25 | Va tutto bene, te lo giuro

Magsimula sa umpisa
                                    

Fuori il sole era ancora freddo, e la luce che entrava in cucina era ancora troppo pallida.

Aprile era un mese strano, non gli era mai piaciuto e l'improvviso aumento delle temperature l'avevano colto di sorpresa.

Osservò svogliato il palazzo difronte, e il cielo che si apriva lentamente.

Era quasi una settimana che condividevano quell'appartamento ed ancora non sembrava reale.

Gli spazi si erano rimpiccioliti- erano arrivati soprammobili e mobili nuovi, che Idie aveva definito orripilanti - e la dispensa si era riempita.

Non era un più un involucro vuoto, e con il borsone degli allenamenti di Paulo e i libri che Idie lasciava lì, aveva sempre più la parvenza di una vera casa.



Paulo non aveva mai amato il caffè, proprio per nulla. Zero.
A Vinovo, gli altri provavano sempre ad offriglielo ma puntualmente rifiutava.

Da quando c'era Idie, quella abitudine del caffè-sigaretta era diventata un'abitudine anche sua.
Senza la sigaretta, ovviamente.

Era diventato anche piuttosto bravo a prepararlo, sicuramente migliore di Idie che rischiava sempre di far saltare la cucina.

«Dopo gli allenamenti torno qui» l'avvisò, sedendosi al suo fianco.

Idie annuì, cercando di non chiedere nulla, ma fu inevitabile mormorare un vago con ancora il capo chino «Non vai a casa..»

«No» scosse il capo, continuando a girare il caffè con il cucchiaino.

Non tornava nel suo vecchio appartamento da sei giorni e non poteva dire che quel posto gli fosse mancato.

Certo, ogni tanto fare i dispetti ai suoi migliori amici gli mancava, o ritrovarsi suo fratello a casa ad orari impensabili, ma andava bene così.

Il pensiero di ritornarci non l'aveva neanche sfiorato e questo lo spaventava un po', ma poi pensava che quella solitudine era solo il sintomo di una libertà che non aveva mai assaporato.

Si era allenato molto, si era concentrato sulle prossime partite e la presenza di Idie lo aiutava ad evitare che i suoi pensieri viaggiassero sconnessi in direzioni poco sane.

Idie era pazza e questo lui lo sapeva già. Aveva invaso tutti i suoi spazi vitali -e la sua mente- e non sarebbe riuscito a scacciarla via nemmeno volendo.

Lasciava le cicche spente di sigaretta un po' ovunque, nel bagno c'erano sempre i suoi capelli e puntualmente gli rubava le felpe.

Ma era anche l'aria fresca che gli entrava in bocca con il primo sbadiglio, le mani che cercavano sempre le sue e quegli sguardi che gli lanciava quando non poteva sfiorarlo.

Da quando c'era lei riusciva a parlare di più, a incazzarsi, perché quella bolla di apatia che l'aveva circondato per così tanto tempo si era infranta il giorno esatto in cui le era andato a finire addosso a Vinovo.

E ora che non c'era più nulla che lo proteggeva, le schegge che gli arrivavano addosso lasciavano dei tagli profondi che non poteva più ignorare.

«Ti senti solo?- gli chiese alzando lo sguardo su di lui -qui, quando non ci sono»

Paulo sospirò, come faceva a spiegarlo? «Mi sento soffocare se non sono solo»

Idie aggrottò la fronte «Ma tu non sei da solo, ci sono io con te»

𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.DTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon