Prologo

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Bussarono alla porta, ma non rispose. Emmett entrò nell’ufficio, le mani dietro la schiena in silenzio, i suoi occhi chiari la scrutarono per un momento, come in attesa.
«Luna. È ora» la informò, quasi sull’attenti, in attesa di una qualunque risposta. Nel caos che aveva seguito l’attentato alla sua vita e che aveva lasciato Kit rinchiuso in una cella protettiva a causa dell’instabilità mentale prodotta dall’incantesimo, aveva trovato un incredibile conforto in Emmett, il beta del suo compagno, che era stato la sua roccia insieme a Casey. Entrambi erano stati i suoi due punti fermi.

Sospirò annuendo.

«Luna, puoi ancora tirarti indietro» la avvisò, fissandola attentamente. Prese un respiro, posò il bicchiere di scotch sul davanzale della finestra, stringendosi di più nella propria camicia. Fuori la neve ricopriva ogni superficie, creando un’atmosfera quasi magica, misteriosa.

«No.» disse convinta «Non mi tirerò indietro.» aggiunse «Sono la compagna di Kit Reisen. È un mio dovere e sarà un mio piacere ridurre in tanti piccoli frammenti la strega e le sue sorelle per ciò che hanno fatto.» promise, alzando gli occhi  verdi su di lui, freddi e gelidi. Risoluti. Lo vide trattenere il respiro, prima di sorridere.

«Ne sono certo, Luna.» disse, con un’espressione che era orgoglio misto a certezza.
Ora Emmett poteva vedere ciò che fino ad allora lo aveva eluso, nascosto dietro la temperanza e la personalità estroversa e gentile di Enyo. Era vero ciò che Kit diceva, generalmente per infastidirla, erano identici. Era assurdo quanto due persone si fossero sporcate l’una dell’altra.

 Era assurdo quanto due persone si fossero sporcate l’una dell’altra

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Le tese la propria mano e lei annuì prendendola.

La condusse attraverso i corridoi e fino alle pesanti porte della sala del trono, all’interno della quale si poteva sentire una cacofonia di voci discordanti, proteste ed insulti. Prese un respiro, toccando, quasi inconsciamente il nome, il suo nome, che percorreva languidamente, arricciandosi sulle finali, la lunghezza della sua clavicola sinistra, appena sopra il cuore.

Fece un cenno ad Emmett che aprì le pesanti porte spingendole e facendole cingolare sui cardini, la stanza cadde nel silenzio più pesante che avesse mai sentito. Non si lasciò intimidire dai loro sguardi beffardi ed incuriositi. Percorse la navata a testa alta, Emmett alle sue spalle, Casey che l’attendeva eretta ed immobile come una statua marmorea, alla sinistra del grande trono color porpora. Non badò a loro neanche con uno sguardo, raggiungendo il trono dei suoi antenati e dando ad esso le spalle.
Tutti la osservavano attentamente, anche la madre di Kit, Anastasia, alla sua postazione al grande tavolo degli alfa. Congiunse le mani davanti a sé, in attesa. Fu un alfa francese il primo a cogliere l’antifona, tirandosi in piedi e facendo cenno al suo beta di fare altrettanto, gli altri alfa lo imitarono chi più riluttanti di altri.
Se qualcuno le avesse detto meno di un anno fa che si sarebbe trovata in piedi davano al trono intagliato dalla Dea Luna stessa, indiscussa Luna del branco reale e dunque principessa consorte avrebbe riso loro in faccia.

Princess of DarknessWhere stories live. Discover now