f o u r t y - t w o

1K 95 20
                                    

-Che succede?-

A che serviva tentare di nascondere il panico che, puro, spietato, si provava istintivamente nell'udire quelle lettere dal significato così truce e sgradito tanto alle orecchie quanto al muscolo palpitante racchiuso nella cassa toracica, sul punto di impazzire da un istante all'altro? Taglienti quasi quanto le lame di un coltello dalla punta ben affilata, pronta a compiere il suo violento dovere senza porsi alcuno scrupolo o minimo dubbio? Non mostrando segni di esitazione?

Namjoon sì leccò velocemente le labbra secche e screpolate, nel tentativo di non morderle e farle sanguinare come sua nervosa abitudine, per reprimere la tensione che gli invadeva le vene pulsanti nella sua forma più vera e fastidiosa.

Un sospiro affranto, prima di riprendere a parlare in modo sempre alquanto vago e per niente chiaro, portando solo a far aumentare spropositatamente la preoccupazione dell'altro, già abbastanza elevata.

Che cosa doveva aspettarsi, quindi?

Non riusciva, anche sforzandosi, a immaginare di che potesse trattarsi realmente.

L'unica convinzione che sapeva di non dover abbandonare era il fatto che sì, non si trattava di sicuro di una notizia che gli avrebbe fatto piacere, dato il preavviso che già gli era stato comunicato e il comportamento sospetto assunto dal maggiore.

-Ti avevo detto di fare più attenzione, te l'avevo detto!-

Con quella frase il rosato sembrò rimproverare quasi più se stesso che il minore, mentre allo stesso tempo si passò entrambe le mani fra i capelli corti e buttò la testa all'indietro in segno di rassegnazione, gesto che non aiutò di certo l'altro, il quale non riusciva proprio a seguirlo, nonostante l'impegno che ci mettesse per tentare di farcela.

-Nam, insomma puoi spiegarti? Di che parli?-

Sentendo pronunciare il suo nome, questo si voltò di scatto nella direzione del rosso e gli rivolse nuovamente uno di quei suoi sguardi agghiaccianti, cupi, impassibili, che non importava di quale situazione si trattasse, erano costantemente capaci di bloccarti come se niente fosse il respiro già corto e quasi inesistente.

Ciò fu esattamente quel che all'altro accadde, colto da un'ansia inimmaginabile, che gli spaccava lo stomaco e non gli dava pace.

Come se da quelle parole dipendesse la sua intera vita, in ogni sua singola parte, sempre se così possiamo definirla.

E non aveva forse ragione?

Non doveva far bene a lasciare che i brividi, una volta tanto, lo dominassero in tutto e per tutto, tenendo testa a quella sua solita fredda indifferenza, quel suo fare sconsiderato, incosciente che lo portava a sottovalutare qualsiasi cosa, indipendentemente da quel riguardasse?

-Qualcuno sa che lui è qui.-

Ecco, proprio come ci si doveva aspettare, in fondo.

Il primo pensiero che attraversò la mente dell'altro fu, al contrario di quel che ci si potesse aspettare -Era strano che non fosse già successo.-

Tae, in ogni caso, rimanendo fedele alla reputazione che ormai si era fatto, tentò di mascherare la paura che lo invase con ancora maggior perfidia attraverso una risata amara, secca, atto che diede particolarmente fastidio a Namjoon, il quale odiava a morte il fatto che l'amico non fosse in grado di prendere davvero sul serio assolutamente nulla, partendo dalle cose più serie finendo alle piccolezze più insignificanti.

-Perché ridi?-

La domanda sorse spontanea, ma la risposta non fu altrettanto facile da definire.

Perché?

Cosa avrebbe dovuto fare altrimenti, forse piangere? Disperarsi? Abbandonarsi all'angoscia? Urlare per la rabbia e la frustrazione che avvertiva crescere a dismisura dentro di lui, minuto dopo minuto?

No, non sarebbe servito a niente se non a peggiore sempre di più la situazione, già complicata di per sè, senza l'aggiunta di altro.

Non c'era molto che potesse fare ora, a dire il vero: restare a guardare e cercare di capire come fosse potuto accadere erano le opzioni migliori, quelle maggiormente logiche, arrivati a questo punto.

Eppure...

Non credeva di aver commesso qualche errore affinché qualcuno o qualcosa potesse essere riuscito a trovare lui e Jungkook lì, però a quanto pare si era sbagliato.

Come ci era riuscito?

Il rosso a quell'osservazione non rispose, continuò semplicemente a ridere per un breve arco di tempo, facendo in modo che le emozioni contrastanti con cui al momento si ritrovava a combattere si sfogassero, fino a quando tutto d'un tratto non si bloccò, assumendo un'espressione fin troppo seria in confronto all'atteggiamento che fino a poco fa aveva assunto.

Namjoon, vedendolo in tali condizioni, non poté evitare di trasalire, rendendosi sempre più conto con chi avesse a che fare.

-Dobbiamo andare via.-

Esclamò in seguito Tae, restando a fissare un punto indefinito nel bel mezzo del vuoto con le braccia lasciate penzolare vicino al corpo, immobile.

-Che?-

Il rosato assottigliò gli occhi scuri e gli lanciò uno sguardo confuso, credendo di non aver compreso bene quel che avesse detto.

Peccato non fosse così.

-Sì, dobbiamo andarcene, non possiamo restare ancora qui.-

Fu allora che l'altro sembrò tornare bruscamente alla realtà, annuendo alla sua stessa affermazione e tornando a concentrarsi sul più alto.

-Taehyung...-

Quest'ultimo tentò di far ragionare il minore, rendendosi conto che la situazione stesse prendendo sempre più una peggior piega.

-Aspetta, fermati!-

Così si avvicinò a lui e provò a poggiare una mano sulla sua spalla in segno di conforto, illudendosi che magari ciò potesse alleviare un minimo i suoi tormenti, ma fu costretto a ritirarla subito non appena gli venne posta davanti una scena che lo fece pietrificare per l'ennesima volta.

Quel viso pallido, incolore, incorniciato da quegli occhi iniettati di sangue e quel sorriso perfido.

Si stava perdendo il controllo di tutto.

Monster; v k o o kHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin