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"No!"

"Come sarebbe a dire no?"

"Sarebbe a dire che no, mi rifiuto".

La signora McLogan strinse le mani al petto, sopra il seno minuto ingrandito dai merletti svolazzanti dell'abito rosa antico. Trattenne un singhiozzo e gli occhi si fecero lucidi.

"È inutile che piangi, non ho alcuna intenzione di assecondare i tuoi vaneggiamenti".

"Pensa a tua sorella".

"Oh, ma io ci penso a mia sorella, e proprio perché ci penso mi rifiuto di prendere il suo posto".

"Sarà così distrutta quando verrà a sapere che per la tua testardaggine ha perso una così grande opportunità".

C'erano volte in cui la donna lo esasperava. Non capiva come sua madre potesse essere tanto cieca di fronte all'evidenza: Mave non aveva alcun interesse ad assecondare i suoi folli piani di gloria e fortuna.

"Senti, Mave è scappata. Andata. Sparita. Sapeva della sua 'grande opportunità' eppure ha deciso di darsela a gambe con il suo amante. Ha preferito lui alle follie egoistiche di Edamond, fattene una ragione".

La donna squittì e si portò una mano al petto sconvolta.

"È il tuo principe! Dovresti portare rispetto! Oh, se ti sentisse! Se ti sentisse!"

"Se mi sentisse non farebbe niente".

"Tutta questa sfrontatezza! Un giorno ti decapiteranno, lo so, ne sono certa, e allora mi lascerai tutta sola a occuparmi di mandare avanti questa famiglia. Se solo il tuo povero padre ti sentisse, pace all'anima sua".

"Mi darebbe ragione, ecco cosa farebbe. Tu e le tue idee balorde non gli siete mai andate a genio. Senti, la scelta spettava a Mave, il fatto che abbia deciso di andarsene mi sembra un modo più che chiaro per farti capire la sua posizione in merito alla questione".

Cornell si pentì un istante dopo delle sue parole. La signora McLogan scoppiò in lacrime e si sorresse contro il tavolo della cucina. I singhiozzi le occludevano la gola, dalle sue labbra uscivano strazianti vagiti di dolore, le forze parvero abbandonarla.

"È sempre stata una così brava figliola, sono certa che è solo un attimo di confusione, una fase, tornerà e allora ti sarà grata per averle permesso di non buttare al vento una così importante opportunità" si lamentò senza riprendere fiato. Cornell sospirò e si sedette di fronte alla madre. Poggiò un gomito sul tavolo e il mento sul palmo della mano, mentre attendeva che la donna ponesse fine ai suoi lamenti.

Se Mave avesse voluto candidarsi come futura regina, lo avrebbe fatto, il coraggio e la determinazione non le erano mai mancati. Invece di fronte alla prospettiva di competere contro un gregge di invasate per diventare la consorte del principe se l'era data a gambe. Non lo aveva detto a nessuno, neanche a lui, che era suo fratello gemello e con il quale aveva sempre condiviso ogni cosa - almeno così gli piaceva credere, anche se i fatti stavano dimostrando il contrario. Non c'erano stati segni, non tanto visibili da permettergli di coglierne la natura. Mave era stata più nervosa negli ultimi tempi: sorrideva troppo e troppo facilmente, scappava in camera sua non appena le circostanze glielo consentivano e trascorreva nelle stalle più tempo del necessario, ma tutti avevano ingenuamente attribuito quei cambiamenti all'ansia per l'imminente convocazione a palazzo. Invece stava mettendo in atto il suo piano per la fuga.

"È necessario che tu vada al suo posto" rincarò di nuovo sua madre, sbattendo il palmo della mano sul legno scuro del tavolo.

"Ti ho già detto di no. Non me ne tornerebbe niente e soprattutto credi davvero che una simile farsa starebbe in piedi a lungo?"

"Tu e tua sorella siete identici".

"Io e Mave non siamo identici".

"Basta solo una parrucca e un po' di trucco, i tuoi tratti sono così delicati, Nell" allungò una mano verso di lui, per passare le dita sul mento sbarbato.

"Sono un uomo".

"E cosa importa? Non sarebbe per sempre, dovresti far finta di essere lei solo per qualche settimana, finché non riusciamo a trovare tua sorella. Sono pronta a scommettere che la colpa è di quello stalliere, è stato lui a costringerla a partire. Mave è una così brava ragazza, non avrebbe mai rinunciato di sua spontanea volontà alla possibilità di diventare regina. Quale donna sana di mente lo farebbe?"

"Una che non ha voglia di sorbirsi tutte le sciocchezze di corte. Davvero credi che le interessino certe cose? I soldi? Il potere? Mave ha sempre scansato ogni responsabilità ed essere regina, vivere a corte, occuparsi dei sudditi, partecipare agli eventi sono tutte cose che non la renderebbero felice".

Sua madre sorrise. Era uno di quei sorrisi compassionevoli, di quelli che si rivolgono ai bambini un po' sciocchi, che vivono ancora troppo di fantasia per poter capire l'importanza del mondo che li circonda.

"Tu e Mave siete ancora così giovani" disse, mentre le dita scivolavano dal mento alla guancia e l'accarezzavano con lenti movimenti circolari, "Un giorno capirete anche voi perché questa opportunità è così importante per la nostra famiglia. Ho bisogno che tu lo faccia, Nell, devi prendere il suo posto. Sarà solo per qualche tempo, non appena troveremo tua sorella sarai libero di andartene".

Cornell scosse la testa.

"È uno sbaglio" sussurrò, mentre la sua mano si sollevava a stringere quella della madre. La donna chiuse gli occhi e sospirò.

"Solo per qualche tempo" ripeté, mentre Cornell, come ogni volta, si rendeva conto che la sua battaglia di raziocinio era già persa in partenza. Se la signora McLogan voleva che partisse, Cornell sarebbe dovuto partire.

In her shoesWhere stories live. Discover now