CAPITOLO 5

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Pov's Christopher

Christopher fermati, non andartene. La sento dire mentre mi allontano.

Lasciarla andare è stata la cosa più difficile che io abbia mai dovuto fare. Assaggiare le sue labbra, avere il suo corpo premuto contro il mio, le sue mani sul mio corpo, mi ha fatto stare bene per un brevissimo secondo. Poi, la realtà è piombata su di me come un massiccio macigno, schiacciandomi, togliendomi il fiato. Dei brividi percorrono tutto il corpo.

A passo spedito mi allontano dalla sua casa cercando di calmare il battito del cuore, cercando di non pensare al bacio e a come i nostri corpi combaciano perfettamente, come se fosse stata modellata appositamente per me. Il suo corpo minuto ma allo stesso tempo forte, perfetto.

Entro in casa e salgo gli scalini due a due, giro l'angolo destro e a metà corridoio apro la porta della camera. Le tende sono chiuse, solo alcuni raggi delle luci esterne penetrano creando uno strano gioco di luce e ombre. Cammino per la stanza avanti e indietro, come un cane in gabbia cercando di trovare una soluzione.

Io e lei non possiamo stare insieme. Non possiamo. Non ci sarà mai un noi. Devo fare in modo che lei mi odi. Devo distruggere questa cosa sul nascere. Me lo ripeto mentalmente anche se fa male, così male da mancarmi il respiro in gola.

Sbircio dalla finestra che dà proprio sulla sua. La vedo abbracciata a Luke. Vederla così, in intimità con un altro, che non sono io, fa male, un male cane, come se fossi stato pugnalato direttamente al cuore. Vorrei andare lì e staccarli con la forza ma mi impongo di rimanere fermo come una maledetta statua.

Un basso ringhio esce dal profondo delle mie viscere. Essere l'unico a conoscenza del segreto che distruggerà non solo me, la mia famiglia ma anche la sua, mi fa sentire impotente. Mi passo una mano sul viso cercando di calmare questa strana sensazione a cui non so dare nemmeno un nome. Forse è l'angoscia o peggio, sensi di colpa.

Chiudo gli occhi, sospiro e mi fiondo nella doccia cercando di dimenticare ciò che è accaduto, cosa impossibile ovviamente. Mi ci è voluto più tempo del previsto, indosso i boxer, i bermuda bianchi e la maglietta nera a maniche corte che mette in risalto i bicipiti possenti dovuti a duri ed estenuanti allenamenti in palestra. Mi contemplo nello specchio e occhi verdi tempesta mi guardano di riflesso, non posso far altro che ripensare al bacio. Scuoto la testa tentando di far uscire questi ricordi dalla testa. Come un robot con pilota automatico mi dirigo alla finestra e apro le tende.

La trovo seduta sul letto che guarda nella mia direzione. Un fremito percorre tutto il corpo, fermandosi nello stomaco. Respira, non può capire come ti senti. Non devi molare. Mi ripeto mentalmente. Ci sfidiamo con lo sguardo, il mio è duro, freddo e taglienti. Il suo? Non lo so, non so cosa ci vedo, forse desiderio o è qualcosa di diverso. Non me lo so spiegare, so solo che sono attratto da lei, come una falena che è attratta dal fuoco.

Si muove sul letto, e alcune immagini peccaminose inevitabilmente affiorano alla mente, scuto la testa cercando di scacciarle e in quel preciso momento la vedo alzare il braccio e fare l'indice medio. Irrigidisco le spalle, mi giro e me ne vado, sentendo i suoi occhi su di me.

- Mamma, io esco. – Dico, attirando l'attenzione di mia mamma indaffarata a fare chissà cosa al computer. Le voglio bene, è inevitabile, ma allo stesso tempo la odio. La odio perché mi ha nascosto una cosa così importante, distruggendomi. Annientando tutto ciò che volevo, allontanandomi dalla persona più importante per me.

- Va bene. Non fare tardi. – Pronuncia queste parole senza guardarmi per poi aggiungere – Samantha viene con te? – Chiede con voce incerta.

- No, non viene con me. Il tuo segreto è al sicuro. Non le dirò niente se è questo che ti preoccupa. – La mia voce risulta più dura del previsto e vedere il suo sguardo ferito, ferisce anche me.

Il Diavolo Sa AmareTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang