Dossier

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Lauren era seduta sulla poltrona del volo di ritorno Los Angeles – Washington della Delta Airlines, aveva preso alcune cose da casa per il nuovo incarico, di certo non le sarebbero serviti molti dei suoi abiti borghesi alla Casa Bianca, ma ne aveva anche approfittato per salutare i suoi genitori che non vedeva da diversi mesi. Dopo l'ultima missione in Iraq si era chiusa in se stessa e aveva evitato ogni persona vicina, anche i suoi familiari che l'aveva contattata più volte. Non voleva farli preoccupare ma sapeva di non poter affrontarli, non era pronta a rivivere tutto quello che era accaduto laggiù. Gli incubi la tormentavano ancora, non contando il fatto che aveva rivissuto quelle scene mille volte nella sua mente nei ripetuti rapporti fatti all'FBI durante i precedenti incontri sul caso.

Una volta atterrata una macchina con l'agente Hernandez l'aspettava all'aeroporto, l'agente Jauregui prese posto sul sedile posteriore premurandosi di sistemare le valige nel bagagliaio.

"Buongiorno capitano" le disse l'agente Hernandez una volta messasi alla guida dell'Audi A6 nera, "spero che il viaggio sia andato bene" l'osservò sistemarsi dallo specchietto retrovisore.

"Tutto bene agente, grazie mille" la rassicurò con un sorriso Lauren. "allora com'è andata con miss Cabello in questi giorni ? Ci sono stati problemi?" chiese incuriosita dal fatto che in quei pochi giorni i suoi agenti non l'avessero mai contattata per problemi inerenti al loro obiettivo.

"Nessun problema capitano, l'obiettivo si è comportato stranamente bene è stato impegnato in due eventi, come da programma. E in nessuno dei due casi ci sono stati problemi." Disse fiera che il loro lavoro si fosse svolto senza intoppi.

Lauren annuì sussurrando "Ottimo lavoro"

"ha chiesto di lei sa?" ruppe improvvisamente il silenzio l'agente alla guida.

Lauren alzò un sopracciglio, Hernandez riuscì a scrutarla nuovamente dallo specchietto retrovisore.

"E Cosa ha detto?" chiese incuriosita il comandante.

"Voleva sapere quando sarebbe rientrata per poter programmare e condividere i suoi impegni privati." Le rispose timidamente la donna al volante.

Lauren si lasciò scappare un sorriso ironico, quella ragazza le avrebbe sicuramente dato filo da torcere. Questo incarico si stava rivelando un'arma a doppio taglio. Ma se da una parte era la cosa più squalificante che avesse mai fatto, la ragazzina che doveva proteggere era pur sempre la figlia del Presidente. Cioè significava che se avesse in qualche modo fallito o se fosse stata deposta dall'incarico, la notizia sarebbe stata sicuramente archiviata nel suo file personale e dopo quello che era successo in Iraq non le avrebbero mai dato il permesso di tornare operativa. L'avrebbero sicuramente rilegata in qualche ufficio a firmare scartoffie, obbligata a riprendere le sedute con lo Psicanalista almeno una volta a settimana.

Il viaggio verso la Casa Bianca fu piuttosto silenzioso, i cancelli principali si aprirono una volta che gli agenti all'interno dell'auto nera furono identificati.

Lauren lasciò le valige nel cofano dell'auto, ci avrebbe pensato dopo a portarle nel suo nuovo appartamento gentilmente offerto dall'intelligence che fortunatamente si trovava a pochi minuti dagli alloggi del Presidente e di sua figlia.

Si congedò con l'agente Hernandez e l'avverti di convocare un briefing alle 17:00 in punto con tutto lo staff degli agenti in servizio per discutere dei programmi della settimana.

Si diresse poi verso gli alloggi dell' obiettivo, ma solo dopo aver indossato il suo completo scuro.

Bussò alla porta due volte. Attese giusto qualche secondo e poi la porta si aprì. Questa volta Camila Cabello era vestita. "Facciamo progressi" pensò Lauren tra se e se.

La figlia del PresidenteWhere stories live. Discover now