Chapter 1

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"Salve a tutte voi, persone che leggerete questo mio diario!


Sì, ho la presunzione di pensare che a qualcuno possa interessare la mia vita da studente delle superiori, quindi ho deciso..."


Strappai la pagina con forza. Terribile. Di nuovo.


Chiusi di scatto il quadernetto dalla copertina blu e mi misi a guardare fuori dal finestrino del treno, imbronciata.


Il mio nome è Rebecca Lamaen ed, in quel momento, al mondo non poteva importare di meno di me. E come poteva essere altrimenti? Una "giovane adulta" di quarta superiore, che viveva in un paesino semi sperduto tra i campi e che aveva cambiato scuola da poco più di tre mesi. Ah, e ho per caso menzionato il fatto che avessi voti mediocri? O un fisico che, per quanto mi dicessero il contrario, mi sembrava tutt'altro che quello di una modella?


Non riuscii a trattenere un sospiro. Autocommiserazione. Andava anche peggio del solito.


Di fatto, ero nella media. Dannatamente nella media, ed era proprio quello a darmi fastidio.


Mi sarei voluta sentire "speciale" o "diversa", in qualsiasi modo. E invece, ero solo io.


Presi una ciocca dei miei capelli castani e cominciai a torturarmela davanti alla faccia. L'unico mio vero tratto distintivo erano gli occhi, verde scuro con qualche filamento marrone e dorato, ma davvero in pochi li notavano.


Un campanello suonò dagli altoparlanti, annunciando la mia fermata. Finii di buttare nello zaino quello che avevo tirato fuori e mi alzai per raggiungere la porta.


La gente sul treno non è particolarmente socievole, qualsiasi pendolare potrà confermarlo. Se non si ha qualcuno con cui viaggiare, si può fare anche per anni la stessa tratta senza parlare con nessuno, ed era proprio per quello avevo cominciato a scrivere. Beh, a provarci.


Il treno si fermò del tutto e mi affrettai a scendere, prima che qualche idiota tentasse di salire e mi bloccasse. Già successo.


Attraversai la stazione senza fretta, facendo slalom tra i gruppetti fermi nel sottopasso per ripararsi dal vento che soffiava insistente come ogni giorno di quel febbraio.


Cinque giorni a San Valentino. Ed era lunedì.


Raggiunsi la fine del corridoio e salii i gradini a due a due. C'era una cosa positiva nel prendere il treno. Potevo trovarmi con Noemi.


-Rebecca! Sono qui! - la voce famigliare della mia migliore amica mi chiamò da qualche parte alla mia destra. Mi girai a cercarla e la vidi che mi aspettava con due tazze fumanti in mano.


-Noemi! - la salutai correndole incontro. -Allora? Com'è andato il weekend?


Lei aveva la mia stessa età, ed era stato per merito suo che mi ero finalmente decisa a cambiare scuola. Adesso, eravamo in classe insieme.


-Non male, devo dire. - rispose sorridente, porgendomi uno dei bicchieri. Lo annusai. Caffè, e di quello buono, sembrava.


Provai a berne un sorso e quasi mi sciolsi mentre il liquido mi scaldava sotto il cappotto.


-Mmph. - mugugnai. Non riuscivo quasi a staccarmi dalla tazza. -Ti adoro.


-Oh, lo so. - sogghignò lei. -Ma adesso, in cambio, dovrai ascoltarmi mentre mi lamento di Lucas per tutta la strada. Senza interrompermi!


-Patta. - concordai. -Basta che cominciamo a muoverci. Se accumulo ritardi anche questa settimana rischio di non uscire più viva di casa!



Poco più di dieci minuti dopo arrivammo al cancello della scuola.

Yet Another Love Story - An obscure PastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora