Akie

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«Akie, come andiamo col consumo di cristalli?» La sua stessa voce lo fa sobbalzare. Harial Ferin, meccanico di astronavi, siede più composto e sospira.

«Andiamo molto bene, Harial. Il consumo è al massimo dell'efficienza e abbiamo abbastanza cristalli per raggiungere Fershal e tornare... due volte.» Harial, nativo di Fershal, sorride. L'astronave AAK-z527-nC30*4-H, meglio conosciuta come Akie, ha un carattere davvero amabile e lui si sente fortunato ad aver trovato lavoro a bordo di una nave simile, anche perché è un lavoro molto ben remunerato.

La sala motori è una stanza metallica, illuminata da globi-luce dorati. È silenziosa e ordinata, con gli attrezzi ancora nuovi disposti nelle loro rastrelliere e una serie di console proiettate che mostrano informazioni sulle funzioni della nave. Avrebbe potuto controllare l'efficienza direttamente dal pannello, ma quando possibile preferisce conversare con la nave, come suggerito dal Protocollo di Jaranian.

Al momento, nella sala ci sono solo lui e una ventina di fate-zanzara alte meno di dieci centimetri, che stanno sonnecchiando qua e là sulle superfici libere, visto che tutto procede per il meglio. In situazioni meno piacevoli farebbero riparazioni, ma sono in una zona spaziale tranquilla e lui e Akie hanno deciso di testare la velocità massima dei motori e di constatare se la spesa energetica dichiarata dai produttori sia veramente così bassa. A quanto pare non mentivano, anzi: sembra che si siano tenuti bassi nelle stime.

«Ti sento di buonumore, oggi, Harial. Ti hanno contattato da casa?» La voce di Akie è femminile, gentile, con il timbro di voce che avrebbe una ragazza molto giovane. È sempre premurosa e, al contrario di un paio di navi dove ha lavorato prima, non è umorale né capricciosa.

«Ho sentito mia madre, sì», risponde quindi, inviando i dati che la nave gli ha comunicato direttamente al Centro Controllo AstroViaggi, CeCAV per brevità, per avvisarli che sono in anticipo sulla tabella di marcia dichiarata. «Ha detto che mia sorella ha avuto il bambino, che è un maschio e che stanno bene. Non vedo l'ora di vederli!»

«Oh! Un bambino!» C'è un tono di evidente interesse nella voce della nave. «Mi piacerebbe vederlo!»

«Vedremo che si può fare», risponde Harial, senza sbilanciarsi. «Dovresti chiedere il permesso alla capitana.»

«Ovviamente!» Harial si mette comodo sulla poltroncina, lo sguardo che saetta sulla console proiettata di fronte a lui. Certo, Akie è molto competente, com'è ovvio che sia, ma è sempre meglio tenere d'occhio i valori.

Per la verità, il ruolo di meccanico ha molta meno importanza di quanta non ne avesse in passato. Sua madre gli ha narrato spesso di come, prima dell'epoca delle intelligenze artificiali navali, pilotare astronavi fosse un mestiere difficile e i meccanici fossero a dozzine. Per certi versi la invidia. Non tanto la fatica, quella no... la sfida, la difficoltà, lo spingersi oltre i propri limiti: quello sì, un po'. Ma è comunque soddisfatto del suo lavoro, non può negarlo. È vero, comporta meno difficoltà e meno responsabilità, ma ha comunque un suo fascino particolare.

Per quanto ne sa lui, oggi le uniche navi non pilotate da intelligenze artificiali sono i caccia, biposto o monoposto che siano. I primi sono usati per lo più dai pianeti di discendenza jallen, i secondi da quelli di discendenza teniese. Lui, per la verità, è un misto: Fershal ha accolto coloni da tutte le nazioni ed il risultato è gente come lui, coi capelli castani, gli occhi verdi e la carnagione olivastra. C'è gente che ha giurato di riconoscere in lui almeno quattro etnie diverse, e la cosa lo diverte.

Le console non segnalano problemi. Tutto procede tranquillo. Con uno sbadiglio, Harial si rilassa di nuovo contro la poltroncina, programma le proiezioni per emanare un allarme sonoro e luminoso in caso di alterazioni, e tira fuori un libro.

AkieWhere stories live. Discover now