Capitolo 6

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Sotto la volte delle stelle

Se avessi saputo che volevi

andar via senza un saluto

avrei costruito una rete di

stelle e cuscini di nuvole

bianche per fermare nel

cielo il tuo volo

-SUICIDIO (primavera 200)




Iris si infilò lesta la lettera in tasca e, senza rivolgere la parola a nessuno, uscì dalla casa.

Sentiva i passi di Dyana e Nicholas dietro di lei ma non si fermò per aspettarli.
Tornare a casa sua era la cosa che desiderava meno al mondo, ma le gambe non avevano più risposto agli impulsi del cervello e l'avevano trascinata lì.

Come aveva potuto mostrare tanto di sè davanti a loro?! Come aveva potuto dare a vedere ciò che provava così esplicitamente?! Come aveva potuto scaricare altra tristezza sulla vita di Dyana?! Non era giusto che dovesse conoscere anche le sue debolezze. Ma soprattutto, come aveva potuto rivelare a qualcuno una parte della sua vita che era solo sua, quella casa impolverata tanto familiare, un ricordo che doveva restare suo e di nessun altro?!

Si odiò per questo.

Quando intravide, dietro ad un gruppo di figli dell'acqua, la piazza, accellerò.
La attraversò con passo sostenuto e quando passò di fianco alla fontana sentì la freschezza dell'acqua sul suo viso. Si rese conto solo in quel momento di quanto caldo avesse. Quando le goccioline di vapore acqueo si posarono sul suo viso si sentì quasi meglio, più fresca, più libera, ogni oscurità lavata via.

Ma non appena la oltrepassò il mondo le ricrollò addosso. Il caldo di una primavera quasi al termine e di un'estate praticamente alle porte la ghermirono.
Probabilmente aveva le guance arrossate e i capelli più gonfi del solito, ma non era importante in quel momento.

Quando entrò nel palazzo il silenzio quasi le perforò le orecchie. Tutto era immobile. Quelle grandi sale silenziose adesso sembravano così chiassose.
Vi riecheggiavano mille voci e Iris non riuscì a distinguerle inizialmente.

Ma poi udì la voce di Jaqueline ''Non dovete permettere a nessuno di portarvi via i vostri poteri.''
Poi la voce di Dyana le riecheggiò nelle orecchie talmente chiara che per un momento credette che l'avesse raggiunta e fosse dietro di lei. Si voltò di scatto per controllare e le parole le sbatterono in faccia facendola barcollare all'indietro, ''L'unica cosa di cui avevo bisogno era una vita normale."
E subito dopo una serie di voci confuse. Prima la donna che le aveva parlato dei suoi genitori il primo giorno, poi Tristan, e il suono della sua voce rievocò una serie di sentimenti contrastanti. E poi, nitide sopra a tutti gli altri sussurri, le voci di sua madre e di suo padre.

Iris si premette le mani sulle orecchie e corse verso la sua stanza. Si richiuse la porta alle spalle e si lasciò cadere esausta sul letto. Quella notte non aveva chiuso occhio. Aveva continuato a vagare per la camera come un'anima in pena. L'assenza di Dyana le aveva fatto dare di matto e poi, la sua ultima decisione la tormentava.

Si sentiva in colpa per non averla presa prima, come se non le fosse interessato, come se in tutti quegli anni avesse creduto a quelle dicerie sulla loro morte.
Si sentiva come se li avesse delusi, lei, la loro unica figlia che si era crogiolata in quelle scuse che nascondevano la verità.
Era stata ingiusta ed egoista, avrebbe dovuto pensare subito che non fosse stato un caso, che ci doveva essere una spiegazione...

Aveva ancora i palmi premuti sulle orecchie per difendersi da quei sussurri che le penetravano fin sotto la pelle. E poi, come se qualcuno avesse chiuso il rubinetto che lasciava passare quei ronzii, le voci si spensero.
Non rimase che il rumore del respiro di Iris che, cullata da esso, si addormentò.

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