Capitolo I

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Cassandra all'epoca, aveva non più di 15 anni. Viveva nella grande città di Genova, a pochi passi da via XX Settembre, in un appartamento arredato in stile moderno.

A causa del forte maltempo che caratterizzava quel periodo dell'anno, aveva avuto la fortuna di rimanere a casa a causa di un'allerta arancione, emanata la sera prima e che le aveva fatto scampare la temuta verifica di matematica. Frequentava il liceo scientifico e sebbene dovesse amare quella materia, non riusciva a capirene nessun argomento.

Quella mattina si era svegliata abbastanza tardi, intorno alle dieci e trenta. I suoi genitori erano già a lavoro da parecchio tempo. Affacciandosi a una delle tante finestre che davano sulla strada si rese conto che il cielo era completamente nero e fuori infuriavano la pioggia e il vento.

Si sedette sul divano a guardare la tv.

Dopo alcuni minuti passati a fare zapping, senza trovare niente di decente da guardare, Cassandra capitò casualmente su un telegiornale.

In quel momento stava parlando una donna di circa trent'anni e sul suo viso era dipinto il terrore. Sullo schermo alle sue spalle stavano mostrando delle immagini in diretta.

Una gigantesca tromba d'aria si stava abbattendo su una città. Sulle prime non riconobbe il posto, osservandolo meglio tuttavia si rese conto che la città colpita dal tremendo tornado era in realtà Genova. L'inviato parlava di una tromba d'aria di intensità F5 e intimava agli abitanti di cercare riparo e rimanere chiusi in casa.

L'immensa "creatura" si muoveva lentamente, generando venti di potenza superiore ai 300 km/h. Con un diametro di un chilometro e un altezza di 500 metri stava radendo al suolo tutto ciò che incontrava.

Il suo muoversi aveva qualcosa di ipnotico per Cassandra, che rimase affascinata dalla meraviglia, dalla pericolosità e dalla distruzione che era in grado di generare.

La ragazza di diresse sul tetto del palazzo, dove si trovava la terrazza. Non era un luogo sicuro ma doveva vederla con i suoi occhi e non attraverso uno schermo.

Eccola lì. Immensa. Bellissima. Un turbine nero e nitido, circondato da frammenti di case e macchine che si muovevano in circolo per tutta la sua altezza. Urla di persone in fuga e in preda al terrore. Lampi nel cielo nero. Un rumore assordante come di un aeroplano a bassa quota.

Tesla.

Così decise di chiamare quello spettacolo della natura che era giunto ormai al termine del suo percorso. Lentamente di stava dissolvendo, diventando sempre più debole come se la sua energia fosse finita. Il vento si placò e la pioggia smise di cadere, il rumore assordante cessò.

Mentre osservava il terminare dello spettacolo, la ragazza vide qualcosa all'interno della tromba d'aria stessa. Subito pensò a un'allucinazione dovuta all'emozione, ma si rese conto poi che quello che aveva notato era ancora là e soprattutto era reale. Aveva visto una figura umana.

Con il tornare della normalità quella singolare visione sparì e Cassandra ritornò in casa con mille pensieri che le attanagliavano la testa.

Prese il telefono, e una volta sbloccato, vide che aveva ricevuto più di dieci chiamate tra sua madre e suo padre, probabilmente preoccupati per la sua incolumità.

Con una semplice scusa riuscì a placare la tremenda ira dei genitori, omettendo ovviamente, il fatto che si trovasse sulla terrazza fino a qualche minuto fa.

Quella giornata rimase nella sua memoria e nella memoria di Genova, completamente distrutta dove il fenomeno aveva colpito e con la conta di 100 vittime e migliaia di feriti.

Cassandra quel giorno decise che cosa avrebbe fatto della sua vita.

Cuore di tempesta (Sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora