Capitolo secondo

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Oggi
«Stai bene, Luna?» la voce di Emmett la riscosse dai suoi pensieri «Non sei costretta a farlo» aggiunse, dolcemente, fissandola preoccupato. Lei lo zittì col gesto di una mano.
La seduta senatoria era andata meglio di quanto non si aspettasse, quasi nessuno aveva osato protestare contro la sua presenza al tavolo di guerra né la sua presenza in generale, e solo una volta era stata insultata, un Alfa tedesco aveva borbottato qualche parola nella sua lingua natìa, evidentemente contrariato dalla sua presenza, peccato che la famiglia di Emmett fosse di origini tedesche, il suo beta era scattato come un missile, afferrando l'alfa in questione per la gola e sollevandolo da terra, i suoi occhi cristallini ridotti a due fessure color indigo.
Dopo quel piccolo incidente diplomatico la situazione si era risolta e nessuno aveva più osato insultarla.
Entrò nell'ufficio, per niente sorpresa nel trovare Anastasia seduta sulla poltrona di pelle bordeaux con un bicchiere di scotch in mano. «Fa pure come se fossi a casa tua.» bofonchiò esasperata, facendo cenno ad Emmett di chiudere la porta alle spalle di Casey, che rimase immobile al suo posto, le mani dietro la schiena e gli occhi puntati sulla ex regina.
Enyo si sedette dietro la scrivania nella poltrona di Kit che profumava di lui, sentendosi immediatamente più a proprio agio.
«Come sta mio figlio?» domandò i suoi occhi neri fissi su di lei.
Fino a qualche settimana fa sarebbe stata spaventata a trovarsi da sola faccia a faccia con una licatante che aveva vissuto quasi sette secoli e che aveva combattuto delle guerre, ma non oggi.
«Sta bene» la informò, reclinando la testa e rimanendo con la schiena poggiata allo schienale. Per quanto tra lei e Anastasia non corresse buon sangue dovevano trovare un punto d'accordo, un terreno comune, perché non aveva possibilità di governare sui branchi senza il suo appoggio. Era giovane e malapena marchiata, molti avrebbero preferito la secolare guerriera ed ex regina a lei, una debole per di più con sangue di strega nelle vene.
Quel punto di incontro poteva essere solo Kit, lo sapeva bene.
«O quanto bene può stare sotto incantesimo, costretto in catene in una cella del proprio branco.» aggiunse, bevendo un sorso del proprio scotch.
«Bene» assentì secca la donna «Te la sei cavata egregiamente alla seduta senatoria - si complimentò - Kit ne sarebbe fiero.»
Rimase in silenzio, assestandola.
«So di non essere la suocera ideale» aggiunse Anastasia, fissando un punto indefinito poco lontano «Ma se vogliamo vendicarci abbiamo bisogno di farlo insieme. Ho bisogno di potermi fidare di te.»
«Senza offesa, Ana, ma sono io che ho bisogno di potermi fidare di te. La mia lealtà a Kit non è in discussione, sono la sua compagna. La tua d'altra parte...» disse, lasciando evidentemente in sospeso l' incidente diplomatico che l'aveva vista coinvolta una ventina di anni prima e lo scandalo che ne era seguito. Kit l'aveva riaccettata a corte solo sotto insistenza di Marcus qualche anno prima e non senza riserve.
«Non credo mi piaccia ciò che stai insinuando, signorina.» le fece notare, gelida, tentando evidentemente di intimidirla. In tutta risposta Enyo posò il bicchiere di fianco a sé e congiunse le mani, appoggiando i gomiti sulla scrivania.
«Assecondami» la sfidò, fissandola dritta negli occhi e inclinando la testa di lato, mentre le sue iridi brillavano minacciose di un viola inumano, così simile a quello di Kit.

«Assecondami» la sfidò, fissandola dritta negli occhi e inclinando la testa di lato, mentre le sue iridi brillavano minacciose di un viola inumano, così simile a quello di Kit

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