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Cupido

C'era tensione nell'aria, preoccupazione, brutti presentimenti. Ormai da mesi Quentin aveva queste sensazioni. Lui ed Elizabeth vivevano insieme, ma lei da un paio di giorni non si faceva vedere. A causa del lavoro, probabilmente. Non c'era da preoccuparsi. Elisabeth faceva parte dei servizi segreti inglesi da ormai diversi anni e certe volte se ne andava per mesi in missioni terribili in qualche posto terribile a cui Quentin non voleva neppure pensare.
A proposito di lui, per mestiere insegnava astrofisica e fisica quantistica. Mr Yates, o Mr Q per i ragazzi più loquaci, era un uomo giovane, gioviale e divertente, ma quando iniziava a parlare di stelle e pianeti e buchi neri, i suoi occhi iniziavano a brillare di luce propria e sembrava che tutto il resto non ci fosse più e se lo contraddicevi o dicevi qualcosa che non gli piaceva, potevi andare a nasconderti e sperare che fosse di particolare buon umore. Elizabeth Hogg era una ragazza sveglia. Assomigliava al padre, anche se era più razionale e aveva una curiosa passione per le arti marziali. La signorina Hogg era famosa in tutto il distretto e forse anche di più.

Erano una coppia felice quei due. Quando non erano a lavoro passavano il loro tempo insieme come le normali coppie: andavano a prendere un gelato in centro e poi passeggiavano mano nella mano, ridevano e scherzavano e si dimenticavano. Man mano che il tempo andava avanti, si dimenticavano della loro vita precedente, di tutti quegli sbagli, quegli orrori. Ma dimenticare è pericoloso.

Era un pomeriggio d'inverno di quelli freddi e tetri, Londra era caotica come al suo solito e ormai il sole non si vedeva più da giorni, nascosto da grigi nuvoloni che annunciavano un imminente rovescio di pioggia. Quentin sedeva nel suo solito angolino in fondo al pullman, con le gambe accavallate e la borsa piena di libri in grembo. A guardarlo era un omino alto e smilzo, con la barba incolta e gli occhi fissi sul mondo. Uno un po' strambo, uno che le persone non vogliono notare. Quest'uomo dall'aria strampalata osservava fuori dal finestrino, le persone, la loro fretta, i loro modi di fare studiati. Una donna che correva inseguita da duo trolley, trafelata e rossa fin sopra i capelli, un uomo seduto a un tavolo del bar con un amico, che ogni cinque secondi controllava l'ora, smanioso di uscire da quella conversazione e tornare a farsi i fatti suoi, un cagnolino che tirava il guinzaglio, perché la sua grassa padrona che era troppo  lenta e gli toglieva tutto il divertimento. Quasi Mr Yates perse la sua fermata. Scese dal bus incespicando e si diresse a passo veloce verso casa sua, con un fastidioso ronzio alle orecchie, una cosa che negli ultimi tempi gli capitava spesso. 

Varcata la porta di casa, ebbe una pessima sensazione. L'aria sembrava fosse stata inquinata da un gas impalpabile: nervosismo! Si poteva annusare, vedere, quasi toccare. Non ebbe il tempo di mettere a fuoco la cosa, però, perché Elizabeth piombò come un uragano dalla sua camera da letto, urlando di chiudere la porta a chiave e di preparare le valigie il più velocemente possibile.

«Cosa sta succedendo?» chiese Quentin stordito. E mentre attendeva la risposta, iniziò a eseguire  gli ordini.

«Hanno ucciso mio padre e il signor Osborne ed Hela... insomma tutti! Tutti in modi diversi, tutti in luoghi e circostanze diverse, tutti apparentemente da persone diverse, ma siamo i prossimi. Dobbiamo andare da Lei, di corsa! Ho prenotato un aereo tra un'ora, il tempo di preparare le nostre cose e partire.» Elizabeth non smetteva un attimo di muoversi e buttare tutto ciò di cui pensava di aver bisogno nella valigia.

Ogni esitazione scomparve dal volto di Quentin.

«Ci arriviamo in molto meno guidando!» esclamò.

«Non possiamo andare in macchina, potrebbe intercettarci, chiunque sia l'assassino. E poi, chissà in che modo vuole ucciderci?»

Quentin ed Elizabeth si guardarono per un istante che a loro parve infinito. Si dissero tutto. Ti amo e anche se finirà male, saremo insieme. Poi tornarono alle loro valige che in meno di dieci minuti furono pronte.

La Trappola Del DiavoloWhere stories live. Discover now