A devastated heart

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PROLOGO

 

 

NOTHING FINE, I’M TORN

Thursday, 6th February 2014


POV KRISTEN
I granelli di sabbia scivolano lentamente tra le mie dita chiuse in un pugno, esattamente come ogni mio sogno, aspettativa e progetto futuro è scivolato via dalla mia vita durante le ultime 15 ore.
Il mare è il posto dove puoi scordarti tutto, camminare senza lasciare tracce, fissare lo stesso punto e vedere sempre qualcosa di nuovo, guardare l'orizzonte e immaginarti un mondo aldilà, ricevere carezze da un vento fresco mentre chiudi gli occhi e respiri a pieni polmoni la vera tranquillità, lontana da milioni di rumori e persone. Il mare è la cosa che più amo di San Francisco. È il posto in cui sono sempre riuscita a essere me stessa, a essere felice e a trovare la forza prendendo esempio dalle onde che, nonostante si infrangano inevitabilmente sugli scogli, continuano a riprovarci all'infinito.  Ma non oggi. Oggi stare qui mi permette solamente di poter piangere senza dover dare spiegazioni a nessuno. Oggi vedere le onde infrangersi sugli scogli mi fa pensare che siano stupide a riprovarci ogni volta: continuano solo a farsi inutilmente del male.

È strano come una vita possa cambiare in pochi minuti. Come tutto ciò in cui credevi fino al giorno prima diventi un'immagine sfocata in bianco e nero, e tutto ciò che era importante improvvisamente diventi insignificante.
Quando tutta la sabbia è scivolata via dal mio pugno, sfrego le mani tra loro per togliere gli ultimi granelli rimasti e mi asciugo le lacrime dal viso. Mi alzo e mi avvicino alla riva, vedo le orme lasciate sulla sabbia bagnata dalle mie vans cancellarsi sempre di più a ogni onda che le ricopre, fino a scomparire, e non posso fare a meno di immedesimarmi in quelle orme travolte da qualcosa di molto più potente di loro. Il rumore di un sasso che rimbalza sull'acqua richiama la mia attenzione e mi costringe ad alzare lo sguardo. Pochi metri più in là c'è un ragazzo, un bel ragazzo. Okay, uno dei ragazzi più stupendi che abbia mai visto. È alto, i capelli sono di un biondo miele e alcune ciocche più chiare spiccano tra le altre, e riesco a vedere perfettamente i suoi muscoli nonostante la maglietta e la lontananza. Ma è quando gira la testa nella mia direzione, e i nostri sguardi si incrociano, che vengo attratta da qualcosa. Quegli occhi... quegli occhi hanno qualcosa di strano, di molto simile alla sofferenza che sono sicura stia trasparendo dai miei in questo momento. Il mio sguardo resta incatenato nel suo, tutte le mie paure si tingono del verde intenso in cui mi sono persa. Lui sembra immerso in una sorta di realtà parallela formata solo da noi due tanto qanto me. Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, questo ragazzo deve averne una stupenda. Appena torno alla realtà mi giro, do un'ultima occhiata al mare, afferro la borsa e mi dirigo verso la strada. Devo allontanarmi da qualsiasi cosa mi attragga.
Quello sguardo aveva davvero qualcosa di particolare, era più intenso di mille parole.

POV ROBERT

Fin da quando ero piccolo mi hanno insegnato che la vita è dono, e che come tale va vissuta attimo per attimo con dedizione. Io invece ho imparato che la vita è una condanna che ti è stata inflitta per farti soffrire! E io ne sono un esempio... sono SOLO, lo sono sempre stato e sempre lo sarò. Mi ritrovo seduto a gambe incrociate sulla sabbia, con i capelli che mi coprono leggermente il viso e gli occhi socchiusi. Ascolto i rumori che mi circondano, non si possono definire bene: alcuni somigliano al fruscio del mare e delle onde che si scontrano sugli scogli, in lontananza se ne sentono altri simili al pianto di un bambino che soffre. In mano ho una bottiglia di birra ormai vuota, l'avevo presa con la speranza che l'alcol annebbiasse la mia mente e mi facesse smettere di pensare, ma non è successo. Migliaia di pensieri continuano a fluire disordinatamente nel mio cervello, la rabbia ancora persiste, il rimorso ancora brucia e la nostalgia inizia a farsi strada. Vorrei urlare con tutta la forza che ho ma non la posso sprecare per me, lo devo a lei, gliel'ho promesso quella notte tra i pianti e le grida. Non posso tirarmi indietro, non posso avere paura o risentimenti, non me lo posso permettere, altrimenti manderò tutto a puttane come ho sempre fatto, ma lei non se lo merita, io VIVO per lei, per rivederla. Devo essere forte e fanculo se mi ritrovo nella mia città natale di merda dove tutto è cominciato, dove è iniziato il mio incubo. Non ho nulla da perdere se non lei: la mia unica speranza, la mia ragione di vita... si perché se ora sono qui e respiro è solo per lei che mi ha dato la forza di andare avanti e non cadere in un abisso. Ma non posso, non ce la faccio, almeno non qui, in questa città di merda che ha sancito la mia rovina, la mia determinazione andrà a puttane, da solo so di non farcela. Mi tiro i capelli per procurarmi dolore, sto diventando patetico e troppo sentimentale. Per la frustrazione lancio un sasso nell'acqua, la sua caduta fa spaventare qualcuno, ma chi? Sono solo... mi volto di scatto incontrando esattamente il mio riflesso: SOFFERENZA. La creatura di fronte a me ha degli occhi bellissimi di un verde cristallino, la pelle è diafana, talmente chiara che è in contrasto con i capelli scuri. I suoi occhi sono rossi e gonfi, segno che ha pianto molto. Vorrei avvicinarmi ma non posso, non so dare consigli a me stesso
come posso aiutare una perfetta sconosciuta? Inoltre ho un aspetto orribile, le incuterei solo più terrore. Mi limito a guardarla intensamente, ad ammirarla per radicare nella mia mente ogni suo movimento ogni sua fisionomia perché so che non la rivedrò mai più. La guardo allontanarsi sempre di più finché non scompare. Già sento la sua mancanza.

A devastated heartWhere stories live. Discover now