camminavano accanto a lui in silenzio, gli occhi che vagavano sulle mura della scuola a cercare i segni della battaglia che l'aveva sconvolta.

Più si allontanavano dall'Ufficio del Preside, più le macerie si diradavano e gli squarci nei muri si tramutavano in semplici crepe.

Quando arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa lo trovarono vuoto, come tutte le cornici circostanti. Già di per sé era un evento insolito, ma ancora di più lo era il fatto che il quadro fosse spostato di lato, lasciando aperto il passaggio.

Harry si inerpicò nel buco del ritratto. Fino a quel momento non si era reso conto di quanto gli fosse mancato quel semplice gesto, un tempo parte integrante della sua quotidianità; attraversare quel passaggio lo fece tornare per un attimo al suo primo giorno a Hogwarts, una vita prima.

Quando arrivò nella sala comune si girò a guardare Ron e Hermione. Lei aveva gli occhi lucidi, ma quando Ron le porse la mano per aiutarla a uscire dal buco, accettò con un sorriso. Si guardarono intorno, assaporando ogni dettaglio di quel luogo che era stata la loro casa per tanti anni. I vetri delle finestre erano distrutti, molte sedie erano rovesciate e c'era qualche brutta crepa nel muro, ma nel complesso la sala non aveva subito gravi danni.

"Penso che ci siamo guadagnati qualche ora di riposo" commentò Harry con un sorriso, tornando a guardare gli amici.

"Lo penso anche io" concordò Hermione, ricambiando il sorriso. Harry si incamminò verso le scale che conducevano al dormitorio maschile e con un cenno li invitò a seguirlo. Hermione annuì e mosse qualche passo avanti, ma Ron rimase fermo in mezzo alla sala comune, a disagio.

"Hermione" mormorò infine.

Lei si girò subito verso di lui.

"Sì?"

"Puoi... prima potremmo parlare un attimo, per favore?" chiese. "Se per te non è un problema, Harry" si affrettò ad aggiungere.

"Nessun problema" garantì lui, tremendamente felice per gli amici. Forse, quando tutto fosse ritornato alla normalità, gli sarebbe capitato di sentirsi un po' tagliato fuori, ma in quel momento era solo grato per il fatto che si fossero trovati e, soprattutto, che fossero sopravvissuti per parlarne. Li guardò per un istante mentre si fissavano l'un l'altra, raggianti nonostante la stanchezza, e poi cominciò a salire le scale.

La prima cosa che lo sorprese del suo vecchio dormitorio fu l'ordine. Nessun baule aperto che rigurgitava oggetti, nessun vestito sparpagliato a terra o sopra le coperte, nessun poster attaccato alle pareti, che fossero di una squadra di Quidditch o babbana: la stanza era stata ripulita da cima a fondo. La seconda cosa che lo colpì fu l'arredamento: aveva sempre visto quella stanza ospitare cinque letti a baldacchino e gli sembrò terribilmente vuota notando che ce n'erano solo due, entrambi intatti.

Si chiese quanto dovesse essere stato strano, per Neville e Seamus, passare tutto l'anno da soli, dopo sei anni condivisi con lui, Ron e Dean; immaginò che per loro il caos allegro della Stanza delle Necessità fosse stato un piacevolissimo diversivo.

Harry si sdraiò sul primo letto, quello più vicino alla posizione dove una volta si trovava il suo. Sentì le palpebre farsi pesanti, ma non voleva ignorare più a lungo di così il morso della fame che gli attanagliava lo stomaco.

All'alba delle macerie || 2 maggio 1998Where stories live. Discover now