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Sentivo la giacca di Ethan coprirmi le spalle nude e il calore delle sue mani passare a ricalcare le forme di queste ultime per farmi sentire al sicuro e protetta

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Sentivo la giacca di Ethan coprirmi le spalle nude e il calore delle sue mani passare a ricalcare le forme di queste ultime per farmi sentire al sicuro e protetta.

Sapevo che la scena si stava svolgendo in tranquillità solo perché io ero in delle condizioni pietose, difatti potevo sentire l'aria frizzante a causa dell'energia del branco.

Tentai di muovermi, ma anche solo alzare il braccio per asciugarmi le lacrime sembrava un gesto impossibile.

Dovetti sbattere più volte gli occhi affinché potessi finalmente vedere qualcosa di nitido.

Nonostante la temperatura, sentivo freddo in tutto il corpo, e solo i gesti di Ethan riuscivano a darmi un po' di sollievo e a farmi capire che finalmente ero tornata, che la Bestia non mi aveva annientata come avevo creduto.

Mio zio non disse nulla mentre l'agente cercava di mettermi in piedi sulle gambe malferme, e nemmeno quando mi circondò la vita con un braccio per trattenermi.

Ci scambiammo uno sguardo fugace che però non riuscii a sostenere, abbassando il mio di riflesso.

«Va tutto bene adesso» mi sussurrò e mio zio fece un cenno d'assenso. Avevo aperto la bocca per rispondere, per dire qualcosa, ma la lingua non voleva ascoltare i miei comandi, tutt'altro.

Come se le due cose fossero collegate, tutto ciò che avrei voluto dire sgorgò dai miei occhi.

Quando sentii le ali di Ethan frusciarmi intorno alle gambe nel loro strascico, deglutii, nonostante la sensazione quasi benefica che assaporai.

«Nadine, tesoro. Forse è meglio tornare a casa, che dici?» disse mia zia, avanzando di un passo. Al mio fianco l'uomo s'irrigidì di botto e quando aprì la bocca sapevo già cosa stava per dire.

«Oppure posso portarla a fare un giro, potrebbe farla sentire meglio» disse stringendosi di più contro di me. Alzai gli occhi a guardarlo: la mandibola era leggermente contratta e gli occhi non sembravano preoccupati, non saettavano da un viso all'altro dei miei famigliari, ma erano fissi in quelli di mio zio.

«Non credo sia la cosa migliore per lei» disse lui. «Dovrebbe stare in un ambiente confortevole e conosciuto, con persone che la amano per ciò che è» disse calcando di più la voce. Ethan mi strinse più forte, ma non disse nulla, semplicemente chinò il capo per osservarmi e mi sentì arrossire. Che comportamento avevo tenuto? Che impressione potevo avergli dato perdendo il controllo per nulla?
"Perdonami", non era questo quello che mi aveva detto?
Le sue dita corsero ad alzarmi il viso verso il suo e quando guardai le sue iridi mogano preoccupate mi sentii meglio. Cercai quindi di rassicurarlo con lo sguardo: stare con il branco non mi avrebbe di sicuro fatto male.

«Va bene» si arrese. «Se è quello che desideri» volse la testa in direzione di Travor appena gli feci un cenno d'assenso.

Mia zia, allora, ritentò l'avvicinamento.

Damnatio ad BestiasWo Geschichten leben. Entdecke jetzt