- Si. Scusi, ma è ora che io vada. Le ho rubato fin troppo tempo. – Rispondo alzandomi e sistemando il piccolo nel passeggino. – Grazie ancora per avermi aiutata ed essersi occupata di Sam. – Dico uscendo dalla casa.

- Figurati. – Entra nuovamente in casa e si chiude la porta alle spalle.

In quel preciso momento Christopher parcheggia il suo pick-up nel viale.

Lo ignoro, gli passo vicino e mi avvio verso la porta di casa.

- Sam? - Chiede Chris.

Un brivido percorre il corpo facendomi stringere il manico del passeggino talmente forte da far diventare bianche le nocche. Respira ed espira. Calma. Mi ripeto, girando solo il viso verso la sua direzione.

- Cosa vuoi? – Dico spostando il peso da un piede all'altro, pronta a darmela alla fuga, per quanto sia possibile con un passeggino e la borsa dei pannolini.

- Possiamo parlare? - La sua voce mi giunge strana alle orecchie. Ha qualcosa che non va. Non sento la sua solita arroganza e prepotenza. Quel tono di superiorità che ha iniziato a usare dall'anno scorso dopo il giorno del Ringraziamento.

- Scusa... Anzi, niente scusa. No, non possiamo parlare. – Questa volta la mia voce è dura, inespressiva, piatta.

- Fiorellino, per favore. – Mi raggiunge con le sue ampie falcate e appoggia una mano sulla mia spalla.

- Tu che dici per favore? Questo sì che mi sorprende. Non pensavo che conoscessi queste parole. – Ribatto sarcastica. Ok, sono una vera e propria stronza. Penso tra me e me.

La sua vicinanza mi turba parecchio. Non capisco perché però e la cosa è molto sfiancante. Ogni volta che lui mi sta vicino e come se sapesse quali tasti toccare, come se fossi un pianoforte che solo lui sa suonare. Ogni volta che mi accarezza il braccio o mi stringe la mano o semplicemente si trova accanto a me il mio corpo gli risponde, si infiamma e il mio stupido cuore batte sempre più velocemente.

- Fiorellino.... – Non gli lascio finire la frase.

- Non chiamarmi così. Non ne hai nessun diritto. - Alzo la voce e inghiotto a vuoto, cercando di placare l'ira che si impossessa di me e lo fulmino con lo guardo.

- Okay. Calmati. Voglio solo parlarti. – Ribatte con un sorrisetto furbo, alzando le mani.

- Allora parla. Ti ascolto. – Ribatto, scrollandomi di dosso la sua mano.

- Perché stai con Luke? Cosa ci trovi in lui? – La sua domanda mi sorprende. Pensavo che volesse parlare di noi, anche se un "NOI" in effetti, non è mai esistito.

- Non credo che siano affari tuoi io con chi sto. – Mi sto inalberando. Non mi piace giustificare le mie scelte, le mie decisioni e le ragioni delle stesse.

- Fiorellino, sono affari miei. Ti voglio. – Si avvicina a me, le punte delle sue scarpe tocca le mie. Mi sposta una ciocca finita sul viso.

- Fottiti. – Ribatto mettendo un po' di distanza tra di noi.

- Te l'ho detto stamattina. Voglio fottere te.

- Balle. – Ribatto riacquistando quel poco di coraggio e lucidità.

- Nessuna balla. È la verità. – Mi guarda dritto negli occhi e io non so come interpretare le sue emozioni, le sue parole non dette. Imbarazzata, distolgo lo sguardo per prima e guardo il mare che si trova dietro di lui in lontananza.

Il Diavolo Sa AmareWhere stories live. Discover now