LA SIRENA BAMBINA

295 32 40
                                    

Quando Raffaele entrò nello scantinato, un brivido gli percorse la schiena. Quel posto gli metteva sempre una certa paura; forse perchè non aveva finestre, oppure perchè c'era un odore penetrante di muffa, tuttavia si fece coraggio e scacciò via ogni timore. Da qualche mese suo padre era venuto a mancare e lui, ormai, non era più un bambino. Aveva undici anni e doveva rendersi utile. Quella sera, sua madre gli aveva commissionato un compito molto importante: fare il bucato.
Attese che la lampada si accendesse, poi posò la cesta dei vestiti sporchi a terra e si inginocchiò davanti alla lavatrice. Nell'attimo in cui le sue mani aprirono l'oblò, una forza spaventosa lo travolse, facendolo cadere a gambe all'aria. Subito si rimise in piedi.
I suoi occhi scuri brillarono e le sue labbra si schiusero in un sospiro.
Seduta sulla lavatrice apparve una fanciulla.
La guardò meglio. In realtà non era una vera e propria ragazza, perchè non aveva un paio di gambe, ma una gigantesca coda ricoperta di squame.

«Chi sei?» chiese Raffaele. Non riusciva a distogliere lo sguardo dai capelli ramati della misteriosa apparizione, i quali ondeggiavano come alghe marine.

«Io sono una sirena» disse la creatura con voce melodiosa.

«Perché sei uscita fuori dalla mia lavatrice?» balbettò il ragazzo.

«Stavo nuotando quando una corrente mi ha risucchiata... devo essermi avvicinata troppo alla riva...» spiegò la sirena.  

«Mi sa che sei finita nello scarico» ipotizzò il ragazzo, poi allungò una mano. «Piacere, Raffaele».

«Che bel nome... io, mi dispiace, non ne ho uno» sospirò la creatura. 

«Posso chiamarti Sirena Bambina, se vuoi...» propose lui.

Lei increspò le labbra in un sorriso. «Sai, è la prima volta che incontro un umano. Sei carino e simpatico. Cosa porti in testa?».

«Un cappellino» disse Raffaele, ricordando il  giorno in cui suo padre glielo aveva acquistato.

«Puoi regalarmelo?».

Il ragazzo ci pensò un attimo, poi se lo sfilò e glielo porse. La sirena allungò il busto, sfiorandogli la guancia con un bacio.

«Adesso devo tornare a casa».

«Perchè non resti qui con me?» chiese Raffaele, arrossendo per il contatto ravvicinato.

«Non posso. Ho bisogno dell'acqua, altrimenti morirò».

«Noi abbiamo una piscina, potresti vivere lì» propose il ragazzo.

«Se restassi, gli umani mi catturerebbero» disse lei.

«Non lo dirò a nessuno, giuro».

La Sirena Bambina si rabbuiò, pensò che era stato bello conoscere Raffaele, ma non poteva restare.

«Il mio posto è in fondo al mare, vicino alla mia famiglia» disse.

Raffaele annuì. La capiva. Anche lui aveva una famiglia, o almeno una madre. E il solo pensiero di non rivederla era insopportabile.

«Ti ricorderai di me?» le domandò.

«Certo, ho il tuo cappello!» sorrise lei, scivolando dentro l'oblò, poi gli mise in mano una conchiglia. «Quando anche tu avrai voglia di pensare a me ti basterà avvicinarla all'orecchio. Addio Raffaele.»

L'oblò si chiuse. Gli occhi del ragazzo rimasero a guardare la creatura tornare al suo mondo. Le sue mani posarono la conchiglia all'orecchio. Il rumore del mare lo travolse.

«Addio Sirena Bambina »

LA SIRENA BAMBINA || One-shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora