Capitolo 2

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Okay, cominciamo col dire che non ho la minima idea di come si svolga un'indagine per omicidio, figuriamoci per omicidi seriali. Non so da dove iniziare, quale dovrebbe essere la mia prima mossa. 

In qualche modo mi ingegno e vado a visitare la casa della prima vittima, una ragazza di 17 anni di nome Yuriko Mori. Era nella mia stessa scuola, quindi qualche volta l'avevo anche vista. Alta molto magra, bella, occhi vispi, una delle ragazze più carine della scuola, senza alcun dubbio. 

Prima di tutto sono andata a scuola per ottenere l'indirizzo di Yuriko, cosa che non mi è stata molto facile all'inizio, poi fortunatamente è entrata in gioco mia zia, Rika Okamoto. Una donna abbastanza giovane, lavora come segretaria nella mia scuola per l'appunto. Capelli colorati di rosso, alta, un po' paffutella, con un'ossessione per i cani di grande taglia. Non è sposata, ma ha un bambino piccolo che si chiama Taro, il cuginetto più adorabile sulla faccia della terra.

All'inizio mi trovai in difficoltà per la zia era andata in pausa pranzo e la sua collega era abbastanza ostile, poi a dire il vero non si potrebbero divulgare informazioni personali sugli studenti a persone completamente a caso, quindi la donna aveva anche ragione. Poi per fortuna la zia tornò dalla pausa pranzo e prese il posto della donna ostile. Anche se pure la zia era abbastanza diffidente dal darmi quelle informazioni, domandandosi a cosa mi potesse mai servire l'indirizzo di una ragazza morta, alla fine cedette e me lo diede senza fare più domande. Ha sempre avuto un debole per la sua nipote preferita. 

Fatto questo non ebbi il coraggio di andare a casa di Yuriko il primo giorno, come se niente fosse. Da una parte non sapevo cosa chiedere ai suoi genitori, dall'altra comunque non volevo dimostrarmi insensibile e maleducata riportando alla luce fatti che sono stati sotto l'attenzione della stampa per mesi, facendo soffrire due povere persone che avevano perso la propria figlia da poco. Poi, tra l'altro, da quel che sapevo io, Yuriko era figlia unica, quindi i suoi genitori non avevano nessun altro. 

Triste. 

Tornai a casa, piena di sensi di colpa, di dubbi e di esitazione. Cosa dovevo fare? Continuare la mia ricerca oppure fermarmi per evitare di ferire i sentimenti di altre persone he tra l'altro non conoscevo affatto. Tra l'altro se io perdessi mia figlia in questo modo penso che ne morirei se qualcuno che nemmeno la conosceva venisse a casa mia e mi facesse domande su di lei e sulla sua terribile morte. 

Però d'altra parte la polizia non stava facendo nulla per risolvere la situazione e io non volevo assolutamente che qualcuno morisse, di nuovo. Anche perché niente avrebbe potuto impedire che io fossi stata la prossima vittima di questo svitato. 

Andai a dormire con la testa piena di pensieri confusi. E la parte peggiore era che, ovviamente, non avevo nessuno con cui parlarne per sfogarmi. 

L'ombra.Where stories live. Discover now