Capitolo 39

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Mercoledì 8 febbraio

May

Strizzai gli occhi, infastidita dalla luce mattutina, e lanciai un mugolio poco elegante prima di rotolare sulla pancia e premere con forza il viso nel cuscino.

Avevo la testa pesante e la sgradevole sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante, come quando entri in una stanza per prendere un oggetto ma all'improvviso il suo ricordo svanisce dalla tua memoria in una scia di fumo. Non riuscivo proprio ad afferrare quel pensiero, continuava a scivolarmi dalle mani. Forse si trattava soltanto di un sogno.

Feci una smorfia, soffiando il mio respiro caldo sulla superficie soffice.

La sera prima... la festa dei Jones. Ma certo, il ricevimento a cui ero stata costretta ad andare e dove per poco non avevo ucciso Kyle con le mie stesse mani per le sue battutine irritanti.

Kyle... Aveva condotto me e Juliette da Claire, questo lo ricordavo. Ricordavo le mani fredde della mia amica, la sua espressione artificiale, impassibile come quella di una marionetta, la sua posizione somposta. Ricordavo di aver gridato fino a graffiarmi la gola con la mia stessa voce, ricordavo di aver pianto fiumi di lacrime e poi...

Mi misi a sedere di scatto, mentre un leggero capogiro mi faceva venire le vertigini e oscurare la vista.

Qualcuno mi aveva fatta addormentare. Mi aveva premuto sul viso un panno intriso di qualche strana sostanza ed io ero svenuta, così come Juliette, poco lontano da me. Un odore pungente e poi il buio più assoluto.

Strinsi i denti. Sapevo perfettamente chi era stato a farci una cosa simile. L'unica persona che era con noi in quel cortile deserto. Il ragazzo più meschino che conoscessi. Ci aveva tramortite prendendoci alla sprovvista, senza nemmeno darci il tempo di prepararci a combattere. Vigliacco...

Una fitta dietro agli occhi mi costrinse a chiuderli per qualche secondo, mentre cercavo di abituarmi alla luce che filtrava timidamente dalla finestra. Quel liquido doveva avere qualche effetto collaterale, mi sentivo la testa scoppiare e le gambe molli, come se mi fossi ubriacata.

Un'insistente nausea mi aleggiava per lo stomaco nonostante i crampi della fame, sentivo il bisogno di mangiare e vomitare al tempo stesso. "Fantastico. Non reggo nemmeno una birra e in quel miscuglio dovevano esserci erbe soporifere se non vere e proprie droghe. Kyle, giuro che se ti trovo, io..."

Il mio pensiero fu bloccato da un ronzio acuto al piano di sotto. Mi tappai le orecchie, gemendo per quel brusco risveglio. Non ero ancora pronta ad affrontare la realtà, ma il rumore non accennava a smettere di torturarmi i timpani, così gettai di malavoglia le gambe fuori dalle coperte.

La prima cosa che notai furono le mie gambe nude, mentre io solitamente dormivo con i pantaloni lunghi, considerato il rigido clima invernale.

Poi mi accorsi di avere indosso una larga felpa verde foresta, con due fasce bianche orizzontali intorno ai bicipiti e lo scollo a V. Sicuramente non era mia, e dalla taglia non poteva essere nemmeno di Amber, perciò dedussi che...

Le mie guance si colorarono di rosso contro il mio volere. Non capivo perchè Ewan fosse stato così gentile da prestarmi dei suoi vestiti, soprattutto perchè lui non era praticamente mai gentile. Preoccuparsi per qualcuno sembrava un'azione all'infuori della sua portata.

Eppure... no, non l'aveva fatto volontariamente, ne ero certa. E in ogni modo speravo che si fosse occupata di tutto Amber, altrimenti sarebbe stato molto imbarazzante, dato che qualcuno doveva pur avermi infilato addosso quella felpa.

Mi morsi un labbro e giocherellai con il mio ciondolo mentre recuperavo le forze per alzarmi. Ne sfiorai la cornice argentata per poi tracciare piccoli cerchi sulla pietra liscia e fredda. Era nera come la notte, ma rifletteva la luce bianca del sole in una semiluna luminosa. Quel riflesso... Sentii pizzicare un angolo della mia coscienza, ad ogni giro sempre più forte. Mi accigliai, cercando di riflettere.

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