Chapter 2

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Lasciai cadere la penna sulla scrivania e sospirai.
Nonostante fossero passate ore da quel pomeriggio, ero ancora indecisa se chiamare Noemi o meno.
Mi alzai dalla sedia e mi buttai sul letto, sprofondando nel piumone.
Mi sentivo... beh, francamente non lo sapevo nemmeno io.
Ogni volta che ripensavo a quel ragazzo, a quello che era successo prima... mi saliva una rabbia assurda, mista ad una curiosità che non riuscivo a descrivere o a spiegare.
Tirai qualche calcio all'aria per sfogarmi, sperando che almeno quello mi avrebbe aiutato a liberarmi di quella specie di "pallone" di sentimenti.
Passarono un paio di minuti. Nulla.
Dove diavolo era finito il mio telefono?

Lo recuperai dalla mensola dove era in carica e scorsi la rubrica fino alla sezione "N", facendo poi partire la chiamata.
-Pronto? - chiese una voce abbastanza annoiata.
-Sono io. - dissi.
Si sentì un certo trambusto, come di qualcuno che rovesciava una sedia e spiccava un balzo a volo d'angelo verso un letto parecchio vecchio e traballante.
Mi si alzò un angolo della bocca in un sorriso.
Noemi era sempre la solita.
-Allora? - chiese, non appena fu atterrata in sicurezza. -Com'è andato l'appuntamento?
-Ecco... - tentennai.

Le riassunsi il tutto in cinque minuti circa, cercando di ignorare le sue continue domande.
-... e poi sono uscita in strada, ma non l'ho più trovato. - conclusi.
Dall'altra parte si levò un silenzio di tomba.
-Noemi? È caduta..?
-Che diavolo vuol dire "non l'ho più trovato"?! - gridò lei, quasi assordandomi.
-Beh, quando sono andata a cercarlo... - provai a cominciare.
-E non ricordi nulla di lui?! - ora più che arrabbiata sembrava sconsolata.
Esitai. -Non prendermi per pazza, ma giurerei che avesse i capelli grigi.
Thud. Il suono di un telefonino che atterrava in mezzo alle coperte.
-Ci sei? Noemi?
Sentii che si affannava per recuperare il cellulare.
-Grigi? - chiese. -Sei assolutamente certa?
-Beh... - mi sentivo sempre più a disagio. -Mi sembra di sì. Perché?
Lei si mise a scartabellare tra i fogli della sua scrivania. I rumori che mi arrivavano dalla sua stanza erano abbastanza comici.
Dopo una decina di secondi, trovò quello che stava cercando.
-A-ha! Eccoti qui! Vediamo, ora...
-Noemi? - chiesi.
-Non mi sbagliavo. - mormorò lei. -Rebecca, domattina devo assolutamente fartelo vedere.
-Che cosa? - ero a dir poco esasperata dalla piega che stava prendendo quella conversazione.
-Lui, il ragazzo di oggi. L'ho trovato sull'annuario.

La mattina dopo corsi, mentre uscivo dalla stazione.
Mi precipitai alle scale, salendo i gradini come una forsennata, mentre con lo sguardo cercavo Noemi dove si metteva ad aspettarmi di solito.
-Aspettami! - gridò qualcuno alle mie spalle.
Mi bloccai. Noemi arrivò da dietro di me, trafelata e col fiatone. -Ero venuta a cercarti sul binario...
Non la lasciai finire. La presi per le spalle e cominciai a scuoterla. -Non. Chiudermi. Mai. Più. In. Faccia. Così!
La lasciai giusto appena prima di farle venire il mal di mare. -Mi hai fatto prendere un accidenti, giuro! - aggiunsi.
Lei smise di ondeggiare per riprendere l'equilibrio e si afferrò la testa. -Scusami, volevo creare un po' di suspense.
-Beh, ci sei riuscita! - sbottai.
Seguì qualche secondo di silenzio, mentre mi guardava e un sogghigno soddisfatto le si apriva lentamente in faccia.
-Che c'è?
Scoppiò a ridere. -Vuoi vedere l'annuario, ti si legge in fronte!
Sentii le mie guance andare in fiamme. Aveva ragione.
Quella notte mi ero rigirata parecchio, mentre pensavo e fantasticavo su chi diavolo potesse essere il ragazzo misterioso.
Credevo persino di averlo sognato, ma non ricordavo bene.
-E allora? - mi schermii. -Me lo fai vedere o no?
Noemi mise una mano in borsa e tirò fuori un libro a colpo sicuro.
L'annuario aveva le stesse dimensioni del mio diario, ma era molto più spesso. Probabilmente c'erano al massimo quattro o cinque foto per pagina.
-Allora, eccoci qui. - disse. -Il nostro misterioso ragazzo è...
Aprì il libro in prima pagina e me lo sbatté in faccia.
Un'enorme fotografia di un ragazzo con addosso la divisa con i colori del quarto anno capeggiava sopra a qualche riga di testo. Aveva i capelli grigi.
-Nicholas Wolf. - mormorai, leggendo il nome scritto in corsivo.
-Allora, che ne pensi? - chiese Noemi.
Lui era... bello. Non si poteva dire altro. I suoi lineamenti facevano pensare agli affreschi medievali del museo della città, ma il suo sguardo sicuro sembrava persino più antico. In generale, il suo viso mi ricordava un po' quello di un gatto, o di una lince.
I capelli, poi, erano tagliati abbastanza lunghi, in modo che qualche ciocca gli cadesse ai lati della testa e davanti al viso.
La foto lo ritraeva a mezzo busto, ma sembrava che avesse un fisico atletico.
-Beh...
Noemi non mi fece nemmeno parlare. -E non è tutto! Per onorare gli studenti migliori, le prime pagine dell'annuario sono dedicate a loro.
Batté un colpetto sul libro. -E lui occupa una pagina intera. Ho sentito qualche mia amica, si dice sia quasi più preparato dei professori stessi!
-Beh... fantastico! - feci finta di esultare.
Noemi continuò a parlare ancora parecchio, riportandomi le telefonate che aveva fatto una per una, ma come il giorno prima io facevo solo finta di ascoltarla.
Mentre camminavamo verso scuola, la sua foto continuava a rimbalzare nella mia mente. Nicholas Wolf. Come faceva qualcuno a essere così... perfetto?
E per quale congiunzione astrale un ragazzo del genere mi aveva regalato un fiore?

Yet Another Love Story - An obscure PastDonde viven las historias. Descúbrelo ahora