Prologo

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Il buio avanzava veloce quella sera. Come un cavaliere pronto a tutto per il suo signore, la sera ingoiava tutta la luce arancione del pomeriggio, facendo spazio alla notte. Era una sera d'inverno, quando le giornate durano di meno e il freddo e il silenzio ricoprono le strade. Freddo e silenzioso era anche quel vicoletto fiancheggiato di case e palazzi dalle cui finestre illuminate si capiva che tutti si apprestavano a cenare, dopo una giornata di lavoro o di studio per poi rimettersi a letto e ricaricarsi di energie per il giorno seguente. Intanto, i lampioni si andavano accendendo, uno alla volta, ordinati, con la loro luce calda e talvolta traballante.

Proprio il lampione in fondo alla strada, nonostante avesse da poco subito un intervento di manutenzione, funzionava male, con la luce che andava e veniva e un fastidioso ronzio, come se vi ci fossero intrappolate dentro centinaia di mosche. Anche le luci della villetta dietro al lampione rotto, la mia, erano quasi tutte accese: eccezion fatta per quella della cameretta in cui mi trovavo, che era spenta: ero ancora seduto di fronte al computer quella sera, e la luce fioca e blu della televisione che mi faceva da monitor mi bastava. Ero tutto concentrato a cercare un sito che mi permettesse di guardare in italiano i primi episodi di quella serie di cui parlavano praticamente tutti a scuola; facevo il linguistico e l'inglese lo masticavo abbastanza bene ma non avevo nessuna voglia di applicarmi a tradurre quello che dicevano i personaggi e i sottotitoli non li sopporto per niente: ti concentri a leggere quelle stupide righe bianche che spesso non vanno a tempo con la scena o traducono in modo completamente sbagliato e ti perdi praticamente tutto il resto... E poi avevo bisogno di svago dopo tre ore passate a studiare.

Finalmente lo trovo e aspetto che carichi in modo da non avere nessuna interruzione durante la visione: odio quando si blocca nel bel mezzo di una scena, magari importante.

Ci mette circa 8 minuti a causa della linea Wi-Fi che fa veramente schifo, poi posso schiacciare play e gettarmi sul letto: non è un eufemismo, mi ci getto proprio, come un sacco di patate.

Mi aggiusto il ciuffo castano che si è scombinato durante il volo e mi sistemo per bene sul letto.

Mi guardo un po' intorno mentre sullo schermo iniziano a comparire le prime immagini. Mi piace la mia stanza, me lo dico ogni volta che mi incanto a guardarla. È sempre stata mia e dai 12 anni in poi ho iniziato ad ampliare questo concetto: se era mia potevo farci quello che volevo. Scoprii ben presto che quello che volevo era tappezzarla di poster di serie tv e film e sporadicamente qualche cantante. Nessun calciatore, non è roba che fa per me. Così le pareti grigie erano praticamente scomparse.

Sullo schermo comparve finalmente il titolo della serie ed io ero già pronto con lo smartphone a fare una foto da mandare ai miei amici... Mi sorpresi a domandarmi perché lo stessi facendo: di sicuro di lì a poco sarei stato inondato di messaggi che mi avrebbero disturbato non poco e la risposta era "non lo so": non sapevo perché lo stessi facendo e infondo era una stupidaggine, ma lo feci lo stesso. Poi tolsi la vibrazione al cellulare: l'apoteosi della stupidaggine.

Ora potevo finalmente godermi la serie.

Mi piace quando tutto fila liscio, quando è tutto tranquillo e tu non hai nulla di cui preoccuparti. Quella era una di quelle sere: io tranquillo a guardare la mia serie tv in streaming nella mia camera buia, bella e tappezzata di poster, mia madre in cucina a preparare la cena e Anna, la mia sorellina, in giardino a giocare come sempre sotto l'occhio vigile di mia madre in attesa che tornasse papà da lavoro e che si facesse una doccia per metterci finalmente a tavola.

Sullo schermo, una bella ragazza passeggiava con l'amica dai ricci capelli rossi tra i corridoi di una finta università. Guardavo quella serie con molta attenzione perché mi era stato consigliato fino allo sfinimento di guardarla, eppure fino ad allora non era successo granché: questa tipa si era svegliata, aveva fatto una doccia in un tempo da Show dei Record, aveva mandato a quel paese il povero fidanzato che come unica colpa aveva quella di essersi dimenticato di aggiungere del miele al latte ma poi ci aveva pomiciato sul bancone della cucina perché era mezzo nudo e fanculo il miele nel latte!

Il segreto degli angeliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora