1] NIL

62 4 2
                                    


Piccole goccioline di pioggia cadono veloci sulle pietruzze avanti alla locanda, scomparendo senza traccia come se nessuna di loro contribuisse a rendere la città un po' più bagnata di quanto già non sia, come se il loro sacrificio fosse essenzialmente inutile e superfluo.

Eppure, qualcuna di quelle goccioline ha avuto il rispettabile e delizioso compito di soffermarsi sui suoi vestiti, sulla sua pelle e persino sui suoi biondi capelli, non essendo stata abbastanza cauta nell'avventurarsi in città.

Sono ormai quasi due giorni che ha trovato, o meglio pagato,dimora nella locanda di Kalen.
Fino ad ora è riuscita a mantenersi svolgendo alcuni lavori per privati, ma se non si sbriga a trovarsi un lavoro si ritroverà per strada in men che non si dica, a far compagnia alle care goccioline.

Terminate le sue elucubrazioni, finalmente decide di aprire la porta, cosí da ripararsi dall'insistente pioggia che, cadendo trasversale, riesce a colpirla persino da sotto la tettoia.

Il calore della stanza la investe fin da subito, tuttavia i suoi pensieri sono rivolti a tutt'altro:

-IL VIOLINO!!-

Quasi istintivamente ambe le mani vanno a slacciare il mantello, portando così alla luce un malandato zaino di cuoio, decisamente grande e pieno di toppe. Da questo viene immediatamente estratto un violino in acero e abete rosso, con incise sul manico delle scritte in elfico, delle quali nemmeno lei sà il significato:

"Długie szlochy jesiennych skrzypiec moje serce boli z monotonnym rozmarzeniem."

I suoi occhi grigiastri passano inquieti su ogni angolo e anfratto dello strumento musicale, mentre le mani lo tastano verificando che sia asciutto.

"Mi auguro che non si sia rovinato troppo.."

Tira un sospiro, andando a riporre nuovamente il violino nel suo "sacco" per poi riafferrare il mantello e finalmente tornare alla realtà.

Solo ora le iridi cristalline cominciano a ricercare un posto nella stanza in cui sedersi, possibilmente vicino al camino,
nonostante quest'ultimo sia solitamente il posto più ambito e, di conseguenza, il più occupato.

E in effetti pare proprio così: tutti i posti migliori sono maledettamente occupati.

È di conseguenza costretta a trascinare di malavoglia i suoi stivaloni verso un tavolo isolato con tre sedie.

Sullo schienale della più vicina pone il mantello e sulla seconda il grande zaino, non prima però di aver previdentemente avvicinato le due sedie l'una all'altra.

Infine lascia sprofondare la propria schiena nel meritato riposo, mentre il rumore della pioggia che batte contro le finestre le accarezza le grandi e puntute orecchie dal fine udito.

Alza il braccio destro nel tentativo di attirare l'attenzione di un garzone ed ordina suo malgrado una semplice minestrina.

La cena passa abbastanza velocemente ed il posto che ha scelto è sufficientemente isolato perché nessuno venga ad infastidirla.

O meglio, così credeva.

Il ligneo portone della locanda si spalanca improvvisamente

Suara~MelodiaWhere stories live. Discover now