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Sbuffare pesantemente ripetute volte mi aiutava a non piangere, infatti in quel momento mi ritrovai ad aver sbuffato almeno per dieci volte consecutive. La testa mi scoppiava come ormai d'abitudine, mentre cercavo di farmi venire in mente qualcosa per riuscire a farmi perdonare da Federico. Avevo provato a chiamarlo, ma come mi aspettavo che facesse, non aveva risposto a nessuna delle mie chiamate. Dopo quasi dieci chiamate, all'undicesima il suo telefono risultò staccato.
Di male in peggio, direi.

"Ma perché mi sono innamorata di quel coglione?!" mi ritrovai a dire, guardando il soffitto bianco della mia stanza buia che veniva illuminata di tanto in tanto dai lampi causati dal temporale.
I miei rumorosi pensieri vennero interrotti dallo squillare frenetico del mio cellulare. Mi alzai di scatto dal mio letto per vedere chi fosse a interrompere il mio momento di solitudine, e quando guardai il display del cellulare scoprii essere Mario.

"Sono contenta che tu ti sia ricordato della mia esistenza." risposi acidamente senza nemmeno salutarlo.
"Non fare l'acida, non potevo mica telefonarti sull'aereo." alzai gli occhi al cielo e mi distesi di nuovo sul letto come una vera e propria balena spiaggiata. "Allora, sei arrivata a Madrid?"
"Come scusa? Perché sarei dovuta andare a Madrid?"
"Non hai visto il mio messaggio?!" misi subito il vivavoce e andai a controllare il suo messaggio, che diceva proprio testuali parole:

Da Marione♡
Mi sono fatto dare qualche consiglio dai miei amici su come farti perdonare da quel Bernardeschi del cazzo. Nikola ti consiglia di andare a Madrid, entrare nel campo durante gli allenamenti come una vera e propria tifosa impazzita, e chiedergli scusa davanti a tutto il Bernabeu.

Inutile dire che per tutta la lettura del messaggio ero rimasta con la bocca spalancata, mentre mi immaginavo nel fare quella pazzia. Dall'altro capo del telefono si sentiva la voce di Mario che mi richiamava per assicurarsi che fossi ancora in linea, mentre rileggevo più e più volte il messaggio. Quell'idea era folle ...e per questo decisi che avrei fatto quella pazzia per la persona che amavo.
"Kim? Ci sei?" sentii dire per l'ennesima volta da Mario.
"Mario, è un'idea stupenda!" urlai, mentre saltellavo per tutta la stanza come un'indemoniata.
"Ma cosa dici Kim! Noi stavamo scherzando!" lo sentii dire mentre se la rideva. Ma come, a me piaceva un sacco quell'idea!
"Bè, io credo proprio che farò questa pazzia."
"Brava amica mia, è così che si ragiona."

Tre ore più tardi ed ero già atterrata all'aeroporto di Madrid. Pensavo che non ce l'avrei mai fatta visto che non sapevo nemmeno come fare a comprare il biglietto aereo, però eccomi arrivata nella capitale spagnola dopo aver passato la maggior parte del tempo a bestemmiare proprio come Gigi avrebbe fatto.
"Sei arrivata sana e salva?" disse Mario al telefono, che mi aveva chiamata dopo essere atterrata a Madrid, ridendosela.
"Sei poco divertente, Mario."
"Scusami Kim, ma non capita tutti i giorni di stare per prendere l'aereo per New York anziché per Madrid, giusto?" sentii una decina di ragazzi ridere dall'altra parte del telefono, facendomi irrimediabilmente alzare gli occhi al cielo.

Questi stupidi croati!
"Siete dei deficienti! Io mi sto pentendo di essere venuta qui e voi mi prendete in giro!" sbuffai, mentre cercavo di far fermare un maledettissimo taxi. Per fortuna, forse anche nel vedere che ero disperata, un vecchietto pelato si fermò proprio davanti a me.
"Sei stata tu a volerci andare." mi disse Ivan Rakitic mettendo sulla difensiva lui e i suoi amichetti, che in quel momento stavano seguendo in diretta la pazzia che stavo per commettere. Nel frattempo, dissi all'autista del taxi di portarmi il più velocemente possibile al Bernabeu.

"Siete stati voi a consigliarmi di farlo."
"Ti ripetiamo che stavamo solo scherzando." intervenne Mario.
"Si si, come ti pare." alzai gli occhi al cielo e, rimanendo ancora al telefono, mi godetti lo spettacolo che ergeva davanti ai miei occhi.

Mi Rey ||• Federico BernardeschiWhere stories live. Discover now