Capitolo Uno

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Un mese passò lento ed inesorabilmente crudele. Gli sguardi della gente non erano più gli stessi: i vicini ci riservavano sempre un grosso sorriso malinconico, carico di tristezza. Persino le persone che non conoscevamo ci guardavano dispiaciuti. Spesso capitava che qualcuno si fermasse a salutarci, ad incoraggiarci con belle parole, pacche sulla spalla e promesse di preghiera, tenendo sempre il capo chino e gli occhi serrati.

Era bello che qualcuno si preoccupasse di quello che ci succedeva eppure non riuscivo a trarne alcun conforto. In fin dei conti, eravamo solo il fondo di una lunga lista di famiglie a cui era capitata la stessa identica cosa e nell'ultimo mese ancora tre bambini erano stati rapiti.

Chissà, magari non pregavano abbastanza bene o forse quelle promesse di pregare per la nostra famiglia erano solo parole.

Non ero tornato a scuola; avevo visto come gli altri ragazzi guardano quelli a cui succedono cose brutte: lunghi sguardi per i corridoi, sussurri nascosti male, sguardi compassionevoli, vuote pacche sulle spalle dai professori... non avevo intenzione di affrontare tutto questo.

Papà era tornato a lavorare dopo una settimana nonostante gli avessero detto che non c'erano problemi se voleva restare ancora un po' a casa. Lui rispondeva che meno ci stava in quella casa e meglio era. Mi disse che non ce la faceva a vedere la mamma in quello stato. In effetti, lei era quella messa peggio: da quando Anna era sparita era irriconoscibile, completamente svuotata. Faceva le cose meccanicamente, quasi come un robot senza vita; quando parlava sembrava non conoscere altre emozioni al di fuori della profonda tristezza e nei suoi occhi non c'era più luce.

Il momento peggiore della giornata era la cena: una lunga e interminabile mezz'ora di silenzio coperta soltanto dal rumore delle posate che cozzavano con i piatti in ceramica. Un silenzio così carico di tristezza, così profondo che mi sembrava di sentire i pensieri dei miei e non riuscivo proprio a sopportarlo; dopo poche sere, presi l'abitudine di accendere la tv quando ci mettevamo a tavola.

La cosa crudele della tristezza è la sua capacità di annidarsi anche tra le più piccole delle cose: in una foto appesa al muro con Anna sorridente in braccio a papà, nel suo pupazzo preferito, nel cartone animato che guardava sempre la mattina, nel giardino in cui ha giocato l'ultima volta che è stata con noi, un giardino che in un mese aveva fatto l'erba alta fino alle caviglie.

Non avevo dimenticato la mia promessa ma avevo iniziato a crederci sempre di meno: ogni volta che cercavo di mettere insieme i pezzi, di trovare delle risposte alle migliaia di domande che mi affollavano la mente, di dare un senso logico a tutta quella storia mi trovavo ad arrendermi alla grandezza di quel problema che come un'enorme onda nell'oceano inghiottiva quella piccola barchetta di legno piena di domande e senza speranza che ero io. Mi sentivo come un soldato mandato in battaglia da solo e senza armi contro il più grande e potente degli eserciti: sconfitto in partenza.

Poi qualcosa cambiò.

Era un giovedì pomeriggio. La luce che entrava dai finestroni del salone tingeva la stanza di un delicato arancione e io non avevo niente di meglio da fare che restarmene sdraiato sul divano a ispezionarmi le gambe.

Papà era in ufficio e aveva appena avvisato che non sarebbe tornato per cena a causa di un contrattempo, anche se avevo il sospetto che non fosse vero: ultimamente aveva contrattempi a lavoro molto spesso ed era chiaro che inventava scuse per non stare a casa più del tempo necessario per farsi una doccia e andare a dormire. La mamma invece era dalla vicina: erano giorni che quella insisteva per convincerla a prendere un caffè insieme e fare due chiacchiere. Era il suo tentativo di distrarla e fare la buona vicina di casa. Personalmente non avrei mai accettato: la signora Patrizia, una donna bassa e tarchiata con lunghi capelli di un biondo platino arricciati in ampie volute, sempre eccessivamente truccata e amante delle gonne a fiori, aveva una voce decisamente insopportabile. Ma alla fine la mamma aveva ceduto e con voce stanca mi aveva annunciato che sarebbe stata via per un po'.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 15, 2018 ⏰

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