La fuga_ parte II

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Sarah quella sera si sentiva proprio stanca. Aveva avuto un turno di mattina e uno anche nel pomeriggio, solo mezz'ora di pausa pranzo. Le mani le tremavano per la stanchezza, e con un ultimo sforzo caricò tutti i drinks sul vassoio e corse di nuovo ai tavoli per servire i clienti. Mentre appoggiava un bourbon con ghiaccio sul tavolo dove erano seduti quattro uomini sentì una mano carezzarle la coscia destra. Ingoiò un groppo di saliva e per un attimo chiuse gli occhi. Fece finta di niente e continuò a servire gli aperitivi che avevano ordinato gli altri tre. La mano salì velocemente, giunse sotto la minigonna per afferrarsi saldamente sul gluteo destro. Sopporta ancora un po', solo un altro pochino. Non avrebbe certo pianto o fatto scenate. Non aveva più lacrime ormai, le aveva terminate da tanti anni. Era un'invisibile. Un'invisibile come tanti, un'invisibile come quasi tutti. Eppure aveva del talento. Appena serviti i quattro si ritirò rapida dal tavolo, la mano scivolò via senza avere il tempo di agguantarla. Sospirò. Aveva quasi finito, doveva pulire i bagni e poi poteva tornare a casa. Era così felice. Finalmente di lì a poco sarebbe tornata dai suoi amici, avrebbe ascoltato e poi scritto le loro storie. L'umanoide 35DT44 era appena sbarcato su Nexius, il satellite in orbita su Artemide, il pianeta gigante appena scoperto nella galassia Calliope, adiacente alla Via Lattea, per cercare la vita o molecole dallo scheletro carbonioso, indizio della presenza di sostanze organiche oltre ai sali minerali, mentre il professor Gustavo Korkarinoff stava per terminare le ultime modifiche della macchina galaxy, in grado di creare dei tunnel spazio-temporali per viaggiare lungo distanze di anni luce in pochi decimi di secondo, con il rischio però costante di imbattersi improvvisamente in un buco nero e di essere risucchiati per sempre nell'abisso di pressioni cosmiche spaventose, per non parlare poi dei robots schiavi di ultima generazione, che avevano imparato le emozioni umane ma non erano poi in grado di usarle contro il proprio creatore, contro il proprio padre, l'uomo, e piuttosto decisero di scappare, abbandonando i loro doveri, braccati per tutta la vita.

Non importava se la molestavano a lavoro, se era malpagata per le mansioni dure che le spettavano, per l'orario quasi insopportabile. Tra poco, come ogni sera, non sarebbe più stata lì. Sarebbe stata compresa, ascoltata, confortata, stimata, e amata.

Fuori faceva freddo. Si strinse forte nel vecchio cappotto. Aveva ancora il profumo dei suoi genitori, della loro vecchia casa. Scacciò i pensieri scuotendo la testa e si avviò verso la fermata del bus. Si sedette tra un'anziana e un uomo che leggeva il giornale. Eppure, quella sera era diversa dalle altre. Se lo sentiva.

 Se lo sentiva

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Note dell'autrice:

Disegno: Aringawild (sì, il disegno l'ho fatto io^-^ vi piace? spero di ricevere commenti sia sul capitolo che sul disegno!^^ a presto con la prossima puntata!^-^)

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