Capitolo 32 - Ti voglio bene!

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«Voleva avvelenarci!» urlò Peacock, con gli occhi gonfi di lacrime e il viso rosso di rabbia: «Gli Archema sono entrati ad Anthea e ci hanno aggrediti... Hanno ucciso mia sorella!».

«E noi cosa dobbiamo fare?» chiese una ninfa dopo che il silenzio tornò a regnare nella sala.

«Abbiamo il dovere di proteggere Anthea da Mr. Ego e dagli Archema. Dobbiamo prepararci a combattere o Anthea sarà distrutta. Il mondo è in pericolo. Tutti noi siamo in pericolo» dichiarò risoluto. «Oggi Iridis è stata uccisa, e a mio parere, era una morte che si poteva evitare se non fossimo stati così ciechi e impreparati al pericolo».

«Tu non ce la farai!» urlò il professor Ibisco. «Siete in minoranza e gli Archema vi uccideranno tutti, uno per uno!»

Un urlo si alzò dalla sala e Peacock in un battibaleno si alzò e gli andò vicino, con il Ligar in mano e la punta della freccia appoggiata al centro della fronte.

Il suo respiro era affannato, gli occhi erano ridotti a due fessure, il braccio era in tensione. Anthea rimase sospesa nel tempo e nella paura.

«Dai, uccidimi!» la sfidò lui. «Io non ho paura».

«Ferma!» urlò Sgurfio. «Non ti macchiare di un inutile delitto. Non ne vale la pena e non basterà a saziare la tua sete di vendetta».

«Ti prego, non farlo» sussurrò Nefele, facendole abbassare l'arco.

Peacock cedette sotto il tocco gentile dell'amica. Un'ondata di tristezza le assalì lo stomaco facendole venire voglia di vomitare. Le lacrime cominciarono a rigarle le guance e si chiese per quanto tempo avrebbe dovuto piangere per esaurire la tristezza che sentiva nel cuore.

«Come volevasi dimostrare...» biascicò il professore beffardo, osservando la sala con la sicurezza di chi aveva la vittoria in tasca.

«No!» urlò Sgurfio.

Peacock aveva rialzato il Ligar, con lentezza e decisione: tese l'arco con la freccia incoccata.

Guardò il professore con spietata sete di vendetta e mentre gli occhi del professore si riempivano di paura, lasciò andare la freccia che colpì l'uomo sulla fronte, passandogli attraverso e finendo la sua corsa sul pavimento di legno, dietro di lui.

«Spero tu vada all'inferno!» urlò, verso quella maschera di terrore.

Nessuno osò più fiatare, l'Abbazia era rimasta pietrificata.

Peacock si guardò attorno. Nel silenzio della sala il suo cuore tornò ad appesantirsi. Sgurfio aveva ragione... Quella morte non l'aveva fatta sentire meglio. La misera vita di un verme non era abbastanza da compensare la vita di sua sorella.

Peacock tornò da Iridis, la prese in braccio, appoggiando la sua testa alla spalla. Camminò fra lo stupore generale mentre la folla si apriva per lasciarla passare e si diresse verso il portone, spalancato alla pioggia.

Nefele le fu subito dietro a le cinse le spalle con un braccio.

Prima che si rialzasse il brusio della folla, Sgurfio dovette riprendere parola.

«Popolo di Anthea, abbiamo bisogno di voi per proteggere tutto ciò che amate. Altrimenti troppe vite innocenti saranno perdute».

«Chi ci addestrerà a combattere?» chiese qualcuno.

«Io, Agroste, Peacock e Nefele».

«Cosa vogliono da noi?»

«Da dove vengono?» Una miriade di domande di ogni genere cominciarono a riempire quel silenzio pesante come un macigno.

Anthea #WATTYS2017Où les histoires vivent. Découvrez maintenant