IX. Mudblood

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Si passò la mano trai capelli biondi mentre scendeva le scale illuminate dalle torce per raggiungere le segrete. Era calata la sera e Draco aveva appena finito di cenare con i serpeverde. Il completo nero frusciava lungo i fianchi del giovane ai piccoli saltelli che compiva nel passare da un gradino ad un altro, lo sguardo basso attento a dove metteva i piedi per evitare di perdere l'equilibrio per la fretta di raggiungere Bellatrix.

La sua mente continuava a vorticare pensando a cosa si sarebbe potuto trovare davanti. La sanguesporco candida e composta come lo era sempre stata? Oppure l'avrebbe trovata sporca di sangue e pesta? La possibilità che la trovasse come la prima opzione era minima, pressochè nulla conoscendo la pazzia di sua zia e avendo visto gli effetti che le sue torture avevano causato ai Paciock, i genitori di quell'ammasso di grasso impuro.

Giunse difronte alla porta della segreta in cui doveva trovarsi la sanguemarcio. Era preparato a sufficienza per la visione raccapricciante che lo stava aspettando? Sua zia si era superata? Prese un grande respiro chiudendo le dita affusolate a pugno e poi bussò.

"Avanti" rispose la voce del suo vecchio professore di pozioni. Draco aprì la porta e quello che si trovò davanti lo lasciò completamente destabilizzato. Sua zia si era superata.

Bellatrix sedeva accanto ad un corpo esanime, lo sguardo colmo di follia riluceva nell'oscurità della stanza scarsamente illuminata. La bocca aperta in un sorriso sadico emetteva dei piccoli gemiti divertiti. Quella visione la faceva davvero ridere?

"Oh Dracuccio" disse rivolgendosi con uno scatto verso di lui. Si alzò dalla sedia e lo raggiunse. "Ho fatto proprio un bel lavoro, sì" gli diede un buffetto sulla guancia e uscì dalla stanza sorridendo. La porta si chiuse dietro l'ennesima risata della zia. Nella stanza rimase però Piton.

"Professore io..." provò a dire Draco ma Piton lo zittì.

"Silenzio. Rammenta bene quello che io e tua zia ti abbiamo detto di fare. E non provare a deludere il Signore Oscuro" detto ciò uscì anche lui.

La stanza rimase così silenziosa. Le uniche presenze erano la giovane donna sdraiata sul tavolo di legno e il biondo serpeverde. Draco non aveva ancora avuto l'occasione di vedere le vere condizioni di Hermione ed era riluttante nel scoprirlo. Era pronto davvero alla visione che lo stava aspettando?

Esitò qualche attimo prima di avvicinarsi al tavolo. Man mano che diminuiva la distanza dal corpo esanime Draco poté constatare che sua zia si era veramente superata.

Hermione giaceva sul fianco destro in posizione fetale. Il braccio sinistro era aperto, la manica della divisa che indossava era arrotolata fino alla spalla; tutto ciò che vedeva era un connubio tra il bianco rilucente della pelle pallida di Hermione e il sangue più scuro dove era secco ma per la maggior parte ancora fresco che sgorgava dalla ferita aperta.

Sanguemarcio

Quelle lettere scarlatte spiccavano sulla pelle della giovane come un faro nella notte. Era marchiata a vita, come una bestia da soma. Non lo era forse anche lui? Si arrotolò la manica del braccio destro e il marchio oscuro venne alla luce. Sospirò e si riabbassò la manica, tornando a concentrarsi sulle ferite di Hermione.

La divisa della giovane era lercia e strappata in più punti; sporca di sangue, terra, sudore. Ogni brandello di pelle esposto era coperto di sudiciume, sangue e lividi bluastri e verdi.

Il corpo era magro, troppo comparato alla misura della divisa che era enorme in più parti; le guance incavate e le palpebre bluastre; la pelle già di per sé pallida era ancora più tendente al bianco, evidentemente ciò era dovuto alla gran perdita di sangue.

Draco non sapeva cosa fare: avrebbe dovuto prendere tra le braccia Hermione e portarla via? La sola idea di posare le sue pulite mani sul corpo sporco di una donna, per di più di una sanguemarcio, gli faceva ribrezzo. Ma avrebbe dovuto portarla via di lì? Darle una ripulita?

Onde evitare un'altra inutile caterva di dubbi, chiamò l'elfa domestica Tinky, che apparì ai suoi piedi in meno di due secondi.

"Comandi padrone." disse la piccola e graziosa elfa vestita di un sacco. Draco aveva al suo servizio Tinky da quando aveva memoria ed in un certo senso- sebbene con un certo ribrezzo e distacco- le era affezionato.

"Tinky, seguimi nelle mie stanze con quest'individuo" disse indicando la giovane grifona adagiata sul tavolo in legno. Tinky senza farsi ripetere l'ordine più volte schioccò le dita ed Hermione prese a galleggiare in aria, la testa ciondoloni. Successivamente i tre si avviarono per i lunghi corridoi della scuola fino a giungere all'interno della lussuosa camera da prefetto verdastra della serpe. Fortunatamente, essendo sera inoltrata, la maggioranza dei serpeverde e dei mangiamorte era nelle proprie camere.

Perchè mai Draco avesse deciso di portarla all'interno della sua stanza, non lo sapremo mai. Lui stesso non verrà mai a conoscenza della ragione che lo spinse ad una decisione così inusuale. Una sanguemarcio nella camera di un principe? Non si era mai visto.

"Dove la porto, padrone?" domandò Tinky. Ovviamente, essendo un'elfa domestica, Tinky non faceva mai nulla se non sotto ordine della famiglia Malfoy. Draco le disse di portarla nel suo bagno privato e darle una ripulita. Tinky obbedì repentinamente sparendo all'interno del bagno.

Spazio autrice:

Chiedo umilmente scusa per il mio ritardo. E' inutile, non riuscirò mai a rispettare ciò che prometto. Il fatto è che tra la scuola, la mia vita privata e lo sport non riesco a trovare nè l'ispirazione nè un minuto per scrivere. 

Purtroppo devo dirvi che aggiornerò quando potrò (quindi non aspettatevi troppi aggiornamenti). 

Mi scuso veramente tanto, 

Maria

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⏰ Last updated: Jan 11, 2018 ⏰

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