La Polvere (Capitolo 2: Il cielo in una strada stretta)

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Capitolo 2: Il cielo in una strada stretta

Le strade tutte bianche erano un bello spettacolo. Per fortuna nessuno di loro due era allergico alla polvere, così non dovevano preoccuparsi di starnuti, mascherine e protezioni: molte persone che incrociavano invece avevano dovuto tirarsi pesanti sciarpe sul naso per poter uscire, oppure respiravano nei fazzoletti e tossivano di continuo. "Poverini", disse Jori vedendoli. "Quando saremo sulla torre, parleremo di loro alle nuvole, per convincerle a piovere sulla nostra valle" Ayl sorrise in uno strano modo, mentre rispondeva che molte perone sono allergiche alla polvere.

La strada che dovevano seguire non era complicata, l'avevano percorsa molte volte nelle primavere passate: anche se d'inverno era un po' più difficile riconoscere il familiare percorso verdeggiante, Jori non aveva dubbi che suo padre l'avrebbe trovata senza problemi. Con la manina saldamente stretta nella sua, lo seguiva senza preoccupazioni, ammirando lo strano ambiente che era diventata la sua città da quella mattina. Il loro percorso doveva attraversare tutto il centro, una parte di periferia e poi salire lungo il fianco della collina attraverso i giardini del castello, fino a raggiungerne la torre. Ayl aveva stimato che ci sarebbero voluti circa un paio di giorni per andare e tornare senza l'aiuto delle biciclette. Era un peccato non poterle usare, pensava: percorrere in volata la strada in discesa, al termine delle gite al castello, era sempre una corsa inebriante. Amava sentire le ruote girare all'impazzata, mentre correva lungo il fianco della collina con il vento freddo tra i capelli e sul viso, con gli occhi che lacrimavano per l'aria e il sole. Aveva l'impressione che nulla avesse più importanza, che non esistessero problemi, costrizioni, paure: si sentiva libero di fare qualsiasi cosa, di scegliere ogni strada, di raggiungere qualsiasi obiettivo. Lasciava che fosse il vento a guidarlo, dimenticandosi anche di se stesso mentre ascoltava il ticchettio veloce dei raggi, il rombo dell'aria nelle orecchie e i battiti del suo cuore, scivolando tra i colori del mondo, vibrando con essi.

Mentre passavano per le vie del centro, venne loro in mente che avrebbero potuto portare qualche panino da mangiare durante il percorso, così si fermarono al banco di un fornaio. Jori chiese anche dei dolci di cioccolato per la merenda e mentre li preparava, il fornaio gli domandò come mai non fosse a scuola come gli altri bambini. "Perché oggi ho una cosa più importante da fare", disse orgoglioso; "sto andando con il mio papà a chiedere alle nuvole di far piovere, così laveranno via tutta la polvere" L'uomo scoppiò in una forte risata e disse: "Ma che dici? Nessuno parla con le nuvole. Le nuvole non sentono quello che diciamo, chi ti ha insegnato questa cosa?" "Il mio papà!", esclamò Jori un po' offeso, che non si sarebbe mai sognato di mettere in dubbio quanto il padre gli insegnava. Allora l'uomo si voltò a fissare Ayl con aria ostile in attesa di una spiegazione, ma lui rimase in silenzio, continuando semplicemente a tenere gli occhi bassi. "Non dovresti insegnare queste cose a tuo figlio", gli disse infine il fornaio; "si farà strane idee e da grande sarà un poco di buono, oppure un pazzo" Ma poiché Ayl continuava a rimanere in silenzio, l'uomo gli lanciò un'ultima smorfia di disprezzo e tornò a sfornare il pane, riponendo dietro il bancone il sacchetto di dolci che aveva avuto intenzione di dare a Jori.

Dal lato opposto della strada, ad un altro banco, vendeva fiori una donna anziana; i suoi occhi erano tanto azzurri da somigliare al cielo dell'estate. "Davvero farete piovere e manderete via la polvere?", chiese mentre stavano per andarsene. "Si" "Sarebbe bellissimo", riprese lei. "Questa polvere impedisce ai miei fiori di respirare e presto appassiranno. Ecco", disse tendendone uno a Jori; "prendi, portane uno con te da mostrare alle nuvole. E' il più bello del mio banco, vedrai che la sua bellezza le convincerà a non lasciarlo morire" Jori assicurò che lo avrebbe fatto e mise il fiore nel suo zaino, pensando che erano partiti da casa da appena un'ora e già aveva due buone argomentazioni per convincere le nuvole a far piovere: di quel passo non sarebbe stato difficile, si disse fiducioso.

Quando lui e Ayl furono di nuovo in cammino, chiese al padre: "Perché non hai detto al fornaio che parlare con le nuvole è possibile?" "Perché non desiderava saperlo" "Non capisco", obiettò Jori; "non lo sapeva e per questo ci ha trattati male. Se tu glielo avessi spiegato, forse ci avrebbe dato un po' dei suoi dolci da offrire alle nuvole per far piovere. La vecchia signora lo sapeva e ci ha dato un bellissimo fiore rosso: perché non lo hai detto anche a lui?" "Perché nel suo mondo" disse Ayl, "non c'è spazio per le nuvole. Lui ama il suo pane, la strada dove lavora, i suoi clienti: questa è tutta la sua vita. Il cielo, da quella strada stretta dove sta sempre, infilata tra i palazzi alti, non si vede quasi per niente: così lui non sa come funzionano le nuvole e non sa che ci si può parlare" Ma il bambino non si diede per vinto: "Allora perché la fioraia lo sapeva? Lavora anche lei nella stessa strada" "Perché il cielo lei lo ha dentro", disse Ayl con un sorriso. "Dai suoi occhi ne sbucava un pezzetto, hai visto?" Jori rimase silenzioso per diversi minuti, fissandosi la punta delle scarpe che la polvere aveva ormai colorato di bianco, e camminando rifletteva su quanto gli aveva detto suo padre. Infine, chiese: "Non trovi sia ingiusto che due persone tanto vicine sappiano cose tanto diverse? La fioraia potrebbe dire al fornaio un poco di ciò che sa sulle nuvole, così lui potrebbe anche provare a parlarci, se volesse. Non tutti nascono con il cielo dentro, credo che chi ha questa fortuna dovrebbe insegnare agli altri" Questa volta fu Ayl a rimanere silenzioso a lungo, fissandosi gli stivali e pensando. Dopo diverso tempo disse: "Forse quell'uomo vorrà imparare di più sulle nuvole quando vedrà piovere. Capirà che ci hanno accontentati e crederà che è possibile parlare con loro. Quando saremo sulla torre, diremo anche questo per convincerle. Ma non preoccuparti più per lui ora, va bene?" E così dicendo gli passò una mano sul capo, portandone via i pensieri pesanti e lasciando al loro posto una grande serenità. Jori sorrise felice, come sempre faceva quando il padre gli regalava una delle sue piccole magie, e pensò di essere fortunato di non trovarsi a scuola con gli altri quel giorno: stava imparando molte più cose durante quella gita di quante ne avrebbero trovate sui libri i suoi compagni di classe. Poi, tornato finalmente ai pensieri di un ragazzino della sua età, si mise a correre nella polvere, ridendo e disegnando grandi cerchi con le sue impronte.

La polvereWhere stories live. Discover now