capitolo 1 ;

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L'albergo sembra bloccato nel tempo. Una patina di antichità e domande lo circonda, come se nessuno ne fosse mai uscito vivo. E' uno degli alberghi che accolgono assassini, fantasmi, silenzi.

Il palazzo, relativamente grande, è circondato da alberi e piante dimenticate, un freddo recinto nero. Non sono più tanto certo di voler avanzare verso l'ingresso, ma ormai sono qui. Passo dopo passo, busso: la porta è chiusa, per quanto siano le dieci del mattino e dovrebbero esserci clienti pronti ad uscire, quindi aspetto. Nonostante il posto si mostri come estremamente polveroso, sembra anche rispettabile, quindi controllo per l'ultima volta che il mio completo sia ben stirato. Senza nessuna piega, nessun difetto, come se non fosse reale- dopotutto nulla sembra reale.




Il ragazzo che mi apre senza alcuna cerimonia, è, al contrario, la persona più reale al mondo. Ha i capelli rossi, tinti, un'enorme felpa blu ed una scopa nella mano destra. Mi accenna un sorriso, io chino la testa.

"Tu devi essere Yoongi," esclama.

"Già." Tento di allungare una mano per stringergliela, ma il ragazzo-capelli-rossi fugge in un lampo verso quello che sembra il bancone della reception. E' colmo di carte, scartoffie, chiavi, scontrini. Così diverso dal mio mondo, lì fuori, così freddo ed organizzato.

Sulla poltrona di finta-pelle nera, dietro al bancone, un ragazzo dorme beato. Mi domando come faccia a riposare con quel caos davanti, ma non sono ancora affari miei, ci penserò dopo ad istruirli sull'arte dell'ordine. Ed il non dormire sul lavoro.

"E' arrivato Yoongi, svegliati!" Il ragazzo-capelli-rossi poggia la scopa di fianco al bancone che, essendo ricurvo, la fa miseramente rotolare sul pavimento. Il rumore è tale da far sobbalzare il povero dormiente sulla poltrona: apre gli occhi, mi scruta, poi sorride. Una fossetta gli esplode sulla guancia, un piccolo buco nero.

"Yoongi. Benvenuto." Mormora, assonnato.

Evito le domande sul perché tutti siano già così informali con me, evito le domande sul perché non ci siano clienti, mi limito ad un cenno verso il presunto-receptionist appena sveglio.

"Sono Min Yoongi, nuovo direttore di quest'albergo," mi fermo per guardarmi attorno, "-si suppone."

Il ragazzo-capelli-rossi riprende la scopa dal pavimento, mi lancia un sorriso che non colgo al volo. Mormora una frase che forse capirò più avanti.

"Questo non è solo un albergo." E avanza verso il corridoio, fieramente, come se dovesse affrontare chissà cosa.




"Lascialo stare, è sempre così fiducioso quando pulisce il bagno," ragazzo-receptionist sorride nuovamente, mi fermo nel vedere come la fossetta gli solca perfettamente il centro della guancia. "-si sente come se dovesse affrontare un drago. Hoseok è fatto così."

Annuisco. Quindi c'è qualcuno che pulisce; dovrebbe occuparsi anche di quel bancone, oltre che del bagno. Il suo nome è Hoseok, gli si addice.


"Io sono Namjoon, receptionist. So parlare tre lingue, un tempo quattro, ma ho dimenticato il francese tempo fa. Ci sono poche regole in questo hotel, non scritte, ma tutti le seguono quindi devi farlo anche tu se vuoi restare." Le sue frasi sembrano minacciose, ma mi porge gentilmente una mano, quindi non mi lascio intimorire. Nessuno è capace di intimorirmi. "La prima è che nessuno deve toccare il mio bancone. La seconda è che non devi far piangere Jimin."

abditory.Where stories live. Discover now