sola

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Silenzio.

Troppo silenzio.

Non mi piace; i miei pensieri sono troppo rumorosi, come qualcuno che urla in un parcheggio vuoto. E c'è l'eco. C'è l'eco. Le parole mi fanno tremare dalle fondamenta, un moto che si propaga fino a farmi crollare.

Perché?

Perché ci vuole così tanto tempo per creare l'equilibrio, così tanta forza, così tanto impegno? E poi tutto s'infrange per una parola. In un soffio tutto cede. E cado, precipito.

Un pozzo. La luce della superficie, che prima sfioravo, si allontana.

La vedo affievolirsi, svanire troppo velocemente. Inghiottita dal buio.

Troppo veloce, troppo buio, troppo silenzio.

È troppo.

Mi sento risucchiata, precipito, appesantita.

Mi rialzerò dopo?

Non riesco a pensarci, è questo il problema. Quando sto così non posso distrarmi con il futuro. Mi provoca uno spasmo, proprio lì, al petto, i polmoni, il respiro.

Non riesco a respirare, apro la bocca, affannata, cerco aria, faccio un verso strano, disperato, straziato.

"Fai troppo rumore" mi sgrida la mente, gelata, sprezzante. Mi dimentico che è la mia voce, eseguo l'ordine e cerco di tacere.

Chiudo la bocca mettendoci sopra le mani, sovrapposte, premo per non esplodere.

"Così ti distruggi" mi dico da sola.

"Forse dovrei"

Se qualcuno entrasse adesso (ma so che non accadrà) vedrebbe una persona che si tappa la bocca troppo forte. Ho le nocche bianche.

Forse mi troverebbe stupida, ridicola, penserebbe che voglia attirare l'attenzione.

Combatto contro qualcosa d'invisibile, qualcosa che solo io posso sentire.

Loro non lo vedono.

Mi dicono solo di smetterla.

Ma io non posso smetterla.

Credetemi.

Se potessi, l'avrei già fatto.

solaWhere stories live. Discover now