Only us

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«Plagg!»

Era notte fonda. Il bagliore lunare proveniva dalle ampie vetrate della camera e gli permetteva di vedere dove il suo kwami si era coricato per la notte: si era acciambellato sul suo cuscino, poco vicino al suo viso e Adrien aveva sempre pensato che così vegliasse i suoi sogni.

«Uh? Cosa?» gli rispose lo spiritello, assonnato e infastidito. Aprì un occhio e lo puntò sul ragazzo.

Il giovane era a conoscenza di quanto il piccolo felino detestasse essere destato dal suo meritato riposo per delle sciocchezze, per questo Adrien aveva resistito per buoni quarantacinque minuti, poi non riuscendo a venire a capo del suo dilemma, si era risolto a chiedere aiuto al suo amico magico.

Forse in due riusciamo a trovare una risposta. Così poi posso tornare a dormire.

A volte invidiava Plagg, perché non aveva molte preoccupazioni – all'eccetto del Camembert – o, se anche ne avesse avute, riusciva a fare in modo che queste non intaccassero le sue ore di sonno.

«Stavo pensando a Marinette» gli rivelò poi.

E ti pareva.

Se non era lei, era Ladybug – e in realtà non cambiava un granché. Sempre a lei erano rivolti i suoi pensieri.

Peccato non capisca di amarla.

Avrebbero potuto evitare molte seccature, incomprensioni e sofferenze inutili, invece il suo protetto non era molto sveglio – la scusante che prima di allora non aveva avuto una vita sociale iniziava a non reggere più.

Fece un suono d'assenso, come per avvertirlo che aveva la sua attenzione.

«Non capisco proprio! Chi è quello stupido che la fa soffrire così. Vorrei proprio saperlo. Lei che ha sempre un sorriso per tutti, sempre così dolce e gentile, non se lo merita, no.»

Si era infervorato un po', notò in seguito Adrien, vergognandosene anche, ma non aveva potuto farne a meno: quello era davvero un imbecille a non capire che con il suo comportamento le stava facendo del male; non aveva mai visto Marinette così abbattuta, come se le avessero rubato tutta la gioia e la speranza dai suoi luminosi occhi blu, non poteva accettarlo, lo faceva imbestialire e non sapeva spiegarselo. Forse era il suo lato protettivo che aveva preso il sopravvento...

Ah se solo sapessi... ti mangeresti le mani!

Plagg non poteva far altro che ascoltare in silenzio il suo portatore, mordendosi la lingua per non dare voce ai suoi veri pensieri.

Bramava dirgli la verità, ma forse Tikki aveva ragione: era ancora troppo presto e se lui si fosse lasciato scappare quel nome che tanto desiderava conoscere, non era sicuro di fare loro un favore, aveva lo strano presentimento che, invece, avrebbe causato solo guai. Per questo motivo, sarebbe stato solo un osservatore.

Certo che li becchiamo proprio con il lanternino.

Che fosse per l'epoca in cui vivevano, per i loro principi o per mera stupidità, c'era sempre qualcosa che li teneva separati e ci volevano anni prima che si ritrovassero, si accettassero e infine amassero liberamente e pienamente, nelle migliori delle ipotesi. Poi c'erano quelle volte in cui –

No, non è il momento di pensarci.

Scosse energicamente la piccola testa.

«E...?» lo incitò proseguire la millenaria divinità.

«Non è giusto!»

Il mondo era pieno di ingiustizie, ma fino a che il giovane modello non avesse avuto tutto il quadro della situazione, era difficile che comprendesse.

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