2. Orgoglio e bisogno

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Sara si è addormentata e me ne resto a guardarla in silenzio. Il suo respiro è profondo, regolare, come il battito del suo cuore che posso distinguere senza alcun problema. I capelli spettinati che le ricadono sul viso, fili dorati che solcano la sua pelle candida, sfiorandone le labbra carnose. Vorrei maledire la sua bocca, invece, riesco soltanto a baciarla, a morderla in un limbo senza fine di rabbia e desiderio. Alla fine, ha vinto il bisogno di lei, di questa piccola donna.

Con lentezza scosto il lenzuolo che la copre, sempre così pudica quando riprende il controllo di sé. La sua paura di mostrarsi è invitante, una sfida a cui non ho saputo sottrarmi, per convincerla che non ha nulla di sbagliato. Non sono sbagliate le sue forme abbondanti, quei chili di troppo che tanto odia, la cicatrice dell'appendicite e nemmeno quella voglia sulla schiena, di cui si vergogna. Ogni centimetro della sua pelle lo porto impresso a fuoco nella mente.

Perché, Padre, hai messo una simile creatura sulla mia strada? Non ti è bastato assistere al mio cuore dilaniato già una volta?

No, forse è questo il punto: non dovrei avere un cuore. Non dovrei provare nulla, dovrei solo ascoltare la tua voce e servirti. Ma qual è la tua voce? Non lo so più, non ho più certezze, se non questa donna e, stavolta, ho scelto me.

Le accarezzo un braccio e un fremito la scuote. Borbotta qualcosa, ma riesco a distinguere soltanto il mio nome e poi un sorriso. Lo pronuncia, sorride e, d'improvviso, uno strano calore si fa largo in me ed è piacevole.

Sorrido anch'io.

Lei è riuscita a lenire la ferita più vecchia e profonda del mio spirito, restituendomi un po' di gioia... di pace. A volte fa male, la guardo negli occhi colmi di emozioni, di amore, di vita, con la sua inesauribile voglia di scoprire e capire tutto e mi perdo nei ricordi, perché era ciò che più ammiravo di Luce, qualcosa di cui credevo non avrei mai potuto privarmi. Invece, l'ho fatto. Per te, Padre, l'ho perso nel più atroce dei modi. Nemmeno allora, però, mi hai concesso un vero conforto, una parola. Solo gli sguardi silenti dei miei fratelli, incapaci di capire cosa si celasse dietro la mia furia.

Chiudo gli occhi e posso rivivere tutto, ogni istante, come fosse accaduto ieri. Mi sento soffocare, devo alzarmi! Raggiungo la finestra e la apro, poggiandomi sul davanzale per respirare a pieni polmoni. Ormai mi sono abituato a questo corpo, ai suoi movimenti, alle sue reazioni, alle sue percezioni così limitate; tuttavia, ci sono momenti in cui la natura angelica prende il sopravvento e mi sembra di impazzire, rinchiuso in una gabbia di carne e sangue, piccola... troppo piccola per contenere la mia Essenza. Inspiro di nuovo a fondo, guardando l'alba che si affaccia nel cielo, cominciando a gettare i primi colori nel buio. È là, a est, che una stella cadente sembra voler eclissare la stella del mattino.

"Arriverà presto".

Una voce mi riecheggia in testa, fastidiosa e prepotente.

«Chi sei?», ringhio a denti stretti, controllando Sara con un'occhiata fugace.

"Sta arrivando per voi".

Chiudo gli occhi e lascio riverberare il potere dentro di me, concentrandomi sull'eco dell'intruso.

"Chi sei?!", tuono, ancor più deciso e rabbioso.

So che il tempo a mia disposizione è poco, devo organizzarmi. L'avvertimento l'ho colto e compreso fin da subito, ma non tollero intromissioni di questo tipo nella mia coscienza. Ho tagliato fuori i miei fratelli, Dio compreso, chi mai può osare tanto? Devo saperlo.

"Luce di Dio, è tempo di brandire la tua spada di fuoco. Ti attendo da molto alle porte del Tartaro, non farti uccidere proprio ora", risponde, terminando con una risata di sfida.

La gola mi si secca d'un colpo a quelle parole, fastidioso risvolto umano con cui ancora non ho preso dimestichezza. Non è facile impressionarmi, tanto meno spaventarmi e di certo mi rifiuto di darlo a vedere. Come dice sempre Sara, sono orgoglioso.

"Come puoi riuscire a contattarmi? Proprio tu, poi", ribatto dopo un istante.

Un'altra risata mi rimbomba nel cervello e stringo i denti, furioso.

"Chi è caduto la scorsa notte? Mi mostrerai ancora il volto di Dio? Combatti Uriel, non badare a me".

"Certo che combatterò, ma non verrò a farti visita tanto presto, Lucifero".

Pronunciare quel nome dopo eoni mi brucia la gola come acido e, pian piano, sembra volermi corrodere l'anima. Eppure, ha ragione e sono divenuto come lui. Nessuna risposta, il rosso e il rosa sfumano nel cielo, lasciando il posto al giorno, il primo che mi vede ribelle e Caduto. La presenza di un Cherubino si rivela più palpabile a ogni istante; sta studiando il territorio, mi sta cercando e gli ci vorrà ancora un po' per trovarmi. Se evocassi la mia spada ora affretterei i tempi e non voglio, preferisco riflettere e riempirmi gli occhi della bellezza umana, racchiusa nel corpo della mia Sara. Ora più che mai sento il bisogno di aggrapparmi a lei.

Mi volto e sistemo una sedia davanti al letto, mi siedo e resto a guardarla. Devo essere davvero impazzito, perché cerco salvezza nella causa della mia dannazione. Non ho speranze, ma vorrei poter salvare almeno lei e spenderò ogni brandello del mio potere per questo, consumerò la mia stessa Essenza per riuscire.

Io sono Uriel, guardiano dei cancelli, l'angelo senza pietà che tutti temono più di un demone e sono pronto alla guerra, a scatenare l'Apocalisse se sarà necessario.

Io sono Uriel, guardiano dei cancelli, l'angelo senza pietà che tutti temono più di un demone e sono pronto alla guerra, a scatenare l'Apocalisse se sarà necessario

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Secondo capitolo e prima stranezza. Avrete notato il cambio di narratore, ma anche del tempo di narrazione. Non è un errore, ha un suo perché che non vi svelo. Però, vorrei sapere come lo avete "vissuto" voi, se vi ha dato fastidio, se vi ha rovinato la lettura, spezzato troppo il ritmo... insomma, ogni vostra osservazione mi è indispensabile.

Se, nonostante tutto, vi è piaciuto, magari lasciate una stellina. Grazie 😘.

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