Sogno di Una Realizzatrice di Sogni

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Sono sempre stata convinta che quando nasciamo nella nostra testa si crei già un sogno, un puntino rosso che ci fa ammattire fino a quando non capiamo di che si tratta, come fosse un piccolo mistero nella nostra testa di cui capiamo qualcosa solamente dopo aver sviluppato determinati interessi. Spesso di questi sogni le persone non se ne fanno nulla, altre pur di realizzarlo, finiscono a dormire sotto i ponti, chi a causa di esso, invece, muore. Al contrario di questi ultimi due, io non capisco chi invece se ne infischia. Non è propriamente di questo che voglio parlarvi, ma avrei desiderio di illustrarvi come i sogni, intesi come obiettivi, a volte possano mostrarsi in modo diverso a ogni persona, iniziando da me.

Sin da bambina, come ogni piccolo pargolo, nella mia testa vagava un solo e unico obiettivo: conoscere. Crescendo ovviamente questo desiderio si affievolisce, ma non dipende da noi ma tutto è influenzato anche da chi ci sta intorno, dai genitori in primis. Io ho sempre avuto la fortuna di stare con persone curiose vicino a me e questo ha fatto si che il mio cervello si espandesse (in senso metaforico, è ovvio), ma l'avere una mente aperta non sempre giova al soggetto in questione: molte volte sono stata presa in giro per questa cosa, sia da bambina sia in fase adolescenziale; non mi sono mai arresa, in nessun caso, anzi. Nella vita secondo me non bisogna mai arrendersi, in nessun caso.

Sono sempre stata dell'idea che ogni cosa ha un lato positivo da vedere e lodare, senza alcuna differenza; per questo quando il mio sogno non divenne realtà decisi che allora lo sarebbero divenuti gli altri.

Iniziò tutto quando nella mia testa vagava questa stramba idea di voler divenire scrittrice, parlo di un sogno che prese forma verso la quinta elementare e che iniziò a diventare un puntino rosso verso la terza media, poi però, feci qualcosa d'inaspettato: andai all'alberghiero. Esatto, a un istituto alberghiero ove mi sarei imparata a cucinare. In mente mia avevo già tutto scritto: imparo un mestiere, con questo guadagno soldi mentre nel tempo libero scrivo un libro che avrei presentato a qualche Casa editrice; così fu inizialmente...poi cadde tutto in rovina. Il mio castello di carte crollò scosso dal gelo di un freddo "no", lo stesso che aveva mandato a puttane anni e anni di pratica facendo così ritornare il mio sogno al Creatore. Fu una grande sconfitta e fui pervasa dallo sconforto. Iniziai quindi a essere acida con tutti, a odiare il mondo e le persone. Roba forte, già. Poi ebbi un incontro con mia nonna, una persona che di sogni ne aveva ma di tempo ormai non più. La ascoltavo di solito parlare di quanto le sarebbe piaciuto tornare giovane per fare tutto ciò che si era negata fino a quell'età, di quanto rimpiangeva il passato e il suo fisico atletico che le permetteva di fare tutto; provavo pena, non saprei specificare con esattezza le mie sensazioni, ma come lei le trasmetteva io le sentivo: malinconia, rimpianto, rancore, speranza...tutto questo faceva si che il mio cuore fosse scosso da diversi sismi, che quasi non mi facevano piangere. Decisi così che non avrei speso il mio tempo a ciondolare su di un letto fino a che morte non mi avrebbe portato via, no. Mi sarei impegnata nel realizzare i sogni della gente, ad aiutare gli altri, e ciò mi aveva fatto capire che di rimpianti non ne avrei avuti. Col passare del tempo, conoscendo persone e i loro obiettivi, imparai come la vita potesse essere dura anche con chi non era te, quanto questo mondo potesse essere ingiusto e di quanto potesse servire guardare oltre ciò che si vede; aiutai tanta gente: artisti, mendicanti, chi di quello che aveva non si ritrovava che un pezzo di asse bisunta e spezzata dalle intemperie; aiutai chi, come me, desiderava divenire scrittore e capii solo da quest'ultima esperienza che logicamente una Casa editrice avrebbe preferito uno scrittore uscito dal classico a uno uscito dall'istituto alberghiero, perché il primo sa di cosa si parla e il secondo invece no, ma se solo le persone non guardassero le apparenze e andassero oltre allora il mondo sarebbe un posto migliore, senza pregiudizi.

In tutto quel che stavo facendo, che avevo fatto e che avrei fatto mi ero dimenticata della persona che aveva acceso in me questa fiamma, mia nonna. Lei si era spenta qualche anno dopo il mio successo abbandonando a loro stessi i propri sogni. Ero così affranta...avevo dato aiuto a tutti meno che alla persona cui dovevo dare retta in assoluto, e l'avevo persa. Piansi giorni e ore pensando a lei, alle sue ceneri poste sul camino della casa dei miei genitori; mi sentivo uno schifo per quel che avevo fatto, colpevole di averla abbandonata. Cosa avevo fatto io per lei che non avesse fatto per me? Mi aveva dato un motivo per credere ancora nei sogni, una ragione in più per non arrendermi, una speranza...mentre la sua si stava spegnendo così come la sua vita resa vana da frivolezze date dalla vecchiaia. Frivolezze che furono mortali. Guardavo le sue ceneri in silenzio, la sentivo vicina, sentivo lei accanto a me che toccava la mia guancia e cercava di asciugarmi le lacrime di dolore che colavano dai miei occhi lucidi; ciò mi rendeva ancora più triste. Poi ebbi un'illuminazione. Se quel che sentivo era reale, che tutte le sensazioni che stavo provando non erano solo frutto di una voglia smisurata di conforto causato dai sensi di colpa significava che il Cielo mi stava donando un'altra possibilità! Fu quando capii questo che vidi l'anima di mia nonna riflessa nel grande specchio del soggiorno posto sopra al camino, sussurrai cinque parole che composero una frase intrisa di significato -Dammi ancora un po' di tempo...- era una richiesta la mia, ne sono consapevole ma ne avevo bisogno per realizzare i suoi ideali per sempre.

Il mio lavoro da cuoca fruttava abbastanza in fin dei conti, ma non per rendere possibile il mio obiettivo; sgobbai per mesi, forse anche per un anno o poco più. Feci due lavori diversi, in due posti diversi e molto lontani tra di loro, ma guadagnai abbastanza da poter rendere veri i sogni della mia defunta nonna. Corsi così di nuovo a casa dei miei genitori, passai la serata con loro e dissi che avrei passato la notte lì; mia madre preparò il letto della mia vecchia stanzetta, stetti lì per un po' poi quando sentii il forte ronfare di mio padre capii che era ora, quindi tornai in salone e la vidi: il riflesso di mia nonna che mi guardava, mi aspettava. –Sono arrivata, nonna. L'ora è giunta.- sussurrai alla mia visione. Lei annuì con sorridendo felice, forse euforica; il mio cuore si rallegrò nel saperla così. Afferrai la sua urna e vidi il suo fantasma svanire in essa, poi mi avviai verso l'ingresso e vidi mia madre ad aspettarmi lì nella sua veste da notte. Mi sorrise, era felice. Mi augurò buona fortuna aprendomi la porta per farmi uscire, e quando misi un piede fuori dalla casa iniziò la mia avventura.

Girai il mondo: Cina, America, tutta l'Italia e molto altro, posti incantevoli visitammo Mia nonna era felice, fiera, la sentivo. Girammo musei, ville storiche, chiese...mi ridussi all'osso pur di farla felice, quando finii tra i rifiuti a elemosinare soldi, infreddolita, parlavo con lei e le ricordavo di quanto belli erano i posti che vedemmo e che ce n'erano tanti altri. La sua urna ormai era rovinata e scheggiata, eppure la pulivo ogni giorno con i nasoni di Roma e un panno esclusivamente a uso per l'urna. Ero felice nella mia povertà, nella mia pazzia: vedevo mia nonna e ci parlavo, vedevo i miei genitori morti anni dopo la mia partenza e tutti insieme giocavamo spesso a "io vedo", oppure a carte o facevamo riunioni di famiglia. Mi proteggevano nonostante la loro impotenza, mi guidarono per il mondo anche dopo aver perso tutto, a piedi verso posti inimmaginabili e amicizie di fortuna. Mi sentivo una regina, ero felice di essere ricca di cultura e amore. In salute e potente nella mia povertà, strano vero? Tutto questo mi fregò. Ero schizofrenica, malata fisicamente, ma di quest'ultima cosa mi accorsi solo in punto di morte: camminavo per i confini della Russia durante un gelido inverno, volevo raggiungere il Palazzo d'Inverno come ultimo viaggio prima di tornare a casa ma prima di raggiungere il luogo prefissato mi persi. Camminavo, chiacchieravo, soffrivo il freddo ma non mi arrendevo. Avevo il mio zainetto in spalla ricco di fogli e foglietti, cose raccolte qua e là durante i miei viaggi per il mondo.

Crollai in ginocchio ai confini di un paesino sperduto in mezzo alla neve, affamata e assiderata, infreddolita e malata, ma così fottutamente felice...-Mi dispiace mamma, papà...nonna...- sussurrai poggiandomi in posizione fetale a terra nel mezzo del manto bianco che copriva il terreno, in preda alle lacrime, Non ero giovane, lo ammetto, ma avevo ancora una vita davanti e mi dispiaceva lasciare in sospeso questa. Piansi di gioia e di dolore fino allo stremo, poi mi tranquillizzai e chiusi gli occhi sorridendo nel vedere i miei genitori e mia nonna coccolarmi, dirmi che sarebbe andato tutto bene, poi mi addormentai per non svegliarmi mai più. Il mio corpo fu trovato da un prete chiamato dalla voce degli spiriti, di Dio, e guardò nel mio passato vedendo quanto avevo viaggiato, lesse i miei diari per vedere quanto avevo da realizzare e avevo realizzato, appese i miei disegni nell'oratorio della parrocchia di modo che tutti vedessero quanto avevo vissuto e con chi senza aver bisogno di fotografare nulla. Celebrò il mio funerale espandendo durante esso le mie volontà, la mia storia divenne celebre e viaggiò...arrivò fino alle orecchie dei miei ormai anziani fratelli, e sorrisero al mio successo. Fu scolpita una statua lì dove ero arrivata, un'umile statua in cui io sollevavo un'urna aperta che a parer loro conteneva tutti i sogni della gente; scrissero libri su di me, poesie e storie. Il mio nome non fu più quello che era ignorato da tutti, fui ribattezzata e divenni la "Realizzatrice di Sogni".

Non mi ero mai resa conto del miracolo che era avvenuto, solo ora raccontandovi la mia storia lo capisco: mia nonna aveva avverato il mio sogno di essere qualcuno utilizzando i suoi stessi sogni, e le ero grata...

sogno di una realizzatrice di sogniWhere stories live. Discover now