Capitolo 3

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Non appena entrai nella stanza vidi i membri della squadra: due uomini intorno ai 35 anni che non mi dissero la minima parola, mi continuarono a fissare e io feci lo stesso. Ad oggi non ho idea di chi fossero costoro né che fine abbiano fatto.
Avevano occhi freddi, caratteristici di chi fa questo tipo di lavoro, continuavano imperterriti a guardarmi senza distogliere mai lo sguardo, finché non arrivò nella stanza un uomo; una persona che sarebbe diventata il volto di tutta l'operazione, che le avrebbe dato credibilità ma che, allo stesso tempo, avrebbe fatto porre delle domande a delle persone. Quest'uomo era il celebre Lee Harvey Oswald, colui che, secondo la Commissione Warren, ha assassinato J.F.K. sparando sei colpi di fucile, ma a questo ci arriverò più avanti. Io all'epoca non avevo idea di chi fosse questo ragazzo, credevo fosse un agente, come me, come gli altri, ma non avrei mai immaginato che avrebbe rivestito un ruolo così importante. Quest'uomo era stato scelto alla perfezione, era stato un periodo in Unione Sovietica, aveva sposato una donna sovietica e simpatizzava per i ribelli comunisti a Cuba, insomma era il perfetto capro espiatorio per far ricadere la colpa sui russi e continuare, di conseguenza, a dar loro la caccia in Vietnam.
Terminammo questa sorta di briefing e ci separammo, ognuno nella sua direzione, io tornai in stanza e trovai sul letto dei fogli rappresentanti una mappa, senza alcun riferimento, c'era solo un cerchio rosso vicino ad una ferrovia con la scritta "You", allora non avevo idea di che città fosse ma oggi posso dirvi che si trattava di Dallas, la città, dove tutto ciò sarebbe dovuto accadere; io però, ancora non lo sapevo.

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