La Polvere (Capitolo 10: Piove!)

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Capitolo 10: Piove!

E così erano saliti sulla torre. Uno scalino dopo l'altro, inerpicandosi sulla stretta scala a chiocciola, con qualche pausa per riprendere fiato e tanto impegno, erano arrivati in cima. Ma là in alto, dove non c'era null'altro intorno che cielo, di nuvola non se ne vedeva neppure una.

Con il naso all'aria, Ayl e Jori osservavano il cielo in fiamme per il tramonto, silenziosi come tutto era silenzioso, in attesa di qualcosa che ancora non sapevano. Le loro figure, viste dal cielo, dovevano somigliare a due piccoli segni scavati tra la polvere, due lievi impronte lasciate da qualcuno passato di lì per caso, che presto sarebbero sparite. Jori iniziava a sentirsi un poco deluso: si era aspettato di parlare con delle nubi grandi e scure, cariche di pioggia, maestose. Aveva immaginato diverse volte la voce possente che avrebbero avuto i loro tuoni e la luce accecante dei loro lampi, ed ora invece si trovava a fissare un cielo piatto e rosso, forse con qualche sfumatura in più, ma infondo uguale a come lo si vedeva dal basso ogni sera. Uguale forse, addirittura a come lo si vedeva dalla finestra della sua camera. Che senso aveva avuto arrivare fino lì allora, quando avrebbe potuto osservare le stesse cose da qualsiasi punto della città? Ayl taceva e cercava di non porsi domande: gli avevano insegnato a lasciare che il mondo gli parlasse, invece che interrogarsi senza posa, così rimase in attesa, ascoltando il silenzio. Ascoltare del resto, era proprio ciò che faceva più spesso: metteva a tacere ogni parte di sé per dare modo all'universo di parlargli, e poi sentiva le storie scorrergli dentro, mentre le trascriveva sui suoi quaderni. Gli tornarono alla mente le risate del fornaio, che sosteneva non si parlasse con le nubi: avrebbe forse riso più forte ora, vedendo la sua espressione spaesata. Ma il tempo gli aveva mostrato come le apparenze non siano che uno dei molti aspetti della realtà, così si fece coraggio e si appoggiò ai merli della torre, riportando gli occhi sul paesaggio impolverato e morbido. Non c'era vento; c'era solo un soffio delicatissimo, sufficiente appena a sollevare qualche grano di polvere e disperderlo nel vuoto. Qualche grano piccolissimo.

"Non arriva quasi mai nessuno quassù", disse all'improvviso una voce. Jori e Ayl si guardarono attorno, alla ricerca di chi avesse parlato, ma sulla piccola torre non c'era nessuno oltre a loro. Si scambiarono sguardi perplessi, ma la voce riprese: "E' bello che siate qui. Non vengono in molti e ci si annoia un poco: questa torre è stretta e non molto alta, tutti preferiscono quelle più imponenti e famose, per non parlare di quelli che salgono direttamente sulle montagne" La voce era gentile e delicata, ricordava quella di un ragazzino che avrebbe potuto avere più o meno l'età di Jori. "Veramente", disse Jori "a noi è parso già un bel viaggio arrivare fino qui. Di solito non usciamo dalla nostra città, soprattutto in inverno" "Capisco", disse la voce, "voi venite dalla città. Da qui dovrebbe vedersi la vostra casa allora"
Guardarono, e con qualche difficoltà scorsero la loro casa, con la grande finestra da cui Jori osservava il mondo ogni mattino e con la piccola finestra nel tetto, da cui Ayl aveva guardato le stelle tante volte. "Chi sei?", chiese allora Ayl. "Sono la polvere"

Si lanciarono un'occhiata incerta. "Veramente", disse Jori dopo qualche esitazione, "noi siamo venuti per parlare con le nuvole" La polvere tacque per qualche istante, pensierosa. Poi disse: "Parlare con le nuvole non è facile. Avete portato qualcosa con voi da offrire in dono?" "Avevamo un fiore bellissimo", rispose il bambino, "ma i suoi petali sono appassiti quando le guardie lo hanno trattato male" "Ah si", fece la polvere, "il fiore rosso che mi ha donato i suoi petali, lo ricordo bene: è stato un onore accoglierli in me a riposare. Era davvero un fiore bellissimo, hai ragione" Ma dopo una pausa, la polvere disse ancora: "La bellezza è un dono molto prezioso, ma presto finisce e da sola non basta perchè le nuvole vengano ad ascoltarvi. Avete portato altro con voi?" Jori prese a rovistare nello zaino, ma gli unici tesori che ne emersero furono alcuni vecchi giornaletti ed una bottiglia di succo di frutta. Ayl disse: "Abbiamo portato il ricordo di una ballerina che danzava lieve come una piuma" "L'amore: un dono magnifico", approvò la polvere. "E possiamo raccontare la storia di un uomo che sa accarezzare le spade senza che lo feriscano", aggiunse Jori. "Il coraggio, molto bene", sembrò sorridere la polvere. "E poi", continuarono, "portiamo gli ideali di uno spazzino che non smette di credere che il mondo possa tornare ad essere pulito. E la preghiera di una donna che ha il cielo nei suoi occhi. E il maglione che abbiamo lasciato lungo la strada perchè invece di tremare abbiamo giocato fino al tramonto" "Gli ideali, la fede e la giovinezza. Portate doni molto belli.", disse ancora la polvere.
Con uno scatto allora, Jori estrasse dallo zaino il piccolo oggetto che stava cercando e che finalmente era riuscito a trovare: alta sopra la testa, mostrò la moneta che la giocatrice della slot-machine gli aveva donato. "E abbiamo anche questa moneta", disse. "Può sembrare poco importante, ma c'è una donna per cui invece ha grande valore" La polvere allora disse con tono grave: "La morte. Anche questo è un grande dono"

Nella brezza insensibile, alcuni grani di polvere presero a levarsi più alti, vorticando con grazia. Il loro moto ne richiamò altri e dopo qualche minuto la polvere si era ammassata in un grosso agglomerato biancastro, sospeso a mezz'aria sopra la torre, pulsante di movimenti armonici. Ayl e Jori osservavano curiosi, mentre la polvere andava radunandosi in una nube sempre più vasta e alta e il cielo diveniva via via più scuro con l'avanzare della notte. L'aria si faceva fredda, foriera di temporale, e quando un tuono squarciò il silenzio la sua voce fu assordante, ancor più possente di come Jori l'aveva immaginata. "Ma allora", gridò il bambino in tutto quel rumore, "la polvere e le nubi sono la stessa cosa?"
"No", disse il tuono con la sua voce profonda; "la polvere e le nubi sono molto diverse, sono due opposti. Ma sono anche parte dell'unico da cui tutti veniamo, e nell'unico gli opposti sono uguali, come la fine e l'inizio, il vecchio e il nuovo, l'amore e l'odio. Ma ora zitto!", gridò di nuovo il tuono: "Piove!"

La pioggia prese allora a cadere impetuosa, forte e abbondante come non cadeva da molti anni, come nessuno in città ricordava fosse mai caduta. Si riversava dal cielo e inondava ogni tetto, ogni prato, ogni singola parte della città; si posava con delicata violenza su ogni cosa, frangendosi in milioni di piccole gocce e riunendosi in rivoli rapidi e chiacchierini. 
"Grazie", dissero Ayl e Jori. Parlavano alla polvere, alle nuvole, alla fortuna che aveva concesso loro di arrivare fin lì. Fradici e sorridenti, danzavano di gioia perché avevano saputo parlare alle nuvole ed avevano portato la pioggia sulla loro piccola valle. Immaginavano l'espressione sorpresa che doveva avere il custode ai piedi della torre, il fornaio e il sarto nei loro negozi, lo spazzino, la fioraia e forse anche la giocatrice nel bar. Immaginavano la gioia degli altri e magari anche la loro paura per quell'acquazzone forte e inarrestabile. Immaginavano i colori riemergere da sotto la coltre biancastra e tornare ad allietare il loro mondo. Con il viso rivolto all'insù, sorridevano di tutto e non si preoccupavano più di nulla, se non della splendida sensazione delle gocce di pioggia che scorrevano sulla pelle. Ognuna li accarezzava e risuonava in quella musica perfetta fatta di temporale, lampi e vento fresco, in cui si sentivano leggeri e felici senza bisogno di ragioni. Semplicemente, completamente, immersi nella meraviglia.

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