Capitolo 6 - L'ennesimo matrimonio.

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Ovviamente promettiamo che non succederà, nemmeno sotto tortura. In realtà stiamo registrando tutto con un cellulare.

«Mio padre non era veramente pazzo. Diceva di vedere "qualcosa in soffitta", l'ha anche filmata un paio di volte ma mia madre ha cancellato tutto. Lo odiava.»

«Lo sappiamo.» ribatte Luca senza pensarci, quasi stizzito per non aver avuto informazioni nuove. Maledizione.

«Come fate a saperlo?» avevo sperato inutilmente che non se ne accorgesse. Mi concentro per trovare una scusa valida mentre gli altri temporeggiano ma sono costretta a dire la verità.

«Durante la nostra felice escursione abbiamo trovato un'altra videocassetta.»

«Posso vederla?»

«Non uscirà da questa stanza.».

Patto accettato, facciamo partire il secondo filmato in nostro possesso. Stavolta niente matrimoni, il paziente 507 è lì per raccontare qualcosa di sé a suo figlio.

Anche dopo che il video è finito rimaniamo in silenzio, aspettando che sia lui a parlare.

«Sapevo già tutto, mia madre me ne parlava spesso. Lo odiava per la sua ossessione per quella cosa ma ora che ho visto tutto questo posso dirvi con certezza che mio padre non si sbagliava.»

«Come fai a saperlo? C'è qualcosa che ci sta sfuggendo? Abbiamo analizzato tutto, ogni dettaglio.»

«No, non tutti i dettagli. Forse non avete mai notato che a volte, per poche frazioni di secondo, nel video compare un volto su sfondo nero.» Certo che l'abbiamo notato, già dalla prima volta che abbiamo visto la cassetta. Non ci siamo più posti il problema, non avendo nessuna pista che ci potesse portare a capire di cosa si trattava.

«L'abbiamo visto ma cos'è?»

«Dopo aver visto tutto questo pensavo fosse abbastanza facile da capire: quella è la faccia della cosa.»

«Come fai ad averlo visto senza dover fermare il video? Quei frame sono praticamente invisibili.» osserva Luca.

«Anche io ho visto la cosa. La prima volta è successo perché mio padre mi ha portato in soffitta con lui e non ho potuto fare a meno di vederlo. Poi, quando lui si è fatto rinchiudere in quel manicomio sono tornato lassù da solo, a cercare risposte, a volte lo faccio ancora. La cosa è sempre lì ad aspettarmi.»

Questo cambia le carte in tavola.

«Quindi dopo averlo visto riusciremo a vedere quello che al momento non vediamo?» chiedo. È folle.

«Sì, riuscireste a vedere qualcosa di più vicino alla verità in tutta questa storia. Ma non ve lo consiglio assolutamente.» tipico cliché anche questo. Lasciatemi indovinare, nonostante tutte le raccomandazioni e nonostante sembri davvero un'idea di merda saliremo in soffitta proprio questa notte per vedere quella cosa.

«Vogliamo vederla.» dice Riccardo risoluto. Ecco, appunto. Aggiungi che vuoi vederla stanotte, su.

«Vi ripeto che non vi conviene farlo, ma non sono nessuno per impedirlo. Avete più possibilità di incontrarla la notte, sempre che voglia essere vista.».

Lo sapevo. E preferivo non saperlo, sia chiaro.

Sono le 22 passate da un po' quando, armati delle sole torce dei cellulari, saliamo in soffitta.

Chiaramente ora sembra tutto ancora più tetro di quel pomeriggio quando ci sono venuta da sola. Le impronte, le stesse di allora potrei quasi giurare, sono ancora lì, come se non fosse passato che un attimo. Devo levarmi questa cosa dalla testa subito, non mi servono altre paranoie per oggi. Grazie.

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