21. Leggi sbagliate

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Ridacchiai: — Ma io non replico. Chissà a che ora finirei, se dovessi anche impararla.
Lui si passò il labbro fra i denti: — Sei tranquilla, ma con una punta di ribellione.
— Non so — gli dissi ironica. — Come tu riesca a vedere tutte queste cose. Credo, però, che visto il modo in cui te ne vanti sia una capacità rara.
Lui si accigliò, continuando lo stesso a sorridere: — E anche un po' scorbutica. Mi piace.
Quella conversazione cominciava a infastidirmi, Lorenzo stava pian piano andando a toccare qualche aspetto, nemmeno io sapevo dire quale, che me lo faceva vedere con irritazione. Oggi affermo quasi sicura che fosse la mia repulsione verso il classico atteggiamento da dongiovanni che molti ragazzi tendono ad avere.
Fortunatamente, non fui costretta a rompere quella conversazione in modo spiacevole.

—vCiao, Cat. Scusa se ti disturbo, ma noi dovremmo fare una ricerca e...
Mi voltai di scatto: di fronte a me c'era Emma, il bordo sinistro delle labbra alzato rispetto all'altro e le mani appoggiate ai fianchi.
Devo ammettere che mi sentii leggermente imbarazzata. Probabilmente era dato dall'aria irritata nelle parole di Emma, ma non ne ero sicura. All'apparenza era calmissima.
— Sono dieci minuti che ti aspetto. Scusami, Lorenzo mi stava tenendo compagnia.
Era la pura verità, anche se suonò come la confessione di un reato. E vi posso assicurare che non lo era.

Emma squadrò il ragazzo da capo a piedi, invitando in modo implicito a lasciarle il posto.
Lui, però, non si scomodò.
Lorenzo annuì: — Già, mi ha raccontato della ricerca. Chissà che lavoraccio... Ma vi potrei aiutare....
Dopo quell'uscita ridicola, il mio sguardo truce si unì a quello di Emma. Questa volta, il messaggio fu ben recepito.
— ... Credo, però, che ve la sappiate cavare anche da sole; vi lascio lavorare. Grazie di questi cinque minuti, Caterina...
Così Lorenzo si alzò, incamminandosi veloce verso l'uscita del bar.
Alcune volte quel ragazzo mi sembrava così sciocco... Saranno anni che ormai non lo vedo, già all'inizio della quarta superiore aveva cominciato ad allontanarsi. Credo che ora frequenti la facoltà di medicina, ma non ne sono sicura. Comunque, non tenevo a mantenere i rapporti con lui. Simpatico, non speciale.

Emma, con uno scatto turbolento, si accomodò sulla sedia di fronte a me.
— Dimmi almeno che non avevi appuntamento con lui prima di me, perché altrimenti potrei dubitare seriamente della nostra amicizia.
Scossi la testa e, nonostante cercassi di evitarlo, un piccolo sorriso mi si dipinse sul volto: — Che cosa ti viene in mente? No, per niente. Era qui per caso e abbiamo parlato.
Lei alzò gli occhi al cielo: — Allora... Scusami, Cat. Ogni tanto ho delle reazioni eccessive. Ma forza, dobbiamo lavorare.
Annuii, stupita davanti a quel suo repentino cambiamento di umore. Risolsi tutto con un'alzata di spalle, riflettendo sul fatto che avevo già abbastanza problemi di mio, senza occuparmi anche di quelli di Emma.

***

Mi è capitato di conoscere ragazze e ragazzi con una storia molto simile alla mia.
Questi incontri accadevano pressoché per caso, confidenze fatte in un momento di tranquillità o, al contrario, anche di profonda tristezza.
Come ho già detto, sono brava ad ascoltare. Se trovo la persona giusta, potrei passare ore a sentirla parlare senza pretendere nulla in cambio. Uno sfogo per entrambe: lei ad affrontare i suoi problemi, anche se solo con le parole, io q immergermi in essi per staccare dai miei.
Non ho mai raccontato a nessuno questa storia, sia perché è personale, sia perché per parecchio tempo mi sentivo umiliata al solo pensiero.

Perché, come ben potrete immaginare, io non ne sono uscita vincitrice, anche se qualcuno di molto speciale mi disse, un giorno, che anche i vincitori hanno delle cicatrici che ricorderanno loro per sempre la battaglia. Credo sia vero, la vita ferisce tutti. Ma io non ho saputo incassare bene i suoi colpi.
Ma, alla fine, sono ancora in piedi, nonostante sia caduta infinite volte.

Il giorno seguente iniziò come tanti altri. Mamma non aveva per niente parlato di mio padre, per cui dedussi che non fosse venuta a conoscenza della lettera. Nel caso contrario, probabilmente sarebbe caduta in preda a qualche rimpianto e mi avrebbe costretta a parlargli. Senza che lei, ovviamente, dicesse una parola.
Davanti a me si preannunciava una giornata qualsiasi, ma purtroppo non fu così.
Da quella mattinata i danni cominciarono a influire anche sui miei risultati scolastici. Forse fu da quel momento che tutto cominciò ad andare sempre peggio.

IntrusaWhere stories live. Discover now