Prologo

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La sveglia suona sempre alle 7 in punto, tutti i giorni dell'anno, sempre e comunque, che sia mercoledì o domenica, autunno o primavera... ma oggi no... oggi è un giorno diverso, che mi cambierà per sempre, senza lasciare traccia della vecchia Arden.
Sono le 4 del mattino, il mio telefono sta ancora riproducendo "Galway Girl" di Ed Sheeran, cerco di canticchiarla ma non ho mai imparato la parte rappata... Aspetto che finisca, lo stoppo e mi  alzo dal letto lentamente, di mala voglia.
Sono talmente lenta che pure con mezz'ora di anticipo riesco ad essere in ritardo sulla tabella di marcia.
Corro in bagno per prepararmi: mi lavo, mi vesto, mi trucco e aggiungo anche una linea di eye-liner che di solito non metto, la quale ovviamente non viene mai "buona la prima". Al decimo tentativo decido che quello è il massimo che potrò ottenere per oggi e scendo per colazione dove mia madre mi aspetta impaziente...
-Ti ho preparato il tuo piatto preferito.-
-Grazie mamma, ma non ho fame.-  le dico con il sorriso più falso che riesca a fare... non mi sono mai sentita così finta.
Mi guardo intorno e mi viene quasi da piangere vedendo gli ultimi mobili senza neppure una fotografia sopra quando, solitamente ne sono pieni.  I divani sono coperti da un telo di nylon che sembra creare un muro per i miei ricordi che tentano di scappare... ci sono ancora alcuni scatoloni davanti alla porta, sono gli ultimi oggetti, quelli più importanti che temevamo di spedire.
Bevo un sorso del tè caldo che vedo sul tavolo e torno in camera mia.
Devo ancora finire di aggiungere tutte le mie cose alle valigie.
Dopo 10 minuti in cui mi sembra di aver tirato fuori mezzo mondo dalle varie borse chiudo le zip.
Saluto la mia camera per l'ultima volta con malinconia, abbracciandola con lo sguardo sapendo che non la rivedrò mai più.
Mi sto trasferendo a New York.
Da domani vivrò dall'altra parte del paese. Non ho avuto scelta, mia madre mi ha imposto di lasciare tutto quello che conosco per un nuovo lavoro in una città con enormi differenze sociali ed economiche, un posto che può essere una speranza per una vita felice o un inferno.
Prendo tutto e iniziò a scendere le scale...
Non credo che sia stata una buona idea portare giù tutto in una volta... infatti, inciampo e cado, rotolando fino a colpire un piccolo scatolone che era rimasto in disparte.
-Auch, che botta...- Ovviamente, grazie alla mia goffaggine rovescio lo scatolone...
-Uff, fantastico!!- proprio quello che non volevo. Raccolgo il libro che è uscito dalla scatola e leggo il titolo... "Cime Tempestose", uno dei miei classici preferiti, lo rimetto subito a posto con gli occhi pieni di lacrime, le quali non hanno il coraggio di scendere...
Passerà un camion per caricare le ultime cose, i pezzi più grandi sono già a New York, nella "nuova" casa ad aspettarci...
Quando è tutto pronto usciamo di casa chiudendola a chiave per l'ultima volta e saliamo sul taxi che ci attende subito fuori.
Andiamo all'aeroporto.
Durante il tragitto mia madre super eccitata continua a parlare al povero taxista che non ha nessuna intenzione di ascoltarla... non si rende conto che a nessuno dei 2 questa sua euforia interessi più di tanto.
All'aeroporto cerchiamo subito la zona per il check-in, spediamo i nostri bagagli e ci avviamo verso un altra area. Una volta passati tutti i controlli di sicurezza aspettiamo l'apertura del varco... in questo momento faccio riflessioni filosofiche pensando al senso della vita...
Siamo finalmente salite sull'aereo. Sono passate circa 3 ore da quando ho lasciato casa mia e sto iniziando a sentirmi stanca, ieri sera sono andata a dormire troppo tardi rispetto all'ora in cui mi sono alzata... che idiota.
Il discorso del capitano è stato abbastanza noioso, per non parlare delle spiegazioni di sicurezza che anche se non volo molto so già a memoria.
Da quando abbiamo iniziato a staccarci da terra non faccio altro che guardare fuori dal piccolo finestrino dell'aereo per salutare la mia amata San Jose, riconosco la scuola, la palestra e il teatro, il mio bar preferito e perfino la casa della mia migliore amica... continuo a guardare finché tutto diventa impercettibile all'occhio umano.
Mi sento triste e vuota, in questo momento vorrei solo gridare, invece mi limito ad infilarmi i miei amati auricolari nelle orecchie e perdermi in canzoni deprimenti.
Voglio ascoltare "Photograph" fino all'atterraggio...
Forse un giorno tornerò in California!

Non solo ombreWhere stories live. Discover now