INCIDENTI NOTTURNI

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Il locale era affollato e gremito di gente e Leone se ne stava in disparte, seduto ad un tavolo, intento a sorseggiare svogliatamente il suo Black Russian mentre con lo sguardo contemplava la moltitudine di persone che intorno a lui piroettava al ritmo di una fastidiosissima e assordante musica.

Si sentiva diverso, come alienato dall'atmosfera festosa che lo circondava.

Il suo corpo era in Italia, ma la sua mente si trovava ancora in Texas, da dove, solo qualche giorno prima, era tornato dopo un lungo anno. Quante cose aveva lasciato negli stati Uniti: una famiglia amorevole che l'aveva ospitato, gli amici che aveva conosciuto, gli insegnanti e per ultima Haley.

Ah Haley sì, lei gli mancava più di tutti, sapeva che probabilmente non l'avrebbe mai più rivista.

Ricordava ancora il modo in cui si erano conosciuti. Lei l'aveva visto seduto al tavolo della mensa da solo, mentre leggeva Il grande Gatsby e, per un motivo ancora oscuro a Leone, era stata attratta da lui. Così, dopo aver scritto il proprio numero su un foglietto, glielo aveva fatto consegnare da un amico.

Leone aveva passato l'ora seguente indeciso sul da farsi, alla fine si era deciso e le aveva scritto un messaggio. Lei aveva risposto e i due avevano programmato di vedersi a metà dell'ultima ora, davanti alla palestra.

Il loro primo incontro era stato fuggevole e veloce, si erano presentati, lei gli aveva detto che si era appena trasferita con la famiglia da Dallas, poi Leone le aveva proposto di andare insieme al Bowling quella sera stessa. Haley aveva prontamente accettato.

Al Bowling i due ragazzi si erano scambiati il loro primo bacio e Haley gli aveva raccontato che sua madre, quando ancora andava al liceo, aveva ospitato per un anno una ragazza Italiana, e che le due ragazze avevano legato talmente tanto che ancora oggi erano in contatto tra loro.

"Quando ho scoperto che c'era un Italiano nella nostra scuola, ho subito voluto conoscerlo, mi sono informata e ho scoperto che eri tu. E oggi, quando ti ho visto da solo a mensa, ho scritto il mio numero su un foglietto e ho sperato che tu mi chiamassi." Aveva spiegato emozionata a Leone tra una partita e l'altra.

Così era nata la loro breve storia di due mesi. Poi la scuola era finita, lui era dovuto tornare in Italia e aveva lasciato Haley dall'altra parte del mondo.

Adesso si trovava lì, in uno squallido locale di Milano, senza un motivo preciso, sentiva solo il bisogno di scaricare la malinconia.

Che cosa ho imparato da questo lungo viaggio? Si stava domandando il ragazzo perplesso. A dire addio alle persone a cui tengo? Quello di sicuro, ma che altro?

Il ragazzo d'improvviso capì che la risposta era inequivocabilmente una: solo una grande, enorme confusione.

Mentre i pensieri di Leone erano proiettati verso il lontano continente, lo sguardo gli si fermò di colpo su un tavolino poco lontano, dove una ragazza, del tutto ignara della musica assordante, stava leggendo un libro.

Il volto della ragazza gli parve familiare e Leone le si avvicinò.

"Emma, sei proprio tu?" Domandò emozionato mentre la ragazza alzava sorpresa il viso dal libro e fissava lo sguardo sul suo.

"Leone, quanto tempo è passato!"

Si erano conosciuti anni prima, in seconda elementare, erano stati molto amici per tutte le elementari poi, gradualmente, come se fosse stata una cosa normale, avevano cominciato a vedersi sempre meno, fino a perdere definitivamente i contatti.

"Ho saputo che sei appena tornato dal Texas. Mi devi assolutamente raccontare tutto!" Urlò Emma per sovrastare la musica altissima.

La ragazza si era sistemata con i gomiti piantati sul libro in modo tale che non si riusciva a scorgerne il titolo e Leone si sedette davanti a lei e, con una stretta al cuore, cominciò il suo racconto.

"Che cosa ti piacerebbe sapere?"

Emma appariva a Leone energica ed entusiasta, l'esatto opposto del suo stato d'animo triste e nostalgico.

"Tutto! Partiamo dal principio, qual è stata la tua prima impressione appena arrivato in Texas?"

Leone chiuse gli occhi, come per immergersi nel passato. Quando quella sera era entrato nel locale, non aveva immaginato di venire sottoposto ad un' intervista sul suo viaggio e la domanda di Emma stava scavando proprio nel profondo, sentiva un ago che gli girava vorticosamente nel cuore lacerandoglielo dall'interno. Ciononostante decise di accontentare la ragazza e iniziò a parlare.

"La prima cosa che ho pensato appena vista la mia famiglia ospitante è stato più o meno: Non capisco un cazzo di quello che mi stanno dicendo!"

Emma scoppiò a ridere divertita e Leone rimase un attimo interdetto dalla reazione della ragazza, poi cominciò a rilassarsi e con un sorrisino complice proseguì nel racconto.

"Subito dopo ho pensato ehi, finalmente ci siamo. Comincia l'avventura."

"Non hai avuto paura che avresti sentito nostalgia di casa?" Lo solleticò Emma.

"No, almeno al primo impatto. Ero troppo eccitato all'idea di cambiare vita, così da un giorno all'altro.

Ho sempre vissuto in una grande città e il fatto di vedere dei conigli che saltellavano liberi nel bosco che circondava la mia nuova casa e arrivavano addirittura in giardino, fin dal primo momento mi ha riempito di gioia. Sentivo il bisogno di un cambiamento radicale del modo in cui ero stato abituato a vivere fino ad allora, quello era il luogo giusto per farlo."

"Rifaresti un' esperienza del genere?"

"Non credo, ho avuto degli alti e dei bassi. Adesso voglio solo rimanere a casa."

La curiosità di Emma cominciava a crescere e Leone iniziò a temere la fatidica domanda che alla fine arrivò.

"Cosa hai imparato dal tuo viaggio?"

Leone rimase spiazzato a guardare Emma, ben deciso a deviare la conversazione su un piano più generale.

"É, un interrogatorio della polizia?" Chiese il ragazzo con un risolino.

"Scemo, sono solo curiosa. Mia madre ha vissuto anche lei un anno in Texas come te."

"E dove? " Chiese Leone curioso.

"A Dallas, tu invece?"

"Round Rock, vicino ad Austin. Tre ore di macchina da Dallas."

"Comunque, la ragazza che ha ospitato mia madre, ha una figlia della nostra età. Alla fine dell'estate verrà a trasferirsi qui da noi per un anno."

Leone alzò gli occhi stupito, ora la curiosità aveva preso il posto della malinconia di poco prima.

"Ecco perché mi stai facendo tutte queste domande, vuoi essere preparata per accogliere la figlia dell'amica di tua madre."

Emma estrasse il cellulare dalla borsetta e dopo aver digitato alcuni comandi sopra la tastiera lo porse a Leone: "É lei."

Leone fissò curioso lo sguardo sullo schermo; quello che stava vedendo lo lasciò senza fiato, il cuore cominciava a battergli forte nel petto e una gioia immensa lo pervase per tutto il corpo.

"Haley?" Esclamò senza riuscire a contenere la sorpresa.

"La conosci?" Chiese sorpresa Emma.

"Può darsi." Esclamò il ragazzo euforico poi, ben deciso a lasciare un velo di mistero, cambiò di punto in bianco argomento.

"Hai presente che prima mi hai chiesto cosa avevo imparato dal viaggio in Texas?" Chiese Leone.

La ragazza rimase a guardarlo in silenzio.

"Credo di non avere ancora appreso nulla. Il mio viaggio non è ancora finito, anche se io sono tornato in Italia. Ci vorrà del tempo prima che riesca davvero a comprendere il significato di quest'anno all'estero, prima devo riviverlo dentro di me ancora a lungo e nella vita di tutti i giorni. E solo così, giorno dopo giorno riuscirò a imparare qualcosa di nuovo su questa mia esperienza."

"Cioè, per ora non hai ancora imparato proprio nulla?"

Leone ci pensò per alcuni secondi confuso, poi, di nuovo deciso a deviare la fastidiosa domanda, chiese a Emma di mostrargli il libro che stava leggendo.

Lei alzò di scatto i gomiti dal romanzo e Leone riuscì a sbirciarne il titolo; si trattava del Grande Gatsby.

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