<<Tu non puoi capire perchè non sei cresciuta con loro, non hai visto i loro cuori, i loro occhi illuminati ogni volta che sorridevi appena, non hai visto come erano felici quando la mamma scoprí di essere incinta dinuovo, di te, di una femminuccia.
 Tu non eri presente quando papá mi raccontava settemila favole prima di addormentarmi, tu non eri presente quando papá mi salvó dall'operazione, potevo morire, mi ero conficcato un coltello nella pancia, mi era scivolato da mano, avevo solo tre anni.
Non c'eri quando uscivamo tutti e tre insieme, per andare a fare una passeggiata, proprio come stanno facendo ora queste famiglie, ogni volta che scivolavo dallo scivolo loro battevano le mani e mi sorridevano, tu non c'eri quando il giorno prima eravamo tutti seduti per cenare ed il giorno dopo non c'era piú nulla.
 Tu non c'eri, semplicemente non eri lí con me, non ricordi i tuoi primi giorni è normale.
Non c'eri>> ammette con tono triste ed una lacrima mi solca il viso.
 I ricordi fanno male, specie per lui, lui ha vissuto la nostra famiglia, anche se aveva solo quattro anni, ma certi traumi non possono essere dimenticati velocemente.
Federico soffre ancora tantissimo per questa cosa, anche se non lo da a vedere.
Infondo io non c'ero, non posso capire l'amore che gli hanno donato, posso solo ricordare la mia infanzia con Manuela e gli altri. Ho ricordi solo con loro.

Lo abbraccio e lui mi attira a se, mi accarezza i capelli che cadono lungo la schiena e li attorciglia in un dito.

<<Ti ho sempre  voluto bene, dall'inizio, e te ne vorrò sempre, potrá cascare il mondo>> afferma ed io sorrido.
<<Te ne voglio anche io fratellone>> ammetto sincera, infondo gli ho SEMPRE voluto bene.

<<Vogliamo diventare bambini?>> chiede d'un tratto.
Io mi acciglio e lui sorride, alzandosi dalla panchina.

<<Vieni con me, andiamo sullo scivolo, sull'altalena, dove vuoi, ma voglio giocare con te>> dice dolce, è cosí tenero in questo momento, un luccichio è nei suoi occhi.
Come posso dirgli di no?

<<Ma qui? Con tutti questi bambini?>> chiedo ridendo, mentre mi guardo in torno.

<<Anche noi siamo bambimi, ricominciare da capo, tanto te sei ancora una bambina>> dice dandomi un buffetto sulla testa.
 Io annuisco sorridendo e gli afferro la mano.
 Il suo sorriso si allarga, e mi trascina con se.

Facciamo la fila per lo scivolo, ed i bambini ci guardano in modo strano, chi invece sorridenti.
 Gli adulti ci urlano "scendete, fate posto ad i piú piccoli, siete ormai grandi" ma noi c'è ne freghiamo.
E continuiamo a scivolare e fare la fila.
Proprio come se fossimo ai primi tempi, tutto ciò che non abbiamo mai potuto fare.

<<Fede mi spingi?>> chiedo mentre corro per andare sull'altalena.

<<Tutto ciò che vuoi baby>> afferma ridendo.
E cosí mentre vengo spinta da lui, il vento mi arriva diritto in faccia, e penso, penso a quanto sia stato difficile per lui superare questa grande perdita, com'è stato difficile andare avanti sapendo di avere una famiglia e poi non averla piú.
Come avrei voluto stargli accanto mesi prima... Smettere di litigare ed invece no, abbiamo sempre finto di odiarci.

<<Piú forte>> urlo nel vento sorridendo, Fede mette in atto la mia richiesta e mi sembra di volare su nel cielo.
È cosí bella questa sensazione, mi sento libera, mi sento felice.

Facciamo il giro di tutte le altre giostre, facendo la fila per tutto, i genitori ormai scocciati continuano a dire "ma dai, siete dei ragazzi ormai" ma noi sorridiamo, sorridiamo alla vita.
 Prima di andarcene, Federico urla una frase.
 “Ognuno di noi è un bambino, dovete solo farlo uscire dal vostro cuore”
Frase abbastanza sensata, lui è un pazzo, ed io piú pazza di lui che lo appoggio.

Il Mio Sbaglio PreferitoWhere stories live. Discover now