London: Piccadilly

399 59 31
                                    



La ragazza camminava lentamente per Shaftesbury Avenue tornando a casa. I tacchi di quelle scarpe fin troppo alti, che pensava non avrebbe mai indossato, picchiettavano rumorosamente sull'asfalto bagnato.

Le strade della città erano ancora incredibilmente illuminate per essere le tre e mezza di notte e probabilmente Stef ancora non ci aveva fatto l'abitudine.

Le tre e ventisette, per essere precisi.

E mentre continuava svogliatamente a mettere un piede dopo l'altro, si faceva strada in lei la consapevolezza di essere scappata un'altra volta.

E anche questa volta, come tutte le altre, non riusciva a trovare un valido motivo per averlo fatto. O almeno un motivo che potesse giustificarla.

Nel bel mezzo delle sue paranoie, Stef alzò lo sguardo e se la trovò davanti.

Piccadilly.

Piccadilly, con i suoi led ancora accesi e gli autobus a due piani che sfrecciavano alla velocità della luce.

Le persone, come se non fosse stata notte fonda, continuavano a camminare su e giù per le strade e a nessuno pareva strano.

Davanti la Shaftesbury Memorial Fountain, dove quella mattina c'era un duo che aveva suonato la Chasing Cars più emozionante che Stef avesse mai sentito, ora stava un giovane ragazzo che strimpellava qualcosa con la sua chitarra acustica.

Alzando lo sguardo su Londra, Stef si ricordò improvvisamente perché aveva scelto proprio quella città. O forse, era la città ad aver scelto lei.

Senza neppure accorgersene, mentre guardava ammaliata le luci e l'enorme statua davanti a sé, Stef sorrise. Sorrise, percependo la leggerezza della vita che aveva ancora da vivere.

Perché anche a notte fonda, con le lacrime che si asciugavano lentamente sulle sue guance, con i piedi fin troppo doloranti e il cuore spezzato, Londra sarebbe stata sempre lì. Sveglia.

Erano le tre e ventinove quando Stef si rese conto di non avere nessuna colpa se la sua ricerca del grande amore continuava a fallire miseramente.

Lei il grande amore l'aveva già trovato.

L'aveva trovato nella fretta dei passanti che nonostante l'ora continuavano a correre da una parte all'altra. L'aveva trovato in quel gruppo di ragazzi che ridevano fuori dal teatro. L'aveva trovato nell'insegna luminosa della Coca Cola e nella luce dei fari delle macchine. L'aveva trovato nel rumore incessante che non ti fa mai sentire solo. L'aveva trovato nel ragazzo che continuava a suonare davanti a lei e nelle scale della metropolitana. L'aveva trovato nella statua di Eros e in quei due turisti spagnoli che si riposavano seduti sugli scalini. L'aveva trovato in quel ragazzo seduto tutto solo sul terzo gradino, a fumare tristemente una sigaretta.

Stef non poté far a meno di notare l'incredibile somiglianza tra lui e Brian Jones.

E chissà cosa ne pensava lui dell'omicidio di Brian Jones. O se almeno lo sapeva, o sospettava, che una ragazza con delle scarpe troppo alte ora lo stava paragonando a Jones.

Stef si diresse lentamente verso quel ragazzo e prese posto un paio di gradini più giù del suo.

Brian Jones continuava a fumare tenendo lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi fin troppo lucidi per dare la colpa solamente al fumo.

Stef inspirò a pieni polmoni l'aria di quella città che amava così tanto e che riusciva a farla sentire incredibilmente viva, come mai si era sentita prima d'ora.

PiccadillyWhere stories live. Discover now