You and Me

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ATTENZIONE: LEGGETE SEMPRE L'ANGOLO AUTRICE



Ai sentimenti che nascono.

Ai pensieri che non tacciono.

Alle emozioni che non si spengono.



"'Cause we're two kids

Trying to start a fight

No matter where we go

Yeah, we'll be alright

All I'm asking for

A bit of patience, please

'Cause I know what's to come

And it's coming for you and me"

(-You and me- Niall Horan)



La mattina dopo il dolore alla caviglia è leggermente diminuito, ma non abbastanza da permettergli di poggiare il piede senza lamentarsi. Afferra la confezione di antidolorifici e ne ingoia due.

Sorride, ricordando la premura concessagli da Louis, ma si riscuote quasi subito.
Zoppica fino alla porta facendo uno sforzo enorme, la apre e si trova faccia a faccia con Louis e per poco non gli cade di nuovo addosso. "Buongiorno!" Esclama il più grande. "Ti ho portato queste," gli dice, porgendogli un paio di stampelle.
"Hai delle stampelle in casa?"
"Non esattamente," ridacchia Louis. "Diciamo che sono state prese in prestito nella clinica in cui lavoro."
"Prese in prestito. Certo. Quindi il tuo capo lo sa?" chiede il riccio in tono ironico.
"Ehi, vai poco per il sottile. Vuoi essere un minimo autonomo o vuoi farti scarrozzare ovunque da me o da tuo padre?"
Harry alza le mani in segno di resa. "Sì signore!" Ironizza, afferrando le stampelle.
"Muoviti Gambadilegno, che la colazione è pronta," dice Louis, mentre si volta per tornare in cucina.
Harry lo segue e appena entra nella stanza viene investito da un familiare odore di muffin. Nota Louis afferrare una teglia da forno. "Sei tu che prepari i muffin tutte le mattine?" chiede sorpreso. "Credevo li compraste."
Louis gli rivolge un sorriso soddisfatto. "No. Sono io. Sono una schiappa inqualificabile in cucina e i muffin sono l'unica cosa che sono in grado di preparare senza dar fuoco all'intera casa."
"E da quando?" chiede, sempre più sorpreso.
"Da quando tuo padre mi ha detto che sono il tuo dolce preferito," dice, abbassando il tono della voce, con una punta di vergogna. "Io... ecco... volevo farti una buona impressione."
Harry è assolutamente frastornato.
Non si aspettava una cosa del genere.
Non si aspettava che il fidanzato di suo padre fosse così dolce, carino e attento.
Se lo aspettava più come uno spocchioso approfittatore, non certo uno come... Louis. Un moto di tenerezza si espande nel suo petto insieme a qualcos'altro.
Sono mesi, se non anni, che nessuno si prende più cura di lui in questo modo e Louis è riuscito a farlo per ben due volte nel giro di ventiquattr'ore.
Anzi, lo fa già da quasi due mesi.
Sente lo stomaco chiudersi dal senso di colpa per il modo indegno in cui l'ha trattato da quando è arrivato. E stringe i pugni, perché non vuole sentirsi in colpa; vuole continuare a riversare odio, rabbia e disprezzo, ma come fa a prendersela con un ragazzo dagli occhi fatti di cielo che in questo momento gli sta porgendo un muffin alla granella di pistacchio, mostrandogli uno dei sorrisi più belli che lui abbia mai visto?
"So che i tuoi preferiti in assoluto erano quelli alla vaniglia con le gocce di cioccolato. Ma so anche che adesso sono diventati quelli alla banana con la granella di nocciola" dice, orgoglioso di se stesso.
"È vero. Ma tu come fai-"
"L'ultima volta che li ho fatti ne sono spariti sei. Sei, Harry! Mi sorprende che tu non abbia vomitato a scuola!" csclama ridendo.
Harry si fa trascinare da quel suono e inizia a ridere anche lui "Io non so cosa dire," dice, sorpreso e confuso.
"Be', puoi dirmi se sono buoni," tituba il più grande.
Il riccio sorride. "Sono perfetti. Grazie."
"Oh, ma guarda! Hai delle bellissime fossette!" esclama entusiasta, infilando un dito nel profondo buco sul lato sinistro della sua guancia. Harry arrossisce. "Proprio come tuo padre" si lascia sfuggire il liscio.
Il sorriso di Harry si spegne e si allontana bruscamente dalla mano di Louis. "È meglio che vada a stendermi. La caviglia mi fa molto male."
Louis sembra rendersi conto dell'errore perché, "No! Ti prego Harry, mi dispiace. Non volevo dire quello che ho detto, so che ti da fastidio. Per favore non andare via. Mangia almeno un muffin," lo prega.
Harry ci pensa e la verità è, che per quanto l'abbia innervosito quella frase, non vuole andarsene. Così si siede e inizia a togliere la carta dal dolce con lo sguardo basso.
Mentre Louis sorseggia il suo caffè, la colazione passa in silenzio.
È Harry a romperlo, dopo aver ingurgitato il suo secondo dolce. "Perché?" chiede.
Louis sussulta. "Perché cosa?"
"Perché sei gentile con me, Louis?"
"Perché non dovrei?" chiede aggrottando le sopracciglia.
"Perché ti ho trattato di merda dal primo momento che ho messo piede in questa maledettissima casa."
"In effetti i soprannomi che mi affibbi non sono tanto gentili, ma li trovo divertenti se escono dalla tua bocca," ricomincia a ridere.
"Louis," lo riprende Harry.
"Scusa, mi dispiace," si schiarisce la voce. "Tua madre è morta e sei stato costretto a trasferirti a casa di un uomo che è tuo padre ma che tu non riconosci come tale. Odi la città in cui ti trovi. Sei incazzato nero e hai bisogno di scaricare la rabbia. E io sono un bersaglio così facile. Quindi se la cosa ti fa sentire meglio e allevia le tue sofferenze, continua pure a chiamarmi sgualdrinella."
Harry stringe i pugni così forte che sente le unghie conficcarsi nella pelle.
Questo è il discorso più lungo che fanno in due mesi, eppure quel giovane dagli occhi azzurri lo ha capito come nessuno. Senza bisogno di parole.
E non sa se questa cosa lo infastidisce da morire o lo conforta.
"Oppure," continua Louis, "possiamo diventare amici e potresti parlarmi di ciò che ti turba. Potrei aiutarti."
"Non capiresti," dice Harry. Non perché lo pensa davvero, a questo punto, ma perché non vuole uscire totalmente allo scoperto.
"Mettimi alla prova," lo sfida.
Harry tace.
Tace perché gli occhi di Louis lo stanno guardando come per scavargli nel profondo della sua anima.
Vorrebbe staccarsi dall'ancora che lo trattiene in tutto quell'azzurro.
Vorrebbe scappare e questa volta non per la rabbia ma per la paura di ciò che Louis potrebbe trovarci.
Non glieli vuole ancora mostrare, i suoi demoni.
Abbassa lo sguardo.
Louis gli mette un dito sotto il mento, costringendo Harry ad alzare di nuovo la testa.
Gli lancia uno sguardo così intenso che il riccio si sente nudo. "So cosa significa sentirsi soli."
Il riccio stringe la mano in un pugno e si morde il labbro, cercando di trattenere le lacrime.
Louis prende un lungo respiro e butta fuori rumorosamente l'aria. Poi torna al suo abituale sorriso quando dice, "Bene! Mentre ci pensi, andiamo a cambiarci la fasciatura."
Harry nasconde un altro sorriso.


In un paio di giorni la sua caviglia guarisce e quasi gli dispiace, perché Louis non gliela deve più massaggiare.
Ma questo non deve necessariamente saperlo qualcuno.

Il fidanzato di papàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora